Allarme estremismo islamico: qualcuno pensava che il Ticino fosse un’isola felice?

Ohibò, adesso si parla dell’imam di Viganello Samir Radouan Jelassi, al quale – come scritto la scorsa domenica su queste colonne – la SEM, Segreteria di Stato per la migrazione, ha  bloccato la richiesta di cittadinanza svizzera. Questo per sospetti legami con il terrorismo islamico e perché l’imam costituirebbe, sempre secondo la SEM ed i servizi d’intelligence, “una compromissione duratura della sicurezza interna ed esterna della Svizzera”.

Alcuni punti salienti

Su questa allarmante vicenda, che per ovvi motivi ci tocca da vicino, è il caso di citare alcuni punti salienti. Così da mettere il campanile, o piuttosto il minareto, al centro del villaggio.

  • Qualcuno magari pensava che in Ticino non ci fossero estremisti islamici perché – come pappagallano i $inistrati multikulti – i musulmani presenti dalle nostre parti sono tutti brava gente, e chi osa sollevare obiezioni viene immediatamente denigrato come becero razzista islamofobo? Sveglia! La Svizzera non è un’isola felice all’interno dell’Europa (lo dimostra la recente maxioperazione che ha portato al fermo di 11 persone) e il Ticino non è un’isola felice all’interno della Svizzera. Del resto, la partitocrazia ha spalancato le frontiere: questi sono i risultati.
  • Se la scorsa settimana non ci fossero stati l’articolo di Libero, quello del Mattino, e l’interrogazione della Lega (Pulino/Bignasca/ Bianchetti) in Consiglio comunale di Lugano, del caso Jelassi i cittadini non avrebbero mai saputo nulla.
  • I media di regime hanno snobbato clamorosamente sia l’articolo di Libero che – ça va sans dire – quello dell’odiato Mattino; però domenica sono corsi tutti scodinzolanti alla conferenza stampa indetta dall’imam e dal suo avvocato Paolo Bernasconi. Eccola qua, la stampa “libera ed indipendente” di questo sfigatissimo Cantone! Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
  • Se invece dell’imam amico del P$ ed assistito dall’avvocato ospite fisso negli studi di Comano ci fosse stato un leghista, altro che embargo, altro che silenzio stampa: il malcapitato si sarebbe trovato pitturato in prima pagina con nome, cognome, fotografia e numero di scarpe.
  • Nel 2017 il Guastafeste Giorgio Ghiringhelli segnalò pubblicamente questo fatto: la Lega dei Musulmani in Ticino, di cui l’imam Jelassi è la guida spirituale, aveva pubblicato sulla propria pagina facebook il video di un predicatore estremista che annunciava il predominio dell’islam sul mondo ed esprimeva concetti antisemiti. Il video è rimasto a lungo sulla pagina fb. Ed il presidente della Lega dei Musulmani in Ticino, tale Slaheddine Gasmi, non solo difendeva l’indifendibile, ma pure sfotteva: “se in quel video ci fosse qualcosa di strano, il Ministero pubblico ci avrebbe già arrestati”.
  • Risulta che, a margine dell’inchiesta del radicalizzatore che lavorava per la società Argo1, anche la moschea dell’imam Jelassi fu oggetto di verifiche da parte della polizia federale e cantonale.
  • Già nel 2005, un lunghissimo articolo pubblicato dal Wall Street Journal metteva in relazione Lugano con la diffusione dell’estremismo islamico in Europa.
  • Lunedì sera, al TG R$I delle 20, è stato detto che i radicalizzati transitati dalla moschea di Viganello sarebbero stati una decina. Si tratta di un numero importante per la piccola comunità musulmana ticinese! Ed ovviamente si tratta solo dei casi noti.
  • Sempre lunedì, il Gruppo della Lega in Gran Consiglio, primo firmatario Stefano Tonini, ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato sul caso dell’imam Jelassi. Tra le questioni sollevate, quella della sua collaborazione col ro$$o DECS nell’ambito del curricolo di studi sulle religioni.
  • E’ ovvio che il tema sarà oggetto anche di un’interrogazione al Consiglio federale da parte di chi scrive (per presentarla bisogna attendere l’insediamento del nuovo parlamento, che si terrà il 2 dicembre).
  • Il Legislativo di Lugano ha concesso l’attinenza comunale a Jelassi nella seduta del 28 gennaio 2016. Indovinate un po’ chi era il relatore del rapporto favorevole alla naturalizzazione? Era, ma guarda un po’, il presidente della sezione cittadina del P$ Raoul Ghisletta.

La linea difensiva

Come da copione, l’imam ed il suo avvocato Paolo Bernasconi (il distributore notturno di finti giornali di insulti contro i leghisti; l’animatore del gruppuscolo di moralisti a senso unico BrutTicino, ormai scomparso nelle nebbie), dopo le rivelazioni di Libero e del Mattino sono corsi a gridare all’islamofobia. Il trucchetto non funziona. Anche il resto della linea difensiva dell’imam di Viganello, ovvero sostenere di essere vittima di una vendetta (?) dei servizi informativi e della Segreteria di Stato della migrazione, appare scarsina. Perché mai l’amministrazione federale dovrebbe nutrire sete di vendetta nei confronti dell’imam? Stiamo parlando dello Stato svizzero, mica del vicino di casa con cui hai litigato per il turno della lavatrice!
Decisamente più adeguato sarebbe semmai dimostrare concretamente che gli addebiti mossi a Jelassi (intrattenere legami con il terrorismo islamico; costituire un pericolo per la sicurezza della Svizzera; non essere cooperativo; eludere le domande sui finanziamenti della “sua” moschea; eccetera) sono fasulli.
Inoltre, perché mai l’imam ed il suo avvocato hanno voluto ad ogni costo, a suon di reiterati ricorsi, mettere il bavaglio alla decisione della Corte dei reclami penali, affinché fosse proibito divulgarne i contenuti? Se sono tutte balle calunniose dettate da sete di vendetta dell’amministrazione federale, non sarebbe stato meglio essere trasparenti fin da subito?

Fatto sta che la patata è non solo bollente, è incandescente. Nessun livello istituzionale (Comune, Cantone, Confederazione) può chiamarsi fuori!

Lorenzo Quadri