Da una settimana, ossia dallo scorso 1° maggio, sono cadute importanti limitazioni alla libera circolazione delle persone tra la Svizzera ed 8 “nuovi” Stati membri UE, ossia Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovenia e Slovacchia.
Sono quindi da attendersi importanti (eufemismo) flussi migratori in direzione del nostro Paese. Anche e soprattutto in considerazione del fatto che i tassi di disoccupazione in alcuni tra i citati “paradisi” europei navigano sopra il 15%. Secondo le statistiche ufficiali. Che sono taroccate anche Svizzera. Nel senso che indicano un numero di senza lavoro nettamente inferiore a quello reale. Per cui figuriamoci in Polonia o in Ungheria.
Crescita… di cosa?
Pare quindi ovvio che, davanti ad un pericolo non solo annunciato, ma addirittura scontato, si debbano prendere dei provvedimenti incisivi. Invece, un piffero. Serge Gaillard, il direttore della SECO, ossia l’infausta Segreteria di Stato dell’Economia – per intenderci quella che snobba le inchieste della Camera di commercio ticinese sui problemi delle aziende nei rapporti con l’Italia causa black list tremontiane – se ne esce serafico con la seguente “perla”: «l’immigrazione è sinonimo di crescita: se la Svizzera vuole crescere, deve accettare l’immigrazione». A questo punto noi ci chiediamo se al poco “gagliardo” Serge non siano partiti tutti i neuroni (qualcuno parlerebbe di criceti in sciopero nella scatola cranica).
Oh, certo: l’immigrazione è davvero sinonimo di crescita. Infatti, con questa immigrazione, che porta via il lavoro agli svizzeri e genera scandalosi fenomeni di dumping salariale, “cresce” il numero dei disoccupati svizzeri, “cresce” il numero dei poveri e “cresce” anche il numero delle persone con passaporto rosso che finiscono in assistenza o in invalidità (l’invalidità per motivi psichici è diventata, e non certo da oggi, l’alternativa all’assistenza per i disoccupati di lunga durata). Non solo. La “crescita” portata dalla devastante libera circolazione delle persone estesa sempre più ad est, si manifesta non solo nel campo economico, ma pure in quello sociale. “Cresce” infatti il numero dei furbi targati UE che si mettono a carico delle nostre assicurazioni sociali e della disoccupazione, senza peraltro aver mai versato un copeco nelle rispettive casse. Conseguenza: per risparmiare a Berna tagliano le assicurazioni sociali, e ad andarci di mezzo sono gli Svizzeri.
Ecco qual è la “crescita” che si prospetta, altro che le fanfaluche di Gaillard, lacché del Consiglio federale!
L’unica consolazione
In questo scenario desolante l’unica consolazione, pur misera, è del genere Schadensfreude (che, pur essendone sinonimo, suona più elegante di “gioire delle sfighe altrui”).
Ovvero: la nuova migrazione dall’Est europeo, dove in moltissimi bene o male si arrangiano con il tedesco, interesserà in misura massiccia anche la Svizzera tedesca. La potranno quindi toccare con mano gli “amici” d’Oltregottardo. Quelli che hanno sempre votato Bilaterali e libere circolazioni, visto che tanto finora a subirne la maggioranza dei disagi erano i cinkali ticinesi (la cui svizzeritudine, secondo gli “amici” d’Oltralpe, è ancora tutta da dimostrare) ed eventualmente gli strepenati romandi, che comunque sono sempre stati internazionalisti per cui cos’hanno da lamentarsi?
Magari al di là dal Gottardo “grazie” alla nuova, deleteria apertura, qualcuno aprirà gli occhi.
Per aprirli a Serge Gaillard, invece, bisognerà licenziarlo e sostituirlo con un economista polacco o lituano. O magari, ancora meglio, con un’economista lettone “bona”.
Così magari anche il Serge si renderà conto di quale “crescita” ci porti questa immigrazione, frutto di una politica deleteria di servilismo compulsivo ed autolesionista nei confronti degli eurobalivi di Bruxelles.
Lorenzo Quadri