La morte di un giovane asilante strumentalizzata a scopo di politichetta dai soliti noti

Per sviare l’attenzione dal caos asilo, e soprattutto per sabotare i tentativi di contrastarlo, gli immigrazionisti non si fanno problemi a ricorrere al ricatto morale, e nemmeno a strumentalizzare i morti.

Di recente un giovane afghano ospite del centro asilanti di Cadrosi è infatti suicidato. Certamente si tratta di un evento tragico: ogni suicidio lo è. E ce ne sono purtroppo tanti. Solo che il suicidio del “Pinco Pallo” ticinese non fa notizia. Su quello di un richiedente l’asilo, invece, la stampa di $inistra monta la panna, ed il motivo è chiarissimo: la caccia al colpevole, che “evidentemente” può essere solo uno, ovvero la politica d’asilo svizzera. Che, in modo diretto o indiretto, viene accusata di essere “troppo restrittiva”; addirittura disumana. Cosa contraria ad ogni evidenza.

Il messaggio è chiaro: i migranti devono entrare e soprattutto devono restare tutti, altrimenti potrebbero suicidarsi. Pertanto, si mira a trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano, facendo leva sul ricatto morale e tentando di instillare sensi di colpa farlocchi tramite narrazione strumentale: la storiella, appunto, della politica d’asilo restrittiva e disumana.  Il fatto poi che tale narrazione comporti anche il rischio di emulazione, ossia di altri suicidi o atti di autolesionismo, non preoccupa minimamente gli immigrazionisti. Proprio il contrario: un ulteriore dramma darebbe più forza alla causa.

RealtĂ  alternative

Ovviamente quanto accaduto a Cadro fornisce anche il pretesto per dare ampio spazio e visibilità alle fanfaluche della solita avvocata “non patrizia di Corticiasca” su fantomatici soprusi e violenze che gli asilanti subirebbero nei centri. Un tentativo di diffondere “realtà alternative” che lascia di stucco per quanto è grossolano. La sterminata lista di reati commessi da richiedenti l’asilo parla da sé. E la situazione nei centri federali di Chiasso e di Balerna-Pasture (continue risse tra gli “ospiti” con interventi quotidiani di polizia, ambulanze e anche pompieri) è ormai nota a tutti.

La Croce Rossa, che gestisce il centro di Cadro teatro del suicidio del giovane afghano, dopo lungo silenzio ha preso posizione con un comunicato insolitamente esplicito, in cui parla di “narrazione contraria ai fatti e spesso interessata”, di “accanimento non rispettoso della memoria del giovane e neppure della famiglia” e di “strumentalizzazioni”. La Croce Rossa dichiara inoltre di “aver preso a carico il ragazzo rapidamente, con empatia e professionalità, cercando di sostenerlo in ogni modo, con l’attivazione di una rete medica, di una rete sociale e di una rete psicologica”. Sicché, gli aiuti ci sono eccome! E a questo punto ci piacerebbe anche sapere quanto ci costano!

La favoletta dei poveri asilanti che si suicidano perché bistrattatied abbandonati perfino dalla Croce Rossa (che di certo non è un covo di leghisti!) va vista per ciò che è: un tentativo, fatto sulla pelle di un 20enne morto, di convincere l’opinione pubblica che le maglie della politica d’asilo svizzera vanno allargate. Quando deve accadere l’esatto contrario.

Due pesi e due misure

Ribadiamo il concetto: il problema, grave ed urgente, è il caos asilo. Non certo inesistenti maltrattamenti nei centri asilanti.

Quanti ticinesi si sono tolti la vita dopo aver perso il lavoro a causa dell’invasione di frontalieri voluta dalla partitocrazia? Di sicuro ce ne sono. Però il loro gesto mica viene amplificato dalla stampa di regime. Viene semmai silenziato invocando, questa volta, il “rispetto”. E mai i media mainstream si sognerebbero di perorare la causa dell’abolizione della libera circolazione sostenendo che porta al suicidio. Anzi: se qualcuno lo facesse, strillerebbero alla bieca ed immorale strumentalizzazione.

E se una giovane donna si togliesse la vita dopo essere stata stuprata da un finto rifugiato, come si comporterebbe la casta immigrazionista? Pubblicherebbe paginate e paginate sul pericolo rappresentato dai migranti economici in arrivo da “altre culture”che non rispettano le donne? Oppure tenterebbe, in sprezzo del ridicolo, di dare la colpa alla società svizzera “che non saintegrare”? La risposta la conosciamo.

Fatti testardi

Per la stampa di regime, non tutti i suicidi sono uguali. Alcuni sono politicamente interessanti. Altri invece vanno censurati, sempre a scopo di politichetta.

I fatti però sono testardi e resistono alle montature. I punti fissi sono almeno due.

1) Il caos asilo è un’emergenza da combattere.
2) Che nessuno si sogni di inventarsi, con la scusa della morte del giovane afghano, ulteriori servizi di assistenza psicologica ai migranti (posti di lavoro pagati dal contribuente per gli amichetti ro$$i) o commissioni del piffero per verificare le condizioni nei centri asilanti. Commissioni il cui unico scopo è quello di dare l’impressione, con la loro stessa esistenza, che esita un problema là dove non c’è.

Nel settore dell’asilo occorre risparmiare, e parecchio. E stringere le viti.

Lorenzo Quadri