Balivi bernesi: altro che “comprensione per il Ticino”, altro che “occhio di riguardo”

La Commissione del nazionale è entrata in materia sulla marchetta fiscale ai frontalieri scodellata dalla ministra del 5% per bastonare il Ticino

“Abbiamo comprensione per i problemi del Ticino”. Questo è il mantra che amano ripetere all’interno dell’Amministrazione federale, e pure del Consiglio federale.

Un mantra che, a furia di venire ripetuto, suona sempre più come il più classico dei menavia, tant’è che lo si sente da anni. Però, quando si tratta di trasformare la comprensione in qualcosa di meno astratto e più tangibile – e magari in decisioni – ecco che spuntano gli impedimenti più surreali. Un vero festival del  “sa po’ mia”. Il vecchio adagio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, è di assoluta attualità nei rapporti del Ticino con i bernesi.

Esempio concreto

Esempio concreto della “comprensione” per i problemi di questo Cantone, la questione della tassazione dei frontalieri. Come noto i sette scienziati del Consiglio federale, con in prima fila la catastrofica ministra del 5%, vorrebbero concedere ai cosiddetti quasi-residenti, ovvero coloro che vivono all’estero ma che conseguono il 90% del loro reddito in Svizzera, le stesse deduzioni fiscali che spettano ai residenti. Si tratta, lo capiscono anche i paracarri, di un regalo fiscale ai frontalieri; quindi dell’ennesima discriminazione a danno dei residenti.

A parte l’impossibilità di verificare se le deduzioni indicate al fisco svizzerotto sono attendibili, se i frontalieri vogliono usufruire delle facilitazioni di cui beneficiano i residenti, affrontano anche i costi della vita dei residenti. A partire dai premi di cassa malati, dalle imposte di circolazione, eccetera. Ma questo non accade.

Tassare di più i frontalieri

Ora, è ormai arcinoto che uno dei principali problemi del nostro Cantone è l’invasione di frontalieri, provocata dalla devastante libera circolazione delle persone senza limiti. Ad averla voluta i partiti $torici. I quali, dopo aver fatto il danno, ne stanno combinando peggio di Bertoldo per evitare di rimediare. Vedi il sabotaggio del 9 febbraio.

Vista l’invasione di frontalieri in atto, che genera dumping salariale e soppiantamento dei residenti – perfino i prezzolati tirapiedi della SECO, pur digrignando i denti, hanno dovuto ammettere che tali problemi sono reali – è ovviamente prioritario rendere il mercato del lavoro ticinese meno attrattivo per i frontalieri. Una delle misure da prendere a questo proposito riguarda la fiscalità dei frontalieri. Essa va considerevolmente aumentata. Non per nulla il Consiglio nazionale a larga maggioranza ha approvato il postulato del sottoscritto che chiede di tassare i frontalieri in base alle aliquote italiane, ben più alte di quelle svizzere. Nei famosi e fantomatici accordi con l’Italia sarebbe infatti previsto l’aumento della pressione fiscale sui frontalieri. Tuttavia, la Penisola sta già preventivamente cercando scappatoie per non dover fare i compiti: niente di nuovo sotto il sole.

Meno gettito

Concedere nuovi sconti fiscali ai frontalieri va nella direzione esattamente opposta.  Oltretutto, tale passo comporterebbe una diminuzione del  gettito fiscale per l’erario ticinese. In compenso si dovranno però assumere più funzionari del fisco per calcolare le deduzioni sciaguratamente accordate. Per il Cantone il bilancio è presto fatto: meno entrate – nessuno è in grado di dire quante di meno, ma comunque cifre considerevoli – e più spese. Oltre al danno, la beffa.

Volontà politica?

Lo scellerato regalo fiscale ai frontalieri, come noto, è stato formulato dal Consiglio federale sulla scorta di una sentenza del Tribunale federale. Che però risale al 2010. Nel frattempo, nessuno si è lamentato. Quindi si poteva benissimo lasciare la sentenza nel cassetto. Ma la ministra del 5%, in carica grazie ai kompagni e agli uregiatti, ha voluto tirarla fuori, per dare l’ennesima bastonata al Ticino (aver devastato la nostra piazza finanziaria ancora non bastava) .

E’ una questione di “volontà politica”: così i vertici dell’amministrazione federale delle finanze hanno spiegato ai membri della deputazione ticinese alle Camere federali, in occasione dell’ultimo incontro, l’indecente marchetta fiscale ai frontalieri.

Quindi: se ci fosse la tanto strimpellata “volontà politica” di sostenere il Ticino, la ministra del 5% non si sarebbe inventata, senza nessun motivo plausibile, proposte-ciofeca per avvantaggiare, ancora una volta, i frontalieri a danno dei residenti. Ma è palese che questa volontà non c’è. I fatti parlano da soli. Altro che venire in Ticino a mettere fuori la faccia in operazioni di marketing raccontando sempre le solite storielle, e cogliendo l’occasione per strafogarsi di risotto e luganighetta, vero Consigliera federale non eletta e colleghi?

Far saltare il bidone

Dopo averla bloccata prima dell’estate, la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale la scorsa settimana è entrata in materia sulla balorda proposta di regalo fiscale ai frontalieri. O l’ennesimo bidone rifilatoci dagli scienziati bernesi viene fatto saltare per aria, o per il Ticino ed i ticinesi sarà l’ennesima scoppola. Altro che “comprensione per i nostri problemi”, altro che “occhio di riguardo”!

Lorenzo Quadri