Il Tribunale amministrativo federale conferma che non rischiano trattamenti disumani
E adesso ci aspettiamo che questa sentenza abbia conseguenze concrete sul fronte delle espulsioni
Ma guarda un po’! Il Tribunale amministrativo federale (TAF), quindi non proprio un gremio di beceri leghisti populisti e razzisti, in una recente sentenza ha stabilito che i rifugiati (finti rifugiati) eritrei, se respinti al proprio paese, non rischiano trattamenti disumani. Ohibò, per la serie “la scoperta dell’acqua calda”! Tanto più che parecchi di questi sedicenti profughi, come ben sappiamo, tornano al natìo paesello per le vacanze, perché “lì è più bello”. E, vale la pena ricordarlo, solo una parte di questi furbetti viene sgamata. Ovvero, quei furbetti che sono così poco furbi da partire in aereo da Zurigo. Basta che prendano il treno, si rechino in un paese a noi confinante e poi decollino da lì, che gli “Sherlock Holmes” della Confederella non si accorgono di niente! E visto che lo scandalo delle ferie in patria di persone che pretendono di farsi ospitare e mantenere nella Svizzera paese del Bengodi spacciandosi per “perseguitati” è emerso da un po’ di tempo, poco ma sicuro che tanti (tutti) hanno già capito come fare per restare impuniti. E che le vacanze abusive proseguono “come se niente fudesse”.
Aumento del 2282%
Visto che anche il Tribunale amministrativo federale ha certificato che gli eritrei sono dei finti rifugiati, la sentenza al proposito deve portare delle conseguenze concrete per quanto riguarda le espulsioni. Infatti, praticamente tutti gli asilanti eritrei che si trovano su suolo elvetico sono a carico dell’assistenza (il tasso è superiore all’80%). Inoltre nel corso di 8 anni, dal 2006 al 2014, il numero degli eritrei a carico dell’assistenza è cresciuto del 2282%. Non è un errore di stampa: l’aumento è stato proprio del duemiladuecentoottantadue per cento.
Da notare che spesso e volentieri i finti rifugiati in assistenza non ricevono solo i semplici mezzi di sussistenza. Anzi, in genere quella è la parte minore della spesa. Assai di più costano i vari servizi ed operatori sociali che spesso e volentieri vengono affiancati a costoro, ciò che fa lievitare il conto a livelli epici: e nümm a pagum.
Mistero impenetrabile
E’ forse il caso di ricordare che per il 2018 la Confederazione prevede di spendere la bella cifra di 2.4 miliardi di franchi per il caos asilo: praticamente il doppio di quanto si spendeva nel 2015. E che il costo totale dell’asilo (Confederazione più Cantoni più Comuni) rimane un impenetrabile segreto, altro che il Terzo Mistero di Fatima… Dagli ovattati uffici bernesi, alla richiesta di prendere in mano il pallottiere e di tirare le somme (si tratta di soldi pubblici) giunge il consueto ritornello del “sa po’ mia”. Che, in particolare in questo caso, puzza assai di bruciato.
Ampi margini di risparmio
A ciò si aggiunge un altro elemento: nei mesi scorsi il dipartimento Burkhaltèèèr ha annunciato che gli immigrati mandano all’estero ogni anno 17 miliardi di franchetti. Mancano però un paio di affermazioni aggiuntive fondamentali. Ad esempio: non si sa quanti di questi 17 miliardi provengano da reddito da lavoro, e quanti invece da aiuti sociali. Perché, sicuro come l’oro, una parte di questi soldi viene da lì. Se, come praticamente certo, danari delle cospicue prestazioni che il contribuente svizzerotto paga agli immigrati nello Stato sociale (venendo per tutto ringraziamento accusato di “razzismo”) vanno poi a finire al paesello dei beneficiari per mantenere il parentado, ciò significa che a questa voce ci sono ampi margini di risparmio.
Ma naturalmente quando si tratta di approfondire tale questione non proprio marginale, ecco che la burocrazia federale fa muro: sarebbe “troppo complicato”. Quindi si lasciano le cose come stanno. Eppure qui ci sono centinaia di milioni pubblici che ciurlano nel manico!
Le scuffie sono al completo
Come detto: la sentenza del Tribunale amministrativo federale a proposito del rimpatrio dei finti rifugiati eritrei dovrà, è ovvio, avere conseguenze concrete. Se è confermato dalla giustizia che essi non sono minacciati del paese d’origine, è evidente che devono tornarci. E che non bisogna farne entrare di nuovi. Ciò consentirà importanti risparmi. Tanto più che i migranti economici eritrei non sono integrabili, come dimostra il fatto che vanno tutti in assistenza.
Cominciamo ad averne piene le scuffie di sentire che per gli svizzeri in difficoltà (anziani e non solo) non ci sono soldi, mentre nel settore dell’asilo si spende a piene mai, senza mai chiedersi dove sia il limite; e guai a fare cip, perché la cricca del “devono entrare tutti” attiva la sua potente e collaudata macchina del fango.
Lorenzo Quadri