Divieto di burqa a livello nazionale: come previsto, la partitocrazia non ne vuole sapere

E ti pareva! Il triciclo PLR-PPD-P$$ (euroturbo, multikulti, sovranofobo ed islamofilo) non ne vuole sapere del divieto di burqa. L’ampia maggioranza della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati propone infatti di respingere, per 8 voti contro 3, l’iniziativa popolare lanciata dal Comitato di Egerkingen, che chiede di proibire il velo integrale in tutta la Svizzera.

In sostanza si tratterebbe di estendere a livello nazionale il divieto che il popolo ticinese plebiscitò nel settembre 2012, accettando con il 65% dei voti l’iniziativa promossa dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli ed appoggiata (anche) dalla Lega.

Nefandezza anti-svizzera

La scelta di questi politicanti del triciclo di schierarsi a sostegno del burqa – e di tutto ciò che esso rappresenta – è l’ennesima nefandezza anti-svizzera e pure anti-occidentale, messa a segno in nome del multikulti. Ed è anche l’ennesima dimostrazione di debolezza. Il velo integrale è la negazione più plateale dei nostri valori e principi di convivenza: in casa nostra non ci si relazione con chicchessia con la faccia nascosta dietro uno strofinaccio nero. Chi vuole adottare simili modi di vita, non è al suo posto in Svizzera. Quindi, fa il piacere di tornare da dove è venuto.

Le sedicenti “femministe”

Burqa, Niqab e compagnia brutta sono il simbolo della  sottomissione della donna, e dell’incompatibilità dell’Islam con lo Stato di diritto occidentale. Eppure le prime a starnazzare contro il divieto di burqa sono proprio le sedicenti paladine dei diritti delle donne; quelle che in giugno giravano con i moccichini viola. Ma evidentemente, per queste kompagne, i sacri dogma del “devono entrare tutti” e del “tutti devono potersi fare i comodi propri in casa nostra, senza alcun obbligo di integrarsi” contano molto, ma molto di più della difesa delle donne!

Motivazioni ridicole

Le argomentazioni contro il divieto di burqa oscillano tra il ridicolo ed il patetico. Ad esempio, la storiella che la questione va  regolata a livello cantonale. Ohibò: quando si trattava di concedere la garanzia federale al divieto votato dal popolo ticinese, sotto le cupole bernesi i politikamente korretti blateravano che non aveva senso che ogni cantone decidesse a modo suo, e che la questione del divieto di dissimulazione del viso andava pertanto decisa a livello federale. Adesso, pur di dire SI’ al burqa e quindi SI’ all’estremismo islamico in casa nostra, i soldatini fanno il salto della quaglia e cambiano completamente versione: a decidere devono essere i cantoni. Ma lorsignori pensano che la gente sia scema?

Quanto al controprogetto del Consiglio federale, approvato dalla partitocrazia, è semplicemente un insulto all’intelligenza. Secondo i camerieri dell’UE, l’obbligo di mostrare il viso deve valere solo “se necessario nel momento in cui bisogna identificare qualcuno”. Ossignùr. Perché, c’è forse chi avrebbe la tolla di sostenere che si può tenere il niqab ad un controllo di polizia?

Politicanti terrorizzati

La decisione della larga maggioranza della Commissione delle istituzioni politiche degli Stati contro il divieto di burqa è allarmante. I politicanti del triciclo, imbesuiti dal fallimentare multikulti, non hanno nemmeno il coraggio di proibire il più manifesto simbolo dell’avanzata islamista in casa nostra. Un’avanzata il cui obiettivo – l’ha capito anche il Gigi di Viganello – è quello di sostituire le nostre regole democratiche con leggi coraniche.

Per cui, figuriamoci se questi pavidi politicanti, letteralmente terrorizzati dall’idea di essere accusati di “xenofobia” o di “islamofobia” (gli islamisti lo sanno perfettamente, e ci marciano) avranno mai il coraggio di prendere una qualsivoglia misura contro il dilagare dell’estremismo islamico in Svizzera. A partire dal provvedimento più ovvio ed urgente: ossia il divieto di finanziamenti esteri per le moschee. Ma quando mai!

Siamo proprio messi male…

Asfaltatura in vista?

Per fortuna, sul divieto di burqa l’ultima parola non l’avranno i soldatini della partitocrazia. L’avrà il popolo, trattandosi  di un’iniziativa popolare. Quanto scommettiamo che il triciclo verrà nuovamente ASFALTATO alle urne? Sarebbe però ora che queste ripetute asfaltature cominciassero ad avere le dovute conseguenze elettorali. A buon intenditor…

Lorenzo Quadri