Ennesima dimostrazione di deleterio buonismo da parte del Tribunale federale, il quale ha pensato bene di annullare la condanna all’ergastolo all’uomo che nel 2009 massacrò a colpi di manubrio la 16enne Lucie dopo averla attirata nel suo appartamento con la scusa di scattarle delle foto. L’assassino è recidivo poiché già nel 2003 aveva aggredito una giovane donna.
Giustamente, il criminale era stato condannato all’ergastolo poiché i giudici lo avevano ritenuto incurabile. Il Tribunale federale ha però annullato la sentenza con un’argomentazione da far rizzare i capelli in testa: l’uomo non è refrattario alle terapie.
Il fatto che uno non sia refrattario alle terapie ancora non vuol dire che tali terapie sortiranno un qualche effetto. E’ drammaticamente chiaro che a certi giuristi avulsi dalla realtà ma abituati a vivere di scartoffie e codicilli ed ideologia politikamente korretta un tanto al chilo, il caso di Adeline non ha insegnato nulla. La socioterapeuta è stata uccisa nei mesi scorsi dal suo paziente stupratore seriale, altro criminale recidivo che qualche “cima” ha pensato bene di curare con l’ippoterapia. E addirittura ha permesso che si recasse al maneggio assieme ad una donna sola. E’ il mondo che gira al contrario: un criminale pericoloso, invece di starsene chiuso in galera, viene mandato a fare uno sport da ricchi pagato con i soldi dei contribuenti.
Il morto c’è già scappato
Spesso si dice: “non impareranno finché non ci scappa il morto”. Qui siamo messi ancora peggio: il morto, o meglio la morta, ci è scappato (quello di Adeline non è peraltro l’unico caso) ma non hanno imparato comunque!
Questo sciagurato buonismo che mette in pericolo la vita di onesti cittadini per tutelare i presunti diritti di assassini irrecuperabili, è uno scandalo. Ora, sarà che il quadro legislativo gronda sciagurate ideologie politikamente korrette, ma questa deplorevole situazione, per la quale si sa chi ringraziare, non può diventare la foglia di fico dietro cui nascondere ogni sorta di vergogna. Ad applicare le leggi sono delle persone, dei giudici, i quali non sono dei distributori automatici di sentenze. Possono, anzi devono, utilizzare il proprio margine d’apprezzamento. E dovrebbero farlo con buonsenso. Il sentire popolare non va sistematicamente snobbato perché “non è chic”. Dietro a sentenze come quella dell’annullamento dell’ergastolo ad un assassino recidivo ci sono delle precise responsabilità di fronte al paese e di fronte alle vittime del criminale (o ai loro familiari).
Responsabilità che qualcuno si dovrà assumere. E’ ora di finirla di tutelare delinquenti efferati a scapito delle vittime – e del paese: quante opportunità si vuole dare a questi criminali? Quanti morti ci dovranno essere prima che qualcuno si convinca a cambiare registro? Si rende conto chi rimette in circolazione degli assassini che, se questi dovessero ancora colpire, non si può poi andare a dire alle vittime “scusate, ci siamo sbagliati, adesso per favore resuscitate”?
Rapine in casa e legittima difesa
In materia di tutela delle vittime di reati, c’è anche un altro tema fattosi drammaticamente attuale. Quello delle rapine in casa. Rapine ad opera di delinquenti, tutti stranieri (ma guarda un po’), che aggrediscono la gente nella propria abitazione, facendosi consegnare con la violenza oggetti di valore e soldi. Prima o poi anche alle nostre latitudini ci scapperà il morto. Il cittadino deve essere messo nella condizione di difendersi per cui, in queste situazioni, il suo diritto alla legittima difesa dell’aggredito deve essere illimitato. In altre parole, l’eccesso di legittima difesa non deve valere in questi casi. Questo è un tema di cui la Lega si farà promotrice a livello federale.
Lorenzo Quadri