La CEDU mette in pericolo la nostra sicurezza interna. Quindi va disdetta. Sveglia!

Nelle scorse settimane all’USI si è svolta una tavola rotonda (uella) sui diritti umani. Naturalmente a pontificare c’erano le solite ONG, spesso e volentieri complici dei passatori, e finanziate non si sa bene da chi (alcune di esse, come hanno scoperto a Bruxelles, anche da mazzette islamiste in arrivo dal Qatar).

I diritti umani sono ormai diventati il pretesto per imporre ai paesi occidentali leggi e giudici stranieri, con l’obiettivo di vietare a questi Stati di condurre una politica migratoria propria. Alla faccia della sovranità, dell’indipendenza e dei diritti popolari.

Un paese decide che i delinquenti stranieri vanno espulsi? Ecco che arriva qualche tamberla a blaterare che “sa po’ mia”, invocando i diritti umani. E’ anche il caso di ricordare che il demenziale patto ONU sulla migrazione (tuttora dormiente in qualche cassetto bernese; ma la casta sogna di riattivarlo) mira ad introdurre la libera circolazione delle persone a livello mondiale, e a trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano. Così gli stati europei saranno “costretti” a farsi invadere dall’Africa: in nome dei diritti umani, appunto. E tutti ci troveremo nella situazione del Belgio, dove interi quartieri sono in mano a marocchini non integrati, ma mantenuti dallo Stato sociale. Questi migranti odiano il paese che li foraggia, scatenano violenze (come avvenuto ai mondiali di calcio in occasione della partita Marocco-Belgio) e creano una società parallela, che se ne impipa delle leggi locali (per non parlare delle usanze e dei modi vita). Si parla, a tal proposito, di “grande sostituzione”: un concetto che non necessita di particolari spiegazioni.

Tra le più aberranti cappellate sdoganate in nome dei diritti dell’uomo c’è la presunta impossibilità di espellere dei terroristi islamici (“sa po’ mia!”) se questi si troverebbero in pericolo nel paese d’origine.

Grazie, multikulti!

Non lo scopriamo certo oggi. Il terrorismo islamico prende piede (anche) in Svizzera. Per questo possiamo ringraziare le fallimentari politiche migratorie della partitocrazia: frontiere spalancate, multikulti, sabotaggio delle espulsioni dei delinquenti stranieri. Poco prima di Natale è infatti stato celebrato il processo al terrorista turco, titolare anche del passaporto rosso (ma come: le naturalizzazioni facili di stranieri non integrati non erano tutta una balla della Lega populista e razzista? Ed invece si “scopre” che vengono naturalizzati anche i terroristi?) che nel settembre 2020 a Morges ha accoltellato un cittadino portoghese gridando “Allah Akbar”. La sentenza è arrivata nei giorni scorsi.

Finto rifugiato ma vero jihadista

Da manuale la vicenda che attualmente interessa il Canton Sciaffusa, su cui ha riferito la stampa svizzerotedesca (alle nostre latitudini invece… citus mutus).

Un cittadino irakeno, che “20 Minuten” indica come “Osama” (non è il suo vero nome) è arrivato in Svizzera nel 2011 in qualità di finto rifugiato. E naturalmente, invece di venire rimandato a casa sua, è rimasto qui. Mantenuto da noi.

Risultato: già nel 2014 la CIA comunicò ai servizi informativi della Confederella che si trattava di un pericoloso jihadista. L’uomo venne arrestato ed incarcerato come membro dell’Isis e anche per altri reati.  I giudici ritennero possibile, anche se non dimostrato, che stesse pianificando un attentato in Europa. Apperò! Ma guarda che bella gente che ci mettiamo in casa “grazie” alla politica del “devono entrare tutti”!

Come detto, “Osama” beneficiava di rendite pagate dal contribuente. Quindi diffondeva la Jihad finanziato con i nostri soldi. Grazie, immigrazionisti e buonisti-coglionisti!

Nel 2017, dopo la sua scarcerazione, nei confronti del migrante iracheno venne emessa una decisione di espulsione dalla Svizzera. “Naturalmente”, ma tu guarda i casi della vita, l’espulsione non c’è però stata. Perché? Proprio perché in patria l’uomo, in qualità di membro dell’Isis, rischierebbe la tortura; o addirittura la condanna a  morte. E a noi dovrebbe fregare qualcosa? Stiamo parlando di un terrorista islamico, non di un ladro di ciliegie!

E nümm a pagum!

Per non farsi mancare niente l’uomo – come detto rimasto in Svizzera a carico del contribuente – dal 2021 predica nella nuova moschea di Neuhausen (SH), aperta proprio quell’anno. Facile immaginare cosa predichi. E adesso sta al Canton Sciaffusa allestire un dossier per chiedere alla Confederella l’adozione delle misure preventive previste dalla nuova legge contro il terrorismo (approvata in votazione popolare nel giugno 2021) nei confronti del finto rifugiato ma vero jihadista. Quali misure in concreto verranno prese, non si sa. Arresti domiciliari? Sorveglianza?

L’espulsione, per il motivo di cui sopra, parrebbe impraticabile. E’ dunque facile prevedere come andrà a finire. Il solito sfigato contribuente dovrà:

  • Mantenere il jiahdista;
  • Pagare una barcata di soldi per assicurarne la sorveglianza continua!

Uscire dalla CEDU!

Questo sconcio accade perché, come indicato sopra, secondo la partitocrazia triciclata ($inistra in primis) espellere un terrorista (!) “sa po’ mia” se costui o costei si troverebbe in pericolo nel paese d’origine, ovvero a casa sua. La maggioranza del Consiglio nazionale l’ha confermato nei mesi scorsi. E “Osama” ricade appunto sotto questa casistica.

Già, ma cosa c’è all’origine del “sa po’ mia”? Risposta: la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU). Ah, ecco!  I casi “Osama” sono destinati a moltiplicarsi: non ci vuole il Mago Otelma per prevederlo. E allora la soluzione è semplice: Svizzera fuori dalla CEDU!  E’ evidente che non siamo d’accordo di mettere in pericolo la nostra sicurezza interna a causa di un accordo internazionale del piffero.

#swissexit

Lorenzo Quadri