Eccesso di nuovi posti di lavoro in Svizzera? In Ticino no di sicuro; non per i ticinesi

Invece di controllare ed indirizzare gli arrivi, la casta vuole spalancare ancora di più le porte

Va bene che ormai Carnevale è alle porte; ma sentire raccontare – dallo studio effettuato da quella che viene definita una società specializzata – che “in Svizzera vengono creati troppi posti di lavoro” lascia davvero col naso in mezzo alla faccia. Evidentemente il Ticino non viene già più considerato Svizzera. In questo sfigatissimo Cantone di posti di lavoro ce ne saranno forse tanti. Ma per chi? Gli 80mila frontalieri parlano da sé.

Cifre farlocche

La “perplessità” per le sortite sulla presunta creazione di un numero eccessivo di posti di lavoro aumentano con la pubblicazione, appena un paio di giorno dopo, delle usuali statistiche della SECO (Segreteria di Stato per l’economia) annuncianti un aumento generalizzato della disoccupazione in Svizzera. Il fenomeno ovviamente riguarda anche il Ticino il quale – come sempre –  è uno dei Cantoni più toccati.

Evitiamo di citare le percentuali della SECO perché manifestamente farlocche. Come noto le sue statistiche riguardano unicamente gli iscritti agli URC, che però costituiscono solo una parte dei senza lavoro. Mancano le persone “scaricate” sull’assistenza o sull’AI, quelle che seguono una formazione, quelle che vivono dei loro risparmi, quelle che sono a finite carico di qualcun altro (ad esempio coniuge o genitori). Le ultime due categorie spariscono da tutte le statistiche: non figurano più in quelle della disoccupazione e non entrano in quelle di un’altra assicurazione sociale. Il numero dei senza lavoro iscritti agli URC diventa così un indicatore sempre meno significativo poiché ad iscriversi è solo chi riceve una rendita di disoccupazione. Chi esaurisce la rendita, rinuncia anche a rimanere iscritto.

Fallimento integrale

La teoria della Svizzera con troppi posti di lavoro (?) certifica inoltre il fallimento totale della libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia. Se dopo 20 anni di immigrazione scriteriata ancora c’è penuria di manodopera specializzata, vuol dire che gli immigrati sono:

  • O figure professionali di cui non c’era bisogno e che quindi sono andate a concorrenziare, leggi a sostituire, gli indigeni.
  • Oppure persone che non lavorano (immigrazione nello stato sociale).

Del resto non lo si scopre oggi. Già qualche anno fa uno studio zurighese – “curiosamente” imboscato dalla stampa di regime e dai politicanti triciclati – indicava che solo il 16% dei frontalieri presenti in Svizzera lavora in settori dove c’è effettivamente carenza di manodopera locale. Una percentuale assai modesta, quindi. E in Ticino è di certo ancora inferiore, dal momento che i permessi G sono esplosi nel terziario.

Tanto per non farsi mancare niente, partitocrazia, padronato e $indakati pretendono di ripristinare il telelavoro dei frontalieri, che va ad agevolare proprio quei frontalieri che soppiantano i residenti. E’ palese: sono gli impiegati con compiti amministrativi quelli che possono lavorare da casa. Certamente non gli operai edili. E nemmeno gli infermieri. In altre parole: le derive nocive vengono premiate con nuovi vantaggi, invece che contrastate. Il mondo che gira al contrario. E sappiamo chi ringraziare!

A proposito: l’accordo amichevole con il Belpaese sul telelavoro dei frontalieri è decaduto il 31 gennaio, quindi una dozzina di giorni fa. Qualcuno ha forse notato dei cambiamenti sul fronte del traffico in arrivo da Oltreramina? Le nostre strade erano infesciate prima del 1° febbraio e sono infesciate oggi. L’home office dei frontalieri non porta benefici viari tangibili, in barba alle fanfaluche che abbiamo sentito nelle ultime settimane; assesta però un’ulteriore mazzata all’occupazione dei ticinesi.

Tutto a rovescio

Intervistato di recente dalla NZZ, il prof.  Christoph Schaltegger dell’Università di Lucerna ha dichiarato che l’immigrazione “va indirizzata”. Giusto. Peccato che la partitocrazia faccia proprio il contrario. Per dirne una: i suoi soldatini incadregati nell’inutilissima Commissione di politica estera del Consiglio nazionale hanno chiesto l’avvio immediato di trattative con la fallita UE. Queste trattative non mirano però di sicuro ad indirizzare – ovvero a limitare – l’immigrazione, bensì a renderla ancora più scriteriata. Ricordiamo che gli eurobalivi pretendono dagli svizzerotti (tra le altre cose) l’applicazione della direttiva UE sulla cittadinanza. E prima o poi Berna farà quello che fa sempre, ovvero calerà le braghe ad altezza caviglia.

A livello cantonale la musica non cambia: in un recente dibattito radiofonico, il capogruppo P$ in Gran Consiglio ha lamentato che il Ticino perderebbe abitanti a causa della diminuzione dei permessi B. E perché, secondo l’illuminato parere del kompagno, arriverebbero meno permessi B? Perché il Cantone (il Dipartimento delle Istituzioni diretto dall’odiato leghista Gobbi) farebbe “terrorismo” (ö la Peppa!) minacciando i dimoranti di sanzioni e financo di ritiro del permesso, qualora costoro chiedessero aiuti sociali. E ci mancherebbe che non fosse così! Ma la $inistra insiste nel voler sostenere (con i soldi del solito sfigato contribuente) l’immigrazione nello Stato sociale, che è un fenomeno deleterio! Quale altro Paese permette a stranieri appena arrivati di attaccarsi alla mammella delle casse pubbliche?

Secondo i kompagni invece questo fenomeno va promosso, con l’unico scopo di far aumentare la popolazione. Come se ciò fosse un bene a prescindere. Ma sa po’?

Morale della favola

Due decenni di devastante libera circolazione delle persone non hanno risolto la “carenza” di manodopera specializzata in Svizzera che anzi, a dire degli esperti, si aggrava sempre più. Men che meno hanno risanato le casse dell’AVS, anch’esse messe sempre peggio. In compenso hanno generato disoccupazione, delinquenza, traffico, inquinamento, cementificazione, consumo di energia e di risorse naturali, costi infrastrutturali, abbassamento del livello scolastico (impennata degli allievi alloglotti), eccetera eccetera.  Ciò vuol dire che il sistema è sbagliato. Ma, invece di correggerlo, la casta lo vuole ulteriormente peggiorare! Avanti, andiamo a sbattere contro il muro!

Lorenzo Quadri