Armi dei cittadini onesti: la calata di braghe davanti all’UE è ormai cosa fatta
Sul fronte delle armi detenute in Svizzera dai cittadini onesti, la partitocrazia PLR-PPD-P$$ cameriera dell’UE prepara l’ennesima calata di braghe davanti ai Diktat di Bruxelles.
Il tema è noto. Gli eurobalivi dicono di voler combattere il terrorismo islamico (evitando accuratamente, va da sé, di pronunciare quell’imbarazzante aggettivo: “islamico”). E allora cosa fanno? Propongono agli Stati membri di chiudere le frontiere? Appoggiano chi, come il premier ungherese recentemente riconfermato Viktor Orban, dice “basta” all’immigrazione musulmana? Varano misure affinché i jihadisti presenti in Europa vengano espulsi senza tante balle? Proibiscono i finanziamenti esteri alle moschee ed ai “centri culturali” musulmani? Mettono fuori legge i movimenti islamisti? Certo che no! Anzi, davanti a simili proposte, strillano isterici al razzismo e all’islamofobia. I balivi UE pretendono di combattere il terrorismo islamico disarmando i cittadini onesti. Roba da far ridere i polli, non fosse che Carnevale è passato da un pezzo. Il colmo è che gli stessi balivi, in virtù dei fallimentari accordi di Schengen (quelli che ci costano 200 milioni di Fr all’anno per obbligarci a NON controllare i nostri confini), pretendono di imporre le loro cappellate anche agli svizzerotti. Presso i quali si trova una serie di particolarità (il famoso modello svizzero) che tra gli Stati eurofalliti non esiste. Come l’arma al domicilio dei militi anche dopo il proscioglimento dall’esercito, il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato e la democrazia diretta.
Come la Corazzata Potëmkin
Le nuove direttive UE sulle armi sono, per citare la Corazzata Potëmkin di fantozziana memoria, una ca_ata pazzesta. Sono del tutto inutili nella lotta al terrorismo islamico. Inoltre sono ben lungi dall’essere elvetico-compatibili. Quindi, un consiglio federale degno di questo nome, avrebbe dovuto rimandarle al mittente accompagnate da una sonora pernacchia. E magari con la seguente postilla: “cari balivi, non comandate in casa nostra. Non siamo una vostra colonia. Le nostre leggi ce le facciamo noi”.
Ma quale “applicazione pragmatica”?
Invece, e come da copione, succede proprio il contrario. Davanti alle pretese in arrivo dall’UE, il Consiglio federale ha immediatamente abbassato le braghe ad altezza caviglia. La ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, si è sciacquata la bocca con la storiella dell’ “applicazione pragmatica” del Diktat disarmista di Bruxelles. La fregnaccia dell’ “applicazione pragmatica” è simile in tutto e per tutto a quella dell’applicazione “dinamica” del diritto comunitario. In realtà significa applicazione e basta. Cieca obbedienza. Risultato: Bruxelles comanda in casa nostra. Alla faccia delle nostre leggi, delle nostre tradizioni e della nostra volontà popolare. Sì, perché restrizioni al diritto svizzero delle armi sono già state respinte in votazione popolare nel 2011. Sommaruga ed i $inistrati (quelli che nel programma di partito hanno l’adesione all’UE) volevano disarmare gli svizzeri. Il popolo ha detto njet. E adesso, nella migliore (?) tradizione della gauche-caviar spalancatrice di frontiere, lor$ignori vogliono far rientrare dalla finestra ciò che i votanti hanno sbattuto fuori dalla porta. L’aiuto dei balivi di Bruxelles è, per costoro, una benedizione. Pensando di essere convincenti, i Giuda della democrazia aggiungono il sordido ricatto: “guardate che se diciamo di no alla direttiva disarmista, salta la partecipazione della Svizzera a Schengen”.E questa dovrebbe essere una minaccia? Uscire da Schengen, per noi, sarebbe una benedizione.
Come se non bastasse, il “ricattino” è frutto dell’ennesima balla di fra’ Luca. Non esiste alcuna “clausola ghigliottina”. La Svizzera sarebbe espulsa da Schengen (uhhh, che pagüüüraaaa!) solo se venisse avviata una procedura in tal senso. Non esiste alcun automatismo. Ma davvero qualcuno è disposto a credere che a Bruxelles ci sia qualcuno interessato a far uscire la Svizzera da Schengen, ciò che porterebbe al ripristino dei controlli sistematici sui nostri confini? Per credere ad una storiella del genere, bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli!
Partitocrazia, vergogna!
Decisamente vergognoso l’atteggiamento dei partiti sedicenti borghesi. Liblab ed uregiatti sono pronti a gettare nel water, senza alcuna remora, non solo il diritto svizzero delle armi, ma la nostra sovranità ed i nostri diritti popolari, blaterando che “bisogna salvare (?) gli accordi di Schengen”. Intanto Stati membri dell’UE, come la Repubblica Ceca, hanno già detto chiaro e tondo che loro delle direttive UE se ne fanno un baffo, e quindi non applicheranno le nuove regole disarmiste che penalizzano solo i cittadini onesti e non certo i terroristi islamici. Nessuno ha fatto un cip. E allora perché la Confederella, che non fa parte della DisUnione europa, dovrebbe (come al solito) calare le braghe? Proprio vero che al peggio non c’è mai fine.
Due fatti sono evidenti:
- Non c’è uno straccio di ragione oggettiva per cambiare il diritto svizzero delle armi togliendole ai cittadini onesti. Le attuali regole vanno benissimo. Non causano alcun problema (non siamo gli USA delle sparatorie nelle scuole) e sono state approvate dal popolo.
- Con la tattica del salame, una fetta alla volta, Berna si genuflette ad ogni pretesa di Bruxelles. Permette agli eurobalivi di dilagare in casa nostra. Contro la volontà popolare; del resto, l’élite spalancatrice di frontiere vuole ridurre gli svizzeri al silenzio. Questo trend pernicioso va assolutamente fermato.
Referendum
Visto che non ci vuole una grande fantasia per prevedere che la partitocrazia PLR-PPD-P$$, cameriera dell’UE, in parlamento approverà le boiate partorite dalla Simonetta&Co – ed infatti la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale ha già approvato l’entrata in materia sul messaggio governativo per la ripresa delle direttive europee sulle armi con 15 voti contro 9 – resta solo il referendum.
Lorenzo Quadri