Aumentano sia le emissioni che la dipendenza dall’estero: rientrare subito nel nucleare!

In campo energetico, il flop delle politichette ideologiche Verdi-anguria è plateale. Lunedì scorso, 17 aprile, si è tenuta la cosiddetta “giornata dell’indipendenza energetica”. Già: l’indipendenza energetica della Confederella dura solo fino al 17 aprile. Dopo quella data, a coprire il fabbisogno del Paese sono fonti d’importazione. La Svizzera produce in proprio meno del 30% dell’energia che consuma. Ciò la colloca sul fondo della classifica europea.

E’ ovvio che dipendenza dall’estero significa ricattabilità.

A peggiorare la situazione della Svizzera c’è anche l’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia. Più abitanti significa maggior consumo; ed anche più inquinamento. Ma andiamo pure avanti con le frontiere spalancate! Così la giornata dell’indipendenza energetica dovrà essere anticipata al 17 gennaio!

Ricattati in ogni ambito

Davanti a fatti di questo tipo, ben si comprende come la decisione di uscire dal nucleare costituisca una cappellata di proporzioni epiche, dettata da motivi ideologici e promossa dall’allora direttora del DATEC, l’uregiatta Doris Leuthard. E’ vero che venne poi votata dal popolo: ma il popolo fu ingannato – non si sa se volontariamente o involontariamente – con informazioni farlocche.

Pensare di compensare l’atomo con l’energia solare o – peggio ancora – eolica, è una pia illusione.  Le ultime due fonti producono poco. E dipendono dalla meteo e dalla stagione. D’inverno si consuma più corrente; ma è proprio il periodo in cui il solare rende meno. La produzione idroelettrica, dal canto suo, non è incrementabile in modo radicale: provateci voi ad alzare una diga, o a costruirne una nuova. E’ ovvio che l’uscita dall’atomo si tradurrà in una ancora maggiore dipendenza dall’estero. La quale verrà sfruttata per ricattare gli svizzerotti in ogni ambito. Ad esempio, per pretendere la sottomissione istituzionale alla fallita UE in cambio di corrente (quindi: o sovranità, o elettricità). Oppure per indurre il governicchio federale più debole della storia a gettare nel water gli ultimi scampoli di neutralità; o – più in generale – a rottamare gli atout della piazza economica e finanziaria svizzera, a beneficio della concorrenza estera.

I $inistrati vogliono l’adesione all’UE. Rendere la Svizzera sempre più dipendente da Bruxelles per l’energia – starnazzando al “clima” ed alle emissioni da ridurre – rientra in questo disegno. 

Sempre più sporca

Sicché, a causa delle politichette ro$$overdi (immigrazione incontrollata, uscita dal nucleare, eccetera) la Confederella importa oltre il 70% del proprio fabbisogno energetico. Il “bello” è che questa energia importata diventa sempre più sporca. Ringraziamo i climatisti e la partitocrazia che li segue! 

In un recente articolo la NZZ rileva che, nel giro di due anni, le emissioni di CO2 generate dall’energia consumata in Svizzera sono aumentate del 50%. Questo malgrado la produzione indigena sia tra le più “verdi” d’ Europa. Come è possibile? Presto detto. La Germania, “grazie” all’Anghela Merkel, è uscita dal nucleare. A seguito della guerra in Ucraina, si è trovata con le forniture di gas falcidiate. E quindi una quota sempre più importante della corrente tedesca è prodotta con il carbone. Una realtà che però resta imboscata agli occhi del consumatore rossocrociato: i certificati di provenienza dell’elettricità che esce dalle nostre prese pitturano di verde anche ciò che verde non è.

Parchi naturali una cippa

Gli ambientalisti vorrebbero devastare la natura a suon di pannelli solari e pale eoliche. Nel contempo, altri ambientalisti (o forse addirittura gli stessi) strillano alla deturpazione del paesaggio. All’orizzonte spunta ora l’ennesima cappellata. La Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (SL-FP) protesta contro il proliferare degli impianti energetici: “Vasti paesaggi privi di infrastrutture stanno diventando sempre più rari nello spazio alpino”, denuncia. Ohibò, questi ambientalisti pretendono elettricità verde a tutto spiano – anche al posto della benzina, dal momento che vogliono solo veicoli elettrici – però rifiutano gli impianti per produrla! Un po’ come quelli che passano le giornate attaccati al telefonino ma guai a piazzargli un’antenna vicino a casa. E dunque, cosa si inventano gli scienziati della SL-FP? Costoro vorrebbero creare dei nuovi parchi nazionali. Naturalmente finanziati con soldi pubblici. Il solito sfigato contribuente dovrebbe dunque cacciare miliardi a palate per finanziare la svolta green ideologica, ed in aggiunta foraggiare nuovi parchi nazionali “compensatori” per rimediare ai danni paesaggistici provocati da pannelli solari e pale eoliche!  Qui qualcuno deve essere caduto dal seggiolone da piccolo.

Tutti i progetti di creare nuovi parchi nazionali sono giustamente stati asfaltati dalle urne: la popolazione coinvolta non ne vuole sapere di vedersi trasformare il territorio in una sorta di museo a cielo aperto dove non si può più fare un tubo. 

Fatto sta che la situazione è chiara. 1) La corrente per elettrificare l’intera mobilità, oltre che il riscaldamento, non l’abbiamo né mai l’avremo; men che meno quella “pulita”. 2) Senza le centrali nucleari possiamo tanto chiudere baracca.

Lorenzo Quadri