USA, crimine d’odio razziale verso i bianchi: ma la stampa di regime insabbia

 

A Fresno in California lo scorso 18 aprile tale Kori Ali Mihammad, 39 anni, ha aperto il fuoco sulla folla, nei pressi di una chiesa cattolica, uccidendo tre persone. Malgrado prima dell’eccidio il killer abbia urlato “Allah Akbar”, gli inquirenti ritengono che non si tratti di terrorismo islamico, bensì di un crimine d’odio verso i bianchi (tutte le vittime erano bianche).

Ed infatti il modo in cui i media – a partire dalla nostra emittente di presunto servizio pubblico – hanno trattato la notizia è da manuale. “Per fortuna non si è trattato di un atto di terrorismo islamico, ma solo (!) di un crimine d’odio razziale verso i bianchi”. Questo il senso ed il tenore. Come se uccidere dei bianchi per odio razziale fosse una sciocchezzuola. Un irrilevante incidente di percorso.

A parti invertite…

Ma stiamo dando i numeri? Se le parti fossero state invertite, ossia se a Fresno fosse  stato un bianco ad aprire il fuoco sulla folla per odio razziale uccidendo tre neri, le reazioni sarebbero state assai diverse. Negli USA sarebbero andate in scena marce e manifestazioni di protesta organizzate dai moralisti a senso unico. Ovviamente condite con slogan contro lo spregevole populista Donald Trump, accusato di portare la responsabilità morale per le morti. Scontata la partecipazione di qualche carampana del cosiddetto star system. Come quella che, in nome della dignità della donna, prometteva sesso orale a chi avrebbe votato Hillary (tra l’altro, non ha neppure mantenuto la parola).

Dalle nostre parti

Anche alle nostre latitudini, non si sarebbe persa la ghiotta occasione per montare la panna. In prima fila ci sarebbe stata proprio la RSI. La quale non avrebbe di certo tenuto il basso profilo adottato per il pluriomicida nero di Fresno. Al contrario: si sarebbe lanciata con la massima goduria in una serie di approfondimenti e dibattiti sul razzismo, ovviamente – si fa “servizio pubblico” in Ticino, che diamine! – rapportati alla nostra realtà. Con l’evidente intento politico-partitico di dimostrare la solita tesi precostituita: ossia che in questo Cantone esiste un problema di razzismo. E i responsabili, va da sé, sono gli odiati leghisti. Qualche intellettualino con la morale a doppia velocità avrebbe magari rilanciato con contributi sui quotidiani e forse con qualche raccolta di firme (tanto per non farsi mancare nulla).

Visto che però a Fresno è stato un nero a freddare tre bianchi per odio razziale e non il contrario, ecco che la stampa di regime passa all’acqua bassa. Tace. Minimizza. Imbosca. “Per fortuna” non era terrorismo. Ecco tutto quello che riesce a dire.

Razzismo a senso unico

Per l’elite spalancatrice di frontiere, per la stampa di regime, per gli intellettualini rossi, il razzismo, proprio come la morale, deve necessariamente essere a senso unico. Può andare solo in una direzione: bianchi che discriminano neri; svizzeri che discriminano stranieri. Il contrario non è ammissibile. Nemmeno va considerato.

Il razzismo, secondo costoro, ha ragione di essere solo se può servire a colpire la solita parte politica. Se invece va nel senso esattamente opposto, parte l’insabbiamento.

Avete mai sentito uno dei tanti spalancantori di frontiere multikulti denunciare il razzismo degli stranieri nei confronti degli svizzeri? O il razzismo tra comunità straniere? Mai! Il razzismo serve solo come spauracchio per criminalizzare e ricattare moralmente chi si oppone alla sciagurata politica dell’immigrazione incontrollata.

Sempre più spesso i cittadini ticinesi vengono discriminati da annunci di lavoro esplicitamente rivolti a frontalieri. Dove sono gli avvocati che lanciano le raccolte di firme (?) per una denuncia?

Lorenzo Quadri