I costi totali, inclusi quelli a carico di Cantoni e Comuni, restano un mistero 

Evidentemente non c’è, da parte delle autorità, una gran voglia di fare trasparenza tra i vari conti e travasi. Anche perché i contribuenti potrebbero legittimamente “inalberarsi” se conoscessero l’ammontare globale della pillola, senza dubbio spropositato (miliardi e miliardi di franchetti)

Uno dei misteri, non propriamente gaudiosi, della politica svizzera riguarda i costi dell’asilo. Questo perché non si riesce a mettere insieme la somma totale degli esborsi provocati ai vari livelli istituzionali: Confederazione, Cantone e Comuni. Non si riesce, ma nemmeno si vuole. Perché le autorità preposte non sentono, chissà come mai, un particolare bisogno di trasparenza a tal proposito. Certe informazioni, insomma, è meglio non divulgarle. Soprattutto adesso che il risanamento delle casse dell’AVS è al centro del dibattito – e dello scontro – politico. E naturalmente alla gente si chiede di fare dei sacrifici per garantire il futuro del primo pilastro. Ebbene questa stessa gente, se conoscesse il costo della largheggiante politica d’asilo svizzera, potrebbe anche “inalberarsi”. E pretendere che si faccia pulizia. Senza contare che nel caos asilo ci sono un sacco di enti ed associazioni, prevalentemente ro$$e, che ci tettano dentro. E che non hanno la benché minima intenzione di tagliare il ramo su cui sono sedute.

A livello federale

A livello federale si sa ad esempio che per il 2018 la Confederazione prevede di spendere 2,4 milardi di Fr per l’asilo. Ma questi non sono affatto i costi totali.  In effetti mancano i costi a carico di Cantoni e Comuni.  E arrivare ad un calcolo totale diventa una missione impossibile. Anche perché dopo un po’ i profughi, accertati come tale, spariscono dalle statistiche d’asilo. Ciò accade dopo cinque, rispettivamente sette anni (per i rifugiati riconosciuti, rispettivamente per le persone ammesse provvisoriamente).  Il che, sia detto per inciso, ancora non significa che queste persone siano davvero perseguitate e meritevoli del sostegno elvetico. Infatti anche gli eritrei che tornano nel paese d’origine per trascorrervi le vacanze perché “lì è più bello” erano stati formalmente riconosciuti come profughi. Ma evidentemente trattavasi di finti rifugiati, che si fanno beffe degli svizzerotti fessi.

Rifilati ai Cantoni

Dopo 5, rispettivamente 7 anni, dunque, i costi causati dagli asilanti finiscono nei  bilanci cantonali e comunali, alla voce socialità. Inutile cercarli sotto il capitolo asilo.

A giustificazione dello scarica-barile, Berna invoca la seguente scusa: trascorsi i 5 o 7 anni, i migranti dovrebbero essere diventati almeno in una certa misura autonomi finanziariamente. Si tratta di una spudorata presa per i fondelli, dal momento che quasi l’81% degli asilanti è invece in assistenza, altro che autonoma. Questo dato, che non è di per sé nuovo, l’ha ri-pubblicato di recente la Basler Zeitung. Anch’essa ha tentato, invano, di fare ordine nel ginepraio dei costi generati dall’asilo. Ma non ce l’ha fatta.

Misure di protezione

E il caos si fa totale quando – spesso e volentieri – gli asilanti oltre che di aiuti economici vengono messi al beneficio (?) anche di misure cosiddette di protezione. Ad esempio, sappiamo che già svariati anni fa una richiedente l’asilo minorenne ospite in un istituto ticinese costava quasi 6000 franchi al mese all’ente pubblico.  La vicenda venne resa nota dal Mattino. Questo solo per avere un ordine di grandezza delle cifre che circolano. Non si tratta certo dell’unico caso. Da altri Cantoni vengono esempi ancora più folli. Ad esempio,  in un Comune dell’agglomerato zurighese una coppia di richiedenti l’asilo minorenni in istituto arriva a costare  lo sproposito di 100mila Fr all’anno.

C’è chi fattura…

Le misure di protezione possono riguardare ovviamente anche i maggiorenni. Sicché il contribuente assiste impotente (ma pagante) a situazioni che gridano vendetta. Come assistenti sociali  – che fatturano alle proprie tariffe – impegnati ad insegnare ai migranti come si fa la spesa. Oppure a spiegare che per guidare l’auto serve una patente. O ancora, a tentare di far passare il messaggio che  il rüt va messo negli appositi sacchi e non buttato direttamente in strada dalla finestra. Il fatto che queste misure  di protezione vengono in genere rinnovate ad oltranza, dimostra che sortiscono assai scarsi effetti. Però costano, e parecchio. E intanto c’è chi fattura…

Se poi si aggiungono i costi della salute e di scolarizzazione, si apre un nuovo universo contabile sconosciuto.

Casse pubbliche svuotate

Ma anche prima di scaricarsi di tutte le spese rifilandole ai Cantoni ed ai Comuni, quindi anche prima del termine di 5, rispettivamente 7 anni, la Confederazione non copre comunque tutti i costi dell’asilo. Alle Camere federali sono stati depositati vari atti parlamentari con l’obiettivo di accrescere la copertura federale, ma senza risultato.

La morale della favola è dunque che la politica dell’asilo decisa da Berna troppo spesso all’insegna del “devono entrare tutti”  ha dei costi enormi. Quanto enormi, però, non è possibile saperlo. Certo è però che questi esborsi svuotano le casse pubbliche.

Lorenzo Quadri