L’iniziativa è perfetta? No. Si potrebbe fare meglio? Sì. Ma questo non è un buon motivo per non fare nulla! E il “nulla” è proprio ciò che non ci possiamo permettere, visto il continuo degrado del mercato del lavoro ticinese provocato dalla devastante libera circolazione delle persone
Il 14 giugno, tra i vari temi in votazione (4 federali e 2 cantonali) saremo chiamati ad esprimerci anche sull’iniziativa popolare Salviamo il lavoro in Ticino. L’iniziativa, lanciata dai Verdi ticinesi, è stata accolta dal Gran Consiglio con 38 voti favorevoli, 27 contrari e 4 astensioni. Tra i favorevoli, i deputati della Lega dei Ticinesi.
L’iniziativa chiede che, dove un salario minimo non è garantito da un contratto collettivo di lavoro, esso sia stabilito dal Consiglio di Stato. Ma non uguale per tutti, bensì in modo differenziato secondo la mansione ed il settore economico. L’iniziativa non indica delle cifre. Il salario minimo inoltre non tocca gli ambiti che sono già coperti da un contratto collettivo con salario minimo obbligatorio.
Si tratta quindi di una proposta diversa da quella del P$$, bocciata in votazione popolare il 18 maggio 2014, che chiedeva di introdurre un salario minimo di 4000 Fr al mese (il più alto del mondo) uguale per tutti i settori e per tutta la Svizzera.
Mercato del lavoro a ramengo
A seguito della devastante libera circolazione delle persone, il mercato del lavoro ticinese è andato a ramengo. Se le persone in assistenza continuano ad aumentare, ed hanno da tempo superato la soglia record di 8500, un motivo c’è. E la soluzione non può di certo essere l’emigrazione suggerita dal direttore del DSS Beltraminelli.
Anche se c’è chi finge di non capire – oppure non capisce proprio …- l’invasione di frontalieri in settori dove non c’è alcun bisogno di importare manodopera dall’estero provoca soppiantamento e dumping salariale. I frontalieri vengono assunti perché sono pagati meno. E’ evidente che il difetto sta nel manico: bisogna impedire l’assunzione di frontalieri dove ci sono candidati residenti. Occorre quindi applicare il voto del 9 febbraio.
Questo però non vuol dire che nel frattempo va bene starsene con le mani in mano. Perché intanto frontalieri e padroncini continuano ad aumentare ed i Ticinesi di ogni età a rimanere senza prospettive professionali. E’ scandaloso che un paese, in nome della fregnaccia del “dobbiamo aprirci” lasci i suoi cittadini in assistenza e foraggi stranieri. Molti dei quali, per tutto ringraziamento, in Ticino non lasciano nemmeno un centesimo e sputano nel piatto dove mangiano.
Misure di diritto interno
Almeno una cosa giusta, il ministro dell’economia Schneider Ammann l’ha detta. Si può pensare una serie di misure di diritto interno, anche – se prese singolarmente – di portata modesta, che però nell’insieme sono in grado di migliorare la situazione occupazionale. Peccato che il Johann PLR la cosa giusta si sia limitato a dirla. Perché, quando si è trattato di cominciare a farla, come da copione è accaduto l’esatto contrario. Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, a qualche mese dall’incauta dichiarazione Schneider – Ammann ha congelato (che in politichese significa affossato) il pacchetto per il potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone. Un pacchetto al quale aveva lavorato anche il governo ticinese. E l’ha bloccato con una motivazione a dir poco grottesca: l’abbandono del tasso di cambio minimo euro-franco. E’ il massimo! L’abbandono del tasso minimo non ha fatto altro che peggiorare il soppiantamento dei residenti ed il dumping. Quindi sarebbe semmai stato un motivo per accelerare il potenzionamento delle misure accompagnatorie; non certo per affossarlo!
Un passo giusto
Tra queste misure di diritto interno c’è anche l’adozione dei salari minimi settoriali su cui voteremo tra due settimane. Sono la panacea? No. Sono blindate? No. La possibilità di aggirarle esiste. I sistemi sono noti e già praticati. Assunzione al 50% sulla carta e stipendio corrispondente, ma lavoro effettivo al 100%, tanto per dirne una. Si potrebbe fare meglio? Sì. E allora? Il meglio, dice qualcuno, è nemico del bene. Il fatto che si possa “fare meglio” non può essere una scusa per non fare nulla. Il “nulla” è proprio l’ultima cosa che ci possiamo permettere. Quindi, il prossimo 14 giugno, votiamo sì all’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino”. Un’iniziativa che non è “la soluzione”. Ma è un passo nella direzione giusta.
Lorenzo Quadri