A dimostrazione di come procedono “bene” le trattative con la vicina ed ex amica Penisola, ecco le nuove esternazioni del premier Enrico Letta (che con tutta probabilità nel giro di un paio di mesi si troverà senza la scrivania). Dichiarazioni di certo non concilianti, bensì decisamente arroganti: «In Svizzera c’è un tesoro di soldi degli italiani che deve tornare nel nostro paese». Che non suona poi molto diversamente della famosa sparata dell’ormai disperso ex ministro delle finanze Tremonti sulla “Grotta di Alì Babà”.
Caro Letta, se i soldi degli italiani hanno lasciato il paese, e se gli italiani non si fidano a rimpatriarli, forse un qualche motivo c’è. Senza contare che, se i soldi sono dichiarati, stanno dove vogliono!
D’altra parte, se queste sono le premesse delle trattative che sarebbero in corso da anni ma senza alcun risultato soddisfacente per la Svizzera, mentre la ministra del 5% si è già premurata di calare le braghe ad oltranza, c’è da chiedersi a cosa serve trattare. Tanto più che la Svizzera rimane iscritta sulle black list italiane illegali: la sua cancellazione avrebbe dovuto essere premessa e gesto di apertura della controparte per potersi sedere ad un tavolo.
Enrico Letta, il cui futuro di premier è quanto mai incerto, dovrebbe conoscere un po’ la situazione per quel che riguarda il frontalierato. Visto che il Ticino dà da mangiare a centinaia di migliaia di italiani residenti in Italia (frontalieri, padroncini ed i loro familiari), forse è il caso di non tirare troppo la corda. Forse il premier Letta pensa, magari incoraggiato in questo dalla sciagurata politica (?) della ministra del 5%, che la Svizzera sia una specie di self service dove chiunque arriva, si prende tutto quello che gli pare ovviamente senza dare nulla.
Del quieto vivere del Consiglio federale, ottenuto a nostre spese, non ce ne potrebbe importare di meno. Non siamo disposti a perdere ulteriori posti di lavoro ed introiti fiscali dalla già zoppicante piazza finanziaria ticinese perché la ministra del 5% è disposta a qualsiasi capitolazione pur di firmare trattati (magari crede di essere famosa e di distribuire autografi). E’ ovvio che il prezzo di qualsiasi accordo con l’Italia lo pagherà il Ticino. Il quale già paga più che a sufficienza la contiguità con la Penisola in regime di deleteria libera circolazione delle persone.
Quanto al premier in scadenza Letta: cominci a riprendersi i padroncini e almeno 30mila frontalieri in esubero, poi ne riparliamo…
Lorenzo Quadri