Dal Politecnico di Zurigo sonora legnata ai kompagni ed al Consiglio federale

Se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre,  allora si potrebbe pensare che non è un caso se i risultati dell’ultimo studio “Sicurezza 2014”, realizzato dal Politecnico di Zurigo, sono stati divulgati solo nei giorni scorsi. Ossia solo dopo la votazione del 18  maggio. E non prima.
Questo perché lo studio in questione contiene alcuni elementi interessanti. Molto interessanti.
In primo luogo il tasso di gradimento, se così si può dire, dei cittadini elvetici nei confronti dell’Unione europea, che non è mai precipitato così  in basso. Solo il 17% degli interrogati è a favore dell’adesione al club degli eurofalliti. Una bella batosta per i nostrani euroturbo, a partire dalla $inistra. Il Partito $ocialista tra i suoi obiettivi politici mantiene l’adesione della Svizzera all’UE. Eppure solo poco più della metà dei cittadini che votano a $inistra sarebbero faveroveli all’adesione.

UE asfaltata
Dopo la Caporetto del salario minimo, davanti ad una simile indagine i kompagni dovrebbero dunque riflettere sulla loro rappresentatività, o piuttosto su quello che ne è rimasto. Ben poco, a giudicare dalle cifre. Visto che non stiamo parlando del sesso degli angeli, ma di una questione di primaria importanza per il futuro della nazione, qualcuno farebbe bene a preoccuparsi.
Tra questi qualcuno figura, oltre alla $inistra, anche il Consiglio federale; o per lo meno la sua maggioranza.
Con la patetica scusa che sarebbe cosa inevitabile, quando la realtà è ben diversa, i “ministri” continuano a procedere nella marcia di avvicinamento alla fallita Unione europea, da cui chi è dentro vorrebbe uscire. Avvicinamento che avviene contro la volontà popolare.
In un Paese dove solo 17% è favorevole all’adesione all’UE è semplicemente scandaloso che il presidente di turno della Confederazione, il PLR Burkhalter,  nella sua allocuzione di Capodanno dichiari che “dobbiamo aprirci all’UE”.
Delle due l’una: o i Consiglieri federali si rendono conto che i cittadini vogliono, per la Svizzera, autonomia e sovranità, e quindi cambiano radicalmente rotta, oppure, se non sono in grado di farlo, vanno tutti a casa, e lasciano il posto a rappresentanti che intendano dare seguito alla volontà popolare – e non aggirarla proditoriamente.
E’ dunque evidente che nessun passo di ulteriore avvicinamento all’UE può essere tollerato.

L’esercito “piace”
Legato al responso sull’UE è anche quello sull’esercito. L’80% degli intervistati lo difende, contro il 72% del 2013. Quindi il gradimento non solo non scende, ma sale. Non è strano: l’esercito di milizia va di pari passo con sovranità ed autonomia. Non è certo un caso che il P$ nel suo programma abbia sia l’adesione all’UE che l’abolizione del nostro esercito. La cosiddetta neutralità armata è una delle più forti specificità elvetiche, per questo è nel mirino di chi vuole spalancare le nostre frontiere, svendere la nostra sovranità, rottamare il paese e consegnarci ai burocrati di Bruxelles non eletti da nessuno.

Sogni infranti
Il sempre più forte sostegno popolare all’esercito dimostra chiaramente un cosa: il voto contrario all’acquisto dei Gripen non significa affatto che l’esercito di milizia ha perso il consenso popolare, e che quindi la via del suo smantellamento è quella più  naturale. Questa è la tesi che ha tentato di cavalcare la sempre più faziosa e $inistrorsa RSI nei commenti post votazione, facendo nuovamente strame dell’equidistanza imposta dal mandato di servizio pubblico. Peccato dunque che il risultato dell’indagine zurighese non sia stato divulgato prima del voto sui Gripen.  Le preconcette teorie disfattiste che la R$I ha tentato, in malafede, di sdoganare sarebbero state stroncate sul nascere. 
I kompagni della radiotelevisione di sedicente servizio pubblico ci provano sempre a far credere che il nostro esercito di milizia, così come le altre specificità svizzere che, per nostra fortuna, ci allontanano dagli eurofalliti, siano ormai al capolinea. Questo è, però, solo quello che vorrebbero loro. Le loro pie illusioni. La realtà è molto diversa. Come conferma, appunto, l’ultima indagine del politecnico di Zurigo. Prendere su e portare a casa.
Lorenzo Quadri