Profughi ucraini: la partitocrazia immigrazionista tenta di censurare le voci critiche
Continua senza sosta l’afflusso di profughi ucraini in Ticino. La situazione sul territorio si fa vieppiù confusa a causa del fenomeno che il Mattino denuncia ormai da settimane: ovvero la gestione “privata” dell’immigrazione ad opera di associazioni di ucraini residenti qui che vanno a prendere, rispettivamente fanno arrivare,i connazionali e li collocano in appartamenti privati secondo criteri propri. Risultato: il controllo sul territorio è andato a ramengo. Non si sa il numero reale degli sfollati presenti perché non tutti sono annunciati. Non si sa se le soluzioni abitative trovate siano sostenibili.
Basta caos
Questo sistema poteva andare bene nei primi giorni dell’emergenza. Certamente non a quasi due mesi dall’inizio della guerra. Quindi deve cessare. I profughi devono passare attraverso i canali ufficiali. Solo così possono essere registrati e distribuiti sul territorio con la doverosa equità.
Giovedì il governicchio cantonale ha preso una decisione che non è interamente condivisibile ma che ha aspetti interessanti. Chi, prima del 14 aprile, ha messo a disposizione gratuitamente un alloggio indipendente, a partire dal primo luglio si vedrà riconoscere un affitto dal Cantone, a condizione che intenda proseguire con la locazione. “Non verranno considerati – si legge nella nota governativa – gli appartamenti indipendenti che verranno occupati dopo il 15 aprile tramite iniziative private, come pure le soluzioni in alloggi condivisi in coabitazione con gli ospitanti (prima o dopo tale data)”.
Lo scopo di questa decisione è chiaro: scoraggiare le iniziative private “selvagge” e creare un forte incentivo ad utilizzare i canali pubblici. La scelta di non indennizzare le coabitazioni con gli ospitanti evidentemente vuole evitare che qualcuno si metta in casa dei profughi, magari senza nemmeno disporre degli spazi necessari, per fare cassetta.
Come il pesce
In realtà fin dall’inizio dell’emergenza è stato sempre trasmesso un messaggio chiaro: tanto di cappello a chi avrebbe offerto degli alloggi ai rifugiati, ma il gesto avrebbe dovuto essere puramente altruistico. Quindi nessuna remunerazione. Adesso è stata fatta una parziale retromarcia.
La gestione privata degli arrivi ha generato una situazione caoticae squilibrata sul territorio. Il Ticino ha più del doppio dei profughi che gli spetterebbero secondo le chiavi di riparto federali. Ed una volta che i rifugiati sono arrivati sul territorio di un comune, lì restano. E il comune in questione “se la gratta”. Leggiscolarizzazione, servizi sociali da attivare, eccetera. Se perfino la ro$$overde città di Zurigo si lamenta del “casino” (sic),figuriamoci gli altri.
Intanto sta succedendo quello che era facile prevedere. Sempre più cittadini che hanno deciso, magari senza grandi riflessioni, di prendersi in casa dei rifugiati, adesso, dopo varie settimane di convivenza, vorrebbero mandarli altrove. L’ospite, si sa, è come il pesce; e di giorni ne sono passati ben più di tre. Questi ospitanti si rivolgono all’ente pubblico chiedendo soluzioni che però non ci sono.
Nubi all’orizzonte
Diventa purtroppo sempre più chiaro che la guerra in Ucraina non finirà tanto presto. Nessuna delle parti coinvolte intende chiuderlarapidamente: né la Russia, né il governo ucraino, né la NATO. E’evidente che una permanenza di lunga durata (o peggio ancora definitiva) dei profughi sul nostro territorio genererebbe gaboleimmani, in periodo di crisi nera. Specie nel Ticino già devastato dalla libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia.
Solo per citare i problemi più ovvi:
Senza contare che in molti furbetti approfitteranno dell’emergenza per arrivare in Svizzera, meta quanto mai ambita da chi vuole immigrare nello stato sociale; magari dopo averci tentato in precedenza senza successo.
E’ il caso di ricordare che l’Ucraina, prima dell’invasione russa, non era il paradiso in Terra: grave recessione economica, corruzione, povertà, malavita, uso politico della magistratura, sono solo alcune delle magagne che affliggevano il paese.
Censura di regime
Quella appena descritta è la realtà. Però, secondo i politicanti della casta, dei problemi – presenti e futuri – non si deve parlare: è “cinismo”. Uhhh, che pagüüüraaa!
Ecco l’ennesimo tentativo di censura putiniana e di denigrazione nei confronti di chi osa evidenziare fatti sgraditi alla propagandaimmigrazionista.
Delle due l’una: o i soldatini della partitocrazia hanno le fettone di mortadella sugli occhi, oppure sono in malafede e pensano di prendere i cittadini per il lato B imboscando la polvere sotto il tappeto in nome del buonismo e del politikamente korretto.
Tre concetti
Gli svizzeri sono giustamente solidali. Solidali non vuole peròdire fessi. E trattare gli svizzeri da fessi è il modo più sicuro per farne cessare anzitempo l’ampia predisposizione all’accoglienza.
Ribadiamo tre semplici concetti:
Quali intenzioni?
Inoltre: “magari” chi arriva dall’Ucraina in Maserati, in Porsche, in Range Rover (come quella della Regina Elisabetta), in Bentley,eccetera (vedi foto in questo giornale) non ha poi così bisogno dei 500 rispettivamente 700 Fr al mese (per le coppie);dell’abbonamento generale per i trasporti pubblici; dei corsi di lingua; della copertura di cassa malati; eccetera eccetera; il tutto finanziato dal contribuente elvetico che tira la cinghia.
E a cosa servono, poi, i corsi di lingua a chi deve rimpatriare appena possibile?
O vuoi vedere che le persone effettivamente intenzionate a rientrare rapidamente in Ucraina sono assai meno di quelle che la partitocrazia e la stampa di regime vorrebbero farci credere, per promuovere l’accoglienza illimitata raccontando che “tanto sarà solo per poco tempo” e poi invece andrà a finire come con l’ex Yugoslavia?
Soprattutto dopo che i profughi meno agiati (certo non quelli in Maserati) avranno sperimentato il benessere che viene loro offerto in Svizzera, lo stimolo a tornare in un Paese distrutto, che non era messo benissimo nemmeno prima della guerra, rischia di non essere poi tanto forte. I parenti prossimi sono lì? Li si fa arrivare qui tramite ricongiungimenti familiari!
Lorenzo Quadri