9 febbraio: come volevasi dimostrare, la raccolta di firme è in realtà un bidone
Ma guarda un po’, prosegue il teatrino sul referendum farlocco lanciato dal kompagno Nenad Stojanovic (patrizio di Gandria) contro il compromesso-ciofeca sul 9 febbraio. Come detto più volte, visto che il compromesso-ciofeca ha effetto zero, anche il referendum che chiede di cancellarlo ha effetto zero. La sua finalità non può dunque essere quella di applicare la volontà popolare, che chiede la limitazione dell’immigrazione. Perché a questo proposito il referendum non fa avanzare di un millimetro. Le mire devono dunque essere ben diverse. Del resto il promotore della raccolta firme è uno di quelli che si dilettano a tacciare di beceri populisti e razzisti gli oppositori della libera circolazione delle persone. Non pare inoltre di ricordare di aver visto il buon Stojanovic, dopo il 9 febbraio 2014, salire sulle barricate per chiedere il rispetto della volontà popolare. Più probabile che, al pari del Consigliere di Stato del suo partito, fosse anch’egli iscritto al partito del “bisogna rifare il voto”.
Organizzazione
Oltretutto il kompagno Stojanovic, come ex gran consigliere e soprattutto come politologo, dovrebbe avere una seppur vaga idea di come funzionano i diritti popolari (anche, se come sappiamo, il P$ è ferocemente contrario all’insegnamento della civica nelle scuole, meglio insegnare la masturbazione). Dovrebbe dunque sapere che un referendum nazionale per riuscire necessita di 50mila firme da raccogliere in 100 giorni. Per portare a buon fine questa operazione, occorre una macchina organizzativa mica da ridere. Ci vogliono raccoglitori numerosi ed efficienti, presenti su tutto il territorio nazionale, e bisogna pure pagarli. Con una manciata di volontari che va in piazza nei ritagli di tempo, la débâcle è annuncia in partenza.
Il vero scopo
E’ inconcepibile che il promotore queste cose non le sapesse. Perché allora il referendum l’ha lanciato lo stesso? A fare chiarezza ci pensano le ultime dichiarazioni dello stesso Stojanovic a proposito del flop del suo referendum farlocco: “Se nemmeno un percento degli aventi diritto di voto – i 50’000 di un referendum – utilizza questa possibilità, ciò rappresenta una implicita affermazione politica”. Voilà!
Ecco dunque confermato quel che il Mattino ha scritto fin da subito a proposito del referendum: è stato lanciato non certo per rovesciare, bensì per legittimare il compromesso-ciofeca che affossa il 9 febbraio.
Il ragionamento è semplice: si lancia il referendum avendo già la certezza matematica che farà flop per poter poi dire: “ecco, populisti e razzisti, avete visto? Alla popolazione le frontiere spalancate e l’invasione da sud vanno benissimo”. L’inganno è manifesto. Dunque, fa specie che il PPD abbia abboccato all’amo. Neo-presidente in fregola di visibilità mediatica e bramoso di smarcarsi? Del resto la nuova (?) linea del partito sembra proprio essere questa: mettersi in mostra con ogni pretesto per paura, in caso contrario, di sparire dai portali online – e dalle schede elettorali.
Lorenzo Quadri