E, mentre a pericolosi assassini psicopatici si continuano a concedere chance, il normale cittadino automobilista viene criminalizzato ad oltranza

Ci risiamo. Il Tribunale federale casca nuovamente in una dimostrazione di garantismo e di buonismo, annullando l’internamento a vita di un pericoloso criminale straniero (ivoriano) che nel 2010 aveva assassinato una prostituta.

A maggio di due anni fa il Tribunale regionale del Giura bernese-Seeland aveva ritenuto che il soggetto, definito “predatore sessuale”, presentava rischio di recidiva e per il presidente del tribunale, Maurice Paronitti, era “totalmente incurabile”. Da qui l’internamento a vita.

Da Losanna arriva però il contrordine compagni. Il Tribunale federale ha infatti ribadito che “può essere internato a vita solo colui che non può effettivamente essere sottoposto ad alcun trattamento nel corso della sua esistenza”. I giudici federali sottolineano che nessuno degli esperti ha finora affermato che il cittadino ivoriano è davvero “inaccessibile” a un trattamento.

Basta un dubbio?

Qui i conti non ci tornano e – curiosamente: chi dei due sta sbagliando? – ci troviamo in linea con quanto sostenuto da Matteo Caratti sul giornale di servizio del partito delle tasse (LaRegione). Non essendo la psichiatria una scienza esatta, non ci vuole una grande fantasia per immaginare che gli esperti non possano o non vogliano mettere nero su bianco che un soggetto sarà per sempre refrattario a qualsiasi trattamento.

E allora questa finestrella di dubbio basta a permettere ad un assassino psicopatico e pericoloso di tornare un domani in libertà, mettendo in pericolo la vita di persone innocenti? La risposta non può che essere una, ossia un no deciso. Questa remota ipotesi non può bastare a giustificare la messa in pericolo della vita di persone che non c’entrano nulla.

Il re è nudo

Queste sentenze, tra l’altro, dimostrano per l’ennesima volta che il re è nudo: la criminalizzazione politikamente korretta del cittadino che crea “situazioni di pericolo” è a senso unico. Grazie alle nuove bislacche regole stradali, infatti, chi tramite un eccesso di velocità crea una situazione di pericolo, senza alcuna conseguenza pratica, viene sanzionato come un rapinatore. E spesso si tratta di cittadini incensurati. Ma come: il cittadino incensurato viene mazzuolato ad oltranza per aver creato una situazione di pericolo che poi non si è tradotta in nulla di concreto, ma all’assassino psicopatico – la cui pericolosità è concretamente dimostrata – le istituzioni danno ulteriori chance perché forse magari chi lo sa potrebbe avere delle remote possibilità di recupero?

Intanto…

Oltre alla questione prioritaria che simili decisioni all’insegna del buonismo e del garantismo nei confronti di delinquenti pericolosi (mentre il comune cittadino automobilista viene criminalizzato in nome del politikamente korretto: perché andare in macchina costituisce, secondo gli autocertificati detentori della morale, un comportamento vizioso da sanzionare per principio) mettono in pericolo l’incolumità dei cittadini, si pongono poi anche interrogativi secondari. Oddìo secondari solo fino ad un certo punto.

Il fatto che gli esperti non dichiarano che il macellaio psicopatico non sarà per sempre inaccessibile ai trattamenti, cosa comporta all’atto pratico? Che partirà il festival delle terapie di recupero (?), destinate al fallimento, con fatture “alla Carlos” a carico del contribuente? E per quale motivo il contribuente dovrebbe pagare il conto del recupero di delinquenti irrecuperabili? Nel caso concreto, poi, la situazione è ancora più semplice: l’assassino ivoriano venga mandato a scontare l’ergastolo nelle prigioni della Costa d’Avorio, vedremo come i suoi connazionali si preoccuperanno di “recuperarlo”.

Basta con i “paramenti”

E’ ora che il Tribunale federale la pianti di tenere gli interessi di un feroce criminale straniero in considerazione maggiore di quelli della collettività elvetica: sia in materia di vite umane ma anche, più prosaicamente, di costi. Ed è ora che certi professoroni abbiano il coraggio di prendere delle decisioni trancianti invece di nascondersi dietro ad uregiaterie accademiche per pararsi il fondoschiena dal profilo scientifico, e chissenefrega dell’interesse pubblico.

Chi prende decisioni in favore di criminali pericolosi si  deve assumere la responsabilitĂ  se poi qualcosa va storto. Se l’assassino cui si è voluto dare l’ennesima chance in nome del garantismo e del buonismo colpirĂ  ancora, in galera ci dovranno andare i giudici e gli esperti che l’hanno permesso.

Lorenzo Quadri