Cereghetti: “aumenti di premio a causa della pandemia sarebbero del tutto ingiustificati”

E ti pareva! Gli assicuratori malattia stanno già mettendo le mani in avanti annunciando aumenti consistenti dei premi 2021, a causa dello stramaledetto virus cinese. E’ vero che a prima vista la cosa parrebbe avere una logica: c’è una pandemia, quindi aumentano i costi sanitari e di riflesso i premi di cassa malati. Ma è poi davvero così?

In effetti, se da un lato c’è la pandemia, dall’altro la medicina “extra coronavirus” per due mesi è stata quasi ferma. Questo vale sia per lo stazionario che per l’ambulatoriale. Studi medici e reparti ospedalieri erano quasi vuoti. Gli ospedali hanno registrato dei deficit. Quindi in questo settore c’è stato indubbiamente un risparmio per le casse malati. I costi sanitari della pandemia hanno “bruciato” questo risparmio, oppure alla fine il bilancio economico va ancora a vantaggio degli assicuratori, e quindi parlare di aumenti di premio è inaccettabile?

“La contabilità dei primi sei mesi dell’anno 2020 – osserva Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS – è certamente a vantaggio delle casse malati. Ospedalizzazioni e visite mediche sono diminuite in modo importante. E non solo per quel che riguarda gli interventi elettivi. A livello mondiale, ed anche in Ticino, si è assistito – i motivi saranno da chiarire – ad una diminuzione di ictus ed infarti. I ricoveri in cure intense, che costano molto più della media, in Ticino sono stati tanti,ma i costi non hanno raggiunto quelli dell’attività ordinaria. Cosa accadrà nei secondi sei mesi dell’anno è difficile dire, ma certo non è pensabile recuperare tutte le prestazioni mediche non fornite nella prima metà dell’anno”.

C’è inoltre il tema delle riserve…

Certo, l’esubero di riserve delle assicurazioni malattia è enorme. Le riserve totali si aggirano sugli 8.3 miliardi di Fr. Il che significa oltre il doppio del necessario, pur utilizzando il sistema di calcolo, assai generoso, del Consiglio federale. Le casse malati hanno promesso di utilizzare queste riserve in esubero per pagare i costi generati dal Covid. Quindi l’equazione è semplice. Se i costi del coronavirus sono coperti dalle riserve, e quelli della medicina “ordinaria” si riducono rispetto alle previsioni degli stessi assicuratori malattia, è chiaro che un aumento dei premi sarebbe un controsenso.

A titolo preventivo, si punta su un maggiore utilizzo dei tamponi. Se però la fattura del tampone rimane a carico del paziente (tramite franchigia o partecipazione ai costi), chi non sta male non vorrà sottoporsi all’esame. E’ immaginabile che anche la copertura totale dei costi del tampone possa avvenire tramite le riserve in esubero delle casse malati?

Sono favorevole ad un maggiore utilizzo dei tamponi, ovviamente non a casaccio ma in modo scientifico. Oltre che per ridurre il numero dei malati, è un dato di fatto che più il virus circola più muta, ed è nel nostro interesse che muti il meno possibile, altrimenti quando sarà pronto il sospirato vaccino rischia di dimostrarsi inefficace perché nel frattempo il virus è cambiato. Tornando alla domanda: le riserve in esubero degli assicuratori malattia sono ampiamente sufficienti per coprire anche questa spesa senza andare ad incidere sui premi.

Non c’è il rischio di una riduzione eccessiva delle riserve?

Certamente no. Bisogna inoltre considerare che per tre anni consecutivi – nel 2001, 2002 e 2003 – per qualche strano motivo in praticamente tutti i Cantoni le riserve degli assicuratori malattia erano sotto il minimo legale. Ciononostante nessuno di loro è fallito o ha rischiato di fallire. Anche perché comunque le casse malati possono tener conto di eventuali deficit realizzati durante un anno nel calcolo dei premi dell’anno successivo.

Detto cinicamente, in prospettiva il fatto che in Ticino tante persone anziane e malate siano morte per il coronavirus rappresenta un guadagno per gli assicuratori malattia.

In termini economici  è chiaro che persone ultraottantenni ed affette da varie patologie generano costi sanitari importanti. A proposito dei decessi in Ticino, ritengo che il loro numero, troppo elevato, meriti un approfondimento scientifico. Nel nostro Cantone attualmente i morti su 100mila abitanti sono ben 97, contro una media svizzera di 15. Il gap è enorme. C’è l’argomento della vicinanza con la Lombardia, anche quello della popolazione più anziana (che però regge fino ad un certo punto: nei costi sanitari in periodi normali la differenza emerge sì, ma non in modo così marcato). Bastano a spiegare tutto? Ritengo che la questione debba venire chiarita.