Il Tribunale amministrativo certifica che non corrono rischi al paese d’origine
Il Mago Otelma prevede che la ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, farà di tutto e di più per impedire le espulsioni. Intanto il buon KrankenCassis, invece di pretendere da Asmara la conclusione di accordi di riammissione, organizza conferenze autopromozionali e partecipa ad eventi mondani
Ma guarda un po’! A fine agosto dello scorso anno, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha stabilito che gli asilanti eritrei, se rinviati al loro paese, “non corrono il rischio di subire trattamenti disumani, specie se hanno adempiuto agli obblighi militari”. Quindi anche il TAF, non proprio un covo di beceri leghisti populisti e razzisti, certifica che gli eritrei sono dei finti rifugiati: giovanotti con lo smartphone che non scappano da nessuna guerra.
Certo non una scoperta sconvolgente. Come stavano le cose, lo aveva capito da un pezzo anche il Gigi di Viganello. Del resto gli eritrei sono quelli che tornano a trascorrere le ferie nel paese d’origine perché “lì è più bello”. Però gli svizzerotti fessi continuano ad accoglierli come profughi, cosa che non sono, e – ça va sans dire – a mantenerli con soldoni pubblici. Tanti soldoni. Risultato: nel nostro paese, nel giro di soli otto anni, il numero degli eritrei a carico dell’assistenza è aumentato del 2282%.
Scoperta dell’acqua calda
Malgrado i legulei del TAF non abbiano fatto altro che scoprire l’acqua calda, solo adesso la SEM, Segreteria di Stato della migrazione, sembra scendere dal pero (o almeno: fingere di farlo). Ed infatti ha comunicato a 3200 dei circa 9400 eritrei ammessi provvisoriamente in Svizzera che “sta rivedendo il loro statuto”. Lo sta rivedendo in vista di una possibile espulsione. Domandina facile-facile: perché solo di 3200? E gli altri 6200? Se, come certificato dal TAF, in Eritrea si può tranquillamente tornare, è evidente che vi va rinviata la totalità dei migranti economici, ovvero clandestini (anche se l’aggettivo è diventato tabù), in arrivo da quel paese.
Tüt a posct? Mah…
Tanto per cominciare, è evidente che gli spalancatori di frontiere si metteranno per traverso. Chiaro: per i $inistrati il business dell’asilo è troppo redditizio per farselo sabotare. Ed infatti i kompagnuzzi hanno già detto njet ai rimpatri.
Non si manda via nessuno! E’ becero razzismo!
Ma non è solo questione di ideologia del “devono entrare tutti”. Anche altri impedimenti ostacolano il rinvio a casa loro di finti rifugiati che non hanno titoli per restare in Svizzera a spese nostre. La NZZ ha infatti subito smorzato gli entusiasmi. Non ci saranno rinvii in massa, perché la Svizzera non ha alcun accordo di riammissione con l’Eritrea. La quale accetta solo rimpatri volontari. E questi rimpatri volontari, chissà come mai, si contano sulle dita di una mano. Naturalmente, malgrado l’Eritrea non sottoscriva accordi di riammissione (come svariati altri paesi da cui provengono finti rifugiati, del resto) gli svizzerotti fessi continuano a versarle fior di aiuti internazionali.
Fregati ancora una volta
E intanto, invece di pretendere la conclusione degli accordi di riammissione, il neo-ministro degli esteri liblab Ignazio KrankenCassis organizza le conferenze stampa con scatole e palle, e partecipa ad eventi mondani e/o autopromozionali: se l’ex partitone pensa di utilizzare il consigliere federale italo-svizzero a scopo di propaganda elettorale in Ticino, ha fatto male i conti.
Morale della favola: i doverosi rimpatri “in massa” ben difficilmente ci saranno. E’ stato accertato perfino dal TAF che gli eritrei sono dei finti rifugiati. Però ce li teniamo tutti qui. E li manteniamo. E ne accogliamo sempre di più. “Sa po’ fa nagott!”. Se questa non è una presa per i fondelli! E’ comunque evidente che la Lega farà quanto in suo potere affinché questi migranti clandestini vengano rimandati nel paese d’origine.
Lorenzo Quadri