Candidatura al Consiglio di sicurezza ONU: ai contrari appena 5 minuti di parola!
Niente di nuovo sotto il sole. Lunedì 28 febbraio i soldatini della partitocrazia in Consiglio nazionale, dopo un dibattito dal livello imbarazzante (roba da far arrossire Montecitorio), hanno approvato la “ripresa automatica” delle sanzioni UE contro la Russia, che era già stata decisa dal governicchio federale. Un passo che costituisce l’abbandono della neutralità svizzera, ed infatti i giornali del mondo intero hanno titolato: “la Svizzera rompe la storica neutralità”. Per tutto ringraziamento, negli USA politicanti e saltimbanchi televisivi si sono pure permessi di sfotterci.
Giovedì scorso è arrivata la seconda puntata: la partitocrazia in Consiglio nazionale ha respinto la mozione del gruppo parlamentare Udc (di cui fa parte anche la Lega) che chiedeva di ritirare la sciagurata candidatura elvetica al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
La candidatura in questione, presentata nel 2011, è un residuato bellico (tanto per restare in tema) dell’epoca di “Dimitri” Calmy-Rey. Di conseguenza, andava ritirata al più tardi con l’uscita di costei dal governicchio federale. Essa costituisce la pietra tombale sulla neutralità elvetica.
Categoria IV
L’ufficio presidenziale del Consiglio nazionale ha inserito il dibattito in categoria IV. Ciò significa che può intervenire, parlando per al massimo 5 minuti (!), l’autore della mozione (nel caso concreto, un rappresentante designato dal gruppo parlamentare Udc) e poi il consigliere federale di riferimento. Esiste, è vero, per gli altri deputati la possibilità di porre delle brevi domande all’uno o all’altro oratore; ma si tratta di un teatrino fine a sé stesso.
Martedì, quindi due giorni prima, la partitocrazia in Consiglio nazionale aveva respinto con 100 voti contrari, 73 favorevoli ed 11 astenuti la mozione d’ordine che chiedeva di inserire il dibattito sul ritiro della candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU in una categoria diversa, che permettesse una discussione più estesa.
Quindi: il 28 febbraio il parlatoio ha blaterato per mezzo pomeriggio a sostegno delle sanzioni alla Russia già decise dal governicchio federale; però si è rifiutato di discutere per più di un quarto d’ora sulla candidatura al Consiglio di sicurezza del bidONU (in concreto il dibattito è durato di più, ma solo a seguito dell’espediente delle domande), un tema altrettanto gravido di conseguenze.
Tanto per non farsi mancare niente, la presidenta Verde-anguria (che già il 28 febbraio, quando i politichetti cianciavano sulle sanzioni, si è permessa di uscirsene con considerazioni di parte e del tutto fuori posto) ha pure pensato bene di tagliare la parola all’oratore pro-ritiro della candidatura, reo di aver leggermente sforato il tempo d’intervento di 5 minuti. Chiaro: sui temi che non piacciono alla partitocrazia internazionalista – quella che si riempie ipocritamente la bocca con la “sovranità dell’Ucraina” però passa il tempo a rottamare la sovranità della Svizzera – non si deve nemmeno poter dibattere. La censura di stampo putiniano è già realtà.
Neutralità defunta
L’esito della votazione è noto: la mozione per il ritiro della candidatura è stata asfaltata dal triciclo con 125 voti contro 56 ed 8 astenuti. In particolare, il fu partitone ha dimostrato per l’ennesima volta di andare in tandem con la $inistra ro$$overde nella svendita della Svizzera e dei suoi principi fondanti, come appunto la neutralità. Il gruppo uregiatto è stato un po’ meno granitico. Del resto tra i soldatini della $inistra incadregati sotto le cupole federali abbondano i titolari di passaporti multipli. Cosa volete che gliene freghi, a politicanti che non si sentono nemmeno abbastanza svizzeri per rinunciare al passaporto d’origine e tenere solo quello rosso, dei valori fondanti del nostro Paese? Una cippa, è chiaro. Quei valori non sono i loro. Ed ecco i risultati. Un motivo in più per la Lega per continuare a battersi affinché solo chi ha unicamente la cittadinanza svizzera possa occupare cadreghe politiche. Almeno a livello federale.
Tra i deputati ticinesi, hanno votato per il ritiro della domanda d’adesione il leghista Lorenzo Quadri, l’Udc Piero Marchesi ed il Ppd Marco Romano. L’altro Ppd Fabio Regazzi si è astenuto. Hanno votato contro il ritiro Bruno Storni (PS), Greta Gysin (Verdi), ed i due Plr Alex Farinelli e Rocco Cattaneo. Ex partitone sempre a manina con la $inistra!
Scuse ridicole
Assolutamente ridicola la tesi sostenuta da Cassis secondo cui, dato che il popolo svizzero vent’anni fa ha approvato – tra l’altro a maggioranza risicata – l’adesione della Svizzera al bidONU, avrebbe di conseguenza benedetto anche l’ingresso nel Consiglio di sicurezza. Ma va là! C’è una bella differenza tra essere un semplice membro dell’ONU, assieme ad altri 192 paesi, e sedere nel gremio dove si decidono guerre e sanzioni.
Possono raccontarci tutte le fanfaluche che vogliono: è evidente che la partecipazione al Consiglio di sicurezza del BidONU è incompatibile con la neutralità. A meno che la Svizzera intenda astenersi da tutte le decisioni importanti. E allora cosa entra a fare? Senza contare che il seggio biennale cui aspira (?) la Confederella conta meno del due briscola. Neutralità rottamata per nulla! Ma avanti, continuate a votare per i soldatini della partitocrazia…
A questo punto si può solo sperare che la candidatura elvetica venga respinta. Pensate che smacco per i lecchini bernesi degli organismi internazionali!
#votalegaoiltriciclotifrega
#swissexit
Lorenzo Quadri
(riquadrato)
Il voto dei deputati ticinesi
Hanno votato Sì al ritiro della candidatura al Consiglio di sicurezza ONU:
Lorenzo Quadri (LEGA), Piero Marchesi (UDC), Marco Romano (PPD).
Hanno votato No al ritiro della candidatura:
Alex Farinelli (PLR), Rocco Cattaneo (PLR), Bruno Storni (PS), Greta Gysin (Verdi)
Si è astenuto:
Fabio Regazzi (PPD)