Preferenza indigena: rottamazione completa della volontà popolare

Nessuna agevolazione alle aziende “virtuose” che assumono ticinesi

La partitocrazia del triciclo non ne vuole proprio sapere della preferenza indigena. In nessuna forma. Ed infatti in settimana in Gran Consiglio è riuscita a bocciare anche l’ultima delle iniziative parlamentari generiche presentate dalla sottocommissione parlamentare che avrebbe dovuto concretizzare “Prima i nostri”. Ossia gli sgravi alle società neocostituite che assumono almeno l’80% di residenti in Svizzera e dove almeno l’80% dei dipendenti percepisce un salario mensile di più di 4000 Fr per 13 mensilità.

Il ritornello è sempre lo stesso: “sa po’ mia!”.

Aziende virtuose

Quindi: dare la precedenza alle assunzioni di ticinesi in Ticino “sa po’ mia”, premiare le aziende virtuose che assumono ticinesi “sa po’ mia”! Ma è mai possibile, e soprattutto è credibile, che solo noi svizzerotti fessi non siamo mai in grado di difenderci dall’invasione da sud? Come mai altri – a partire proprio dal Belpaese! – il loro mercato del lavoro lo difendono eccome?

E’ chiaro che il problema non è che non si può. E’ che non si vuole. La storiella del “margine di manovra nullo” la sentiamo da anni. Ha stufato. Non se la beve più neanche il Gigi di Viganello. Semplicemente, la partitocrazia vuole le aperture scriteriate e se ne frega delle conseguenze deleterie che portano con sé. La partitocrazia si rifiuta di attuare la preferenza indigena perché agli odiati “populisti” non bisogna mai dare ragione!

La fetecchiata del “diritto superiore” viene usata come un corpo contundente per bastonare il popolazzo che vota sbagliato e sconfessa la casta spalancatrice di frontiere. E si tratta proprio di  fetecchiata, perché non c’è in Svizzera diritto superiore alla Costituzione federale. E questa la preferenza indigena la prevede eccome (“maledetto voto” del 9 febbraio).

 Costituzione nel water

La Costituzione contiene la preferenza indigena? Per la casta non è un problema. Getta nel water la Costituzione e blatera, tramite i suoi soldatini acculati al Tribunale federale, che gli accordi internazionali avrebbero la precedenza. Ovvio, quindi, che rifiuti istericamente l’ “iniziativa per l’autodeterminazione” (le prime avvisaglie di questa isteria si sono viste nei giorni scorsi con l’inizio del dibattito in Consiglio nazionale), ovvero l’iniziativa detta “contro i giudici stranieri” che vuole sancire il ritorno della priorità della nostra Costituzione sul diritto internazionale. Questa priorità era un fatto acquisito fino a pochi anni fa. Poi qualche leguleio del Tribunale federale, chissà come mai, ha deciso di cambiare la prassi.

Cosa deve ancora succedere?

La domanda a questo punto è una sola. Cosa deve ancora succedere, quanti njet e quanti sa po’ mia, quanti pesci in faccia bisogna ancora incassare prima che ci si renda conto che la libera circolazione è incompatibile con il futuro di questo paese? A proposito: firmate l’iniziativa contro la libera circolazione! Gli uccellini cinguettano che la raccolta di firme sta andando bene…

Il colmo è che la partitocrazia continua a prendere a pesci in faccia i cittadini e poi piagnucola perché la politica “perde di credibilità”. Chissà come mai, eh?

Lorenzo Quadri