I cittadini elvetici sono stufi di farsi spremere per mantenere immigrati: fino a quando si pensa di poter continuare con questo andazzo?
Per la serie, dopo averne mangiate 15 fette si accorge che era polenta, il Consiglio federale ha deciso di dare un mini-giro di vite ai cittadini UE, titolari di un permesso B, che sono in Svizzera a carico del contribuente.
La notizia, una decina di giorni fa, è stata data con titoli cubitali: neanche si trattasse di chissà quale rivoluzione copernicana. Invece, sarebbe stato uno scandalo se un intervento non ci fosse stato. Ovvero, se il Consiglio federale avesse preteso di andare avanti come se “niente fudesse”. Dopo che gli stessi paesi UE hanno deciso di mettere – giustamente – freni all’immigrazione sociale (vedi la Germania e vedi il Belgio) e dopo la votazione del 9 febbraio. E sia chiaro che non abbiamo intenzione di attendere 3 anni per vedere questo voto concretizzato.
Portata micro
Gli accordi di libera circolazione peraltro autorizzano a non versare l’assistenza sociale ai cittadini UE che si trovano in un altro Stato in cerca di impiego.
A fare notizia non può dunque certo essere il mini-giro di vite sull’assistenza. La notizia è semmai quella della sua scarsa portata. Quello proposto è, in effetti, un vero compromesso svizzero, ridotto ai minimi termini. Obiettivo: da un lato dare un contentino ai cittadini (che cominciano a spazientirsi) dopo il 9 febbraio; dall’altro non scontentare i padroni di Bruxelles. Di fatto un’uregiatada. Ma i problemi di spesa sociale generati dalla devastante libera circolazione delle persone non si risolvono con le uregiatade.
13 miliardi di spesa sociale
Non nascondiamoci dietro ad un dito: se la spesa sociale in Svizzera è di 13 miliardi, ed aumenta di anno in anno di percentuali a due cifre, è inutile che ci si venga a raccontare che l’immigrazione non c’entra. O, peggio ancora, che ci si riempia la bocca con la storiella dell’”immigrazione uguale ricchezza”, patetica fregnaccia con cui qualcuno si illudeva di infinocchiare i cittadini prima del 9 febbraio.
E’ chiaro che il contribuente svizzero in generale e ticinese in particolare – che magari ha commesso il capitale errore di darsi da fare, di risparmiare qualcosa e addirittura di comprarsi con sacrificio la propria casetta o appartamento, venendo di conseguenza spremuto come un limone – ne ha piene le tasche di farsi tartassare per mantenere immigrati. E tutto perché il Consiglio federale più debole della storia “deve” obbedire a Bruxelles e agli spalancatori di frontiere.
Insomma: il mini-giro di vite proposto dal Consiglio federale – contro il quale, e al proposito non ci sono grandi dubbi, la $inistra non mancherà di lanciare le proprie isteriche invettive – è certamente un passo nella direzione giusta. Ma si tratta proprio di un passettino. Non basta.
Animi esacerbati
O effettivamente si interviene in modo concreto e deciso per bloccare l’immigrazione nello Stato sociale, oppure gli animi dei bistrattati cittadini elvetici si esacerberanno sempre più. Oggi il contribuente elvetico è costretto a mantenere approfittatori stranieri a go-go, è discriminato nei confronti dei migranti, e, se appena osa alzare la testa, viene criminalizzato come razzista e xenofobo. Fino a quando si pensa di poter andare avanti con un simile andazzo?
Il primo passo da compiere è molto semplice. Il permesso B viene rilasciato ai lavoratori stranieri. Chi è in assistenza non è un lavoratore e dunque il permesso B va revocato immediatamente. E senza possibilità di tirarla per le lunghe con ricorsi fino al Tribunale federale pagati dal contribuente. Il titolare di un permesso B non deve dunque avere accesso a prestazioni assistenziali. Se non ha lavorato in Svizzera un numero di mesi consecutivi sufficienti ad aprire un termine quadro non deve nemmeno ricevere la disoccupazione. Allo straniero che chiede un permesso B ma, pur avendo un’occupazione, non è in grado di mantenersi senza aiuti statali, il permesso non va rilasciato. Il richiedente, infatti, pesa comunque sulle spalle della collettività.
Ticino inquietante
Al proposito è inquietante è che in Ticino ci siano circa 300 casi di permessi B in assistenza. Chi ha un permesso B non deve poter beneficiare dell’assistenza. Questi casi dovrebbero dunque essere zero. Se invece sono 300, è perché nel nostro Cantone si è instaurata una prassi largheggiante, grazie ai vertici $inistrorsi del DSS. Una prassi che altrove non c’è. La voce si spande, e così diventiamo anche meta del turismo dello Stato sociale. Cambiare rotta è urgente!
Lorenzo Quadri