Per il Ticino è indispensabile uno statuto speciale che limiti l’invasione da sud

Ma nooo! Ma chi l’avrebbe mai detto! Dopo averne mangiate 50 fette, anche la SECO si accorge che era polenta.

Nel suo ultimo rapporto la Segreteria di Stato per l’economia (quella specializzata in statistiche farlocche sulla disoccupazione) rileva che in Svizzera a fine 2020 si contavano 343mila frontalieri, ovvero il doppio di 25 anni fa. L’impennata, è ovvio, c’è stata a partire dal 2004, quando è caduta la preferenza indigena e quindi la devastante libera circolazione delle persone è entrata in vigore senza più limiti.

L’invasione da sud ormai è di per sé una non-notizia. Tuttavia il rapporto della SECO, ripreso dai media nei giorni scorsi, contiene degli spunti interessanti.

Un terzo vs il 6.7%

Ad esempio: a livello nazionale, i frontalieri costituiscono il 6.7%delle persone occupate. In Ticino, però, i frontalieri sono quasi un terzo (il 29%) dei lavoratori totali. In questo sfigatissimo Cantone, come abbiamo già avuto modo di scrivere, i lavoratori svizzeri sono ormai una minoranza. La maggioranza è costituita da stranieri (frontalieri o residenti).

Il Ticino è anche il Cantone dove la percentuale di frontalieri sul totale degli occupati è più elevata. Infatti, è vero che a Ginevra i frontalieri in cifre assolute sono più dei 70′325 attivi da noi (da notare che 70’325 sono solo quelli dichiarati. Mancano, ovviamente, i frontalieri in nero). Tuttavia, costituiscono solo” il 24% dei lavoratori. Mentre a Basilea Città sono il 18% ed a Basilea Campagna il 14%.

La SECO rileva inoltre che quasi il 70% dei frontalieri, questo a livello nazionale, è impiegato nel settore dei servizi. Ohibò. Com’era già la fregnaccia dei frontalieri che fanno i lavori che gli svizzeri rifiutano?

In Ticino, come abbiamo avuto più volte modo di scrivere, detto fenomeno è plateale: i frontalieri del settore terziario sono quadruplicati dopo l’entrata in vigore della libera circolazione. Sono quadruplicati, è chiaro, a scapito dei ticinesi.

Più frontalieri che residenti

Nel rapporto 2020 della SECO si scopre pure che in Ticino in ben 9 comuni lavorano più frontalieri che residenti. Si tratta di Stabio (68,2% di frontalieri), Novazzano (63%), Grancia (59.5%), Mendrisio (56,7%), Cadempino (56,1%), Vico Morcote (54.6%), Tresa (54,1%), Balerna (53,9%) e Bioggio (53.4%).

In altri comuni – Bedano, Morbio Inferiore, Coldrerio, Mezzovico-Vira e Chiasso – la soglia del 50% è sfiorata. La situazione di Mendrisio è già stata oggetto di un’interrogazione leghista al Municipio.

Un unicum

Le cifre stesse della SECO (non della Lega populista e razzista) rendono evidente che la situazione ticinese è un unicum, non paragonabile a quella di altri Cantoni di frontiera. Essendo la situazione eccezionale, va anche affrontata con strumenti eccezionali. Ad esempio dei contingenti specifici.

Il principio della parità di trattamento vuole che si tratti allo stesso modo ciò che è uguale, ma in modo diverso ciò che è diverso. E la situazione ticinese è diversa da quella del resto Paese. Pertantoservono strumenti ad hoc. Ma naturalmente i camerieri dell’UE in Consiglio federale, a partire dal ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto, non ci sentono!

Il sindacato scende dal pero?

Per la serie “ma tu guarda i casi della vita, adesso anche il sindacato OCST si accorge che l’invasione da sud genera dumping salariale; ovvero una pressione al ribasso sugli stipendi dei ticinesi. Ed è per questo motivo, scrive il sindacato, che i salari in Ticino sono in media inferiori del 20% rispetto al resto del paese (mentre, aggiungiamo noi, una simile differenza non si ritrova di certo nei costi della vita).

Ma come: non erano tutte balle della Lega populista e razzista? Ma come: la libera circolazione delle persone non era una figata pazzesca?

E soprattutto: dov’erano il sindacato OCST ed il suo partito di riferimento, ovvero il PPD, quando si trattava di combattere la libera circolazione?

Verso l’ecatombe

Non dimentichiamo poi che siamo alle soglie della “più grave crisi economica del dopoguerra”, provocata dallo stramaledetto virus cinese. Il risultato sarà un’ecatombe di posti di lavoro. Non siamo ancora “entrati nel vivo”, ma già adesso si assiste all’ennesimo scandalo: in Ticino dall’inizio della pandemia sono spariti quasi 5000 impieghi, però i frontalieri continuano ad aumentare! Ciò significa che a venire licenziati sono i ticinesi. Eppure i soldatini della partitocrazia, già nei mesi scorsi, non trovavano di meglio che starnazzare ad una fantomatica urgenza di ripristinare integralmente la libera circolazione. Ma andate a Baggio a suonare l’organo!

Responsabili noti

Una cosa deve essere chiara. La situazione attuale è uno scempio. Uno scempio evidenziato perfino dalla SECO. La quale, ça va sans dire, presenta una versione abbellita della realtà: stiamo pur sempre parlando di un ufficio che dipende dal Consiglio federale. E quindi il suo obiettivo non è certo di sabotare la libera circolazione, bensì di promuoverla.

Per questo disastro ci sono dei precisi responsabili: il triciclo PLR-PPD-P$ più Verdi-anguria. Vale a dire, quelli che hanno imposto ai cittadini ticinesi l’invasione da sud, supportati dallasolita corte dei miracoli composta dalla stampa di regime, dagli intellettualini, da quegli esponenti del padronato avidi di manodopera estera a basso costo per massimizzare i propri profitti.

Statuto speciale

E’ evidente che la situazione attuale non è sostenibile. Non lo è più da un pezzo. Figuriamoci in tempo di crisi occupazionale. Il Ticino, nell’ambito della libera circolazione, deve beneficiare diuno statuto speciale.

Il che significa:

1) Contingenti per i frontalieri
2) Moratoria immediata sul rilascio di nuovi permessi G.

Sveglia!

Lorenzo Quadri