Lo studio taroccato dice che la sostituzione dei residenti con frontalieri è un’allucinazione collettiva
Speriamo che il Cantone, che ha finanziato l’ennesima indagine farlocca, avrà almeno il buonsenso di farsi restituire i soldi

Agli studi taroccati sul frontalierato siamo stati ampiamente abituati dalla SECO, che ne è una vera fucina. Chiaro: si tratta di studi fatti per piacere al committente, ossia al Consiglio federale. Quindi, al committente mica si può andare a dire che la libera circolazione delle persone, da lui voluta, è un disastro.

Adesso però arriva anche l’IRE a propinare la sua inchiesta farlocca. Dalla quale emergerebbe che non c’è una sostituzione di ticinesi con frontalieri sul mercato del lavoro di questo sempre meno ridente Cantone. Ohibò. E come fa l’IRE a dirlo? Elementare Watson: chiede alle aziende che assumono frontalieri! Le quali naturalmente rispondono che loro non assumono frontalieri per risparmiare sui salari, ma quando mai! Il pensiero neanche le sfiora! E i frontalieri non vengono certamente assunti neppure perché i responsabili delle risorse umane sono loro stessi frontalieri e quindi si portano dietro amici e parenti dalla terra natìa, “tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente”! Figuriamoci! Chi è il populista e razzista che potrebbe pensare una cosa simile? Il motivo dell’assunzione compulsiva di frontalieri è che non si trovano in Ticino i “profili” necessari all’economia! Ah beh, se lo dice l’IRE ci crediamo ad occhi chiusi!

Si cercano frontalieri
Peccato che poi ci si accorge – ma evidentemente non se ne accorgono gli scienziati dell’IRE – che il profilo voluto è, spesso e volentieri, proprio quello del frontaliere. La richiesta non è più solo implicita. Ormai, come vediamo in un numero crescente di occasioni, non ci sono remore nel pubblicare annunci di ricerca di personale in cui si dice apertamente che vengono presi in considerazione solo candidati frontalieri. Ma ve da sé che i politikamente korretti spalancatori di frontiere non hanno nulla da dire su questa scandalosa discriminazione dei residenti. Per carità, l’alto senso morale di queste persone con i piedi bene al caldo si attiva solo per i finti rifugiati…mica per i ticinesotti “chiusi e gretti” che poi ti vanno a votare il 9 febbraio…
Il “profilo”
Visto però che i frontalieri sono passati da 26mila nel 2000 (quindi non nel Pleistocene) ai 62’555 dell’ultimo rilevamento, e che il 70% dei nuovi frontalieri è attivo nel terziario, dove di certo non c’è carenza di “profili” ticinesi, è evidente che la sostituzione c’è eccome. O forse gli scienziati dell’IRE vorrebbero venirci a raccontare che non si trovano ticinesi con il “profilo” adatto per lavorare in ufficio e quindi bisogna rivolgersi oltreconfine? Certo, se il “profilo” richiesto implica la disponibilità ad accettare una paga di 1800 Fr al mese per un lavoro a tempo pieno (vedi sotto), non dubitiamo che tra chi vive in Ticino si faccia fatica a trovarne…

Lo studio dell’Ustat
La teoria della formazione che mancherebbe ai ticinesi (?) viene poi smentita da un altro documento realizzato dal Cantone nel 2013, segnatamente dall’Ustat, ed intitolato “La vigorosa progressione dei nuovi frontalieri in Ticino: chi sono e dove trovano impiego”?, disponibile online. Tale analisi dice che il profilo dei frontalieri è sempre più simile a quello dei residenti. E’ quindi ovvio che essi – a parte i noti settori vedi edilizia – non colmano affatto delle lacune nell’offerta di manodopera locale; semplicemente si sovrappongono. Però possono permettersi di accettare salari inferiori.

E si abbia almeno il pudore di non venirci a raccontare la fregnaccia della formazione migliore, perché il livello delle università italiane con le lauree comprate non è un mistero per nessuno.
E come la mettiamo, scienziati dell’IRE, con il fatto che da anni ormai il numero dei nuovi frontalieri è uguale, se non addirittura superiore, a quello dei posti di lavoro creati in Ticino nell’anno di riferimento? E’ evidente che questo può voler dire solo una cosa: che tutti i nuovi posti di lavoro creati vanno a beneficio dei frontalieri e non dei ticinesi. Ohibò: crescita economica a favore del Belpaese!

Colmo di sfiga…
E come spiegano, oltretutto, gli scienziati dell’IRE il fatto che ci sono 8500 ticinesi in assistenza se non con la saturazione del nostro mercato del lavoro con frontalieri? Colmo di “sfiga” per gli aspiranti premi Nobel per l’economia: il giorno dopo che l’esistenza del mirabolante studio farlocco è diventata di pubblico dominio, il gruppo Ticino&Lavoro ha fatto l’ennesima bella scoperta: un grande magazzino di Ascona assume diplomati a 1800 Fr al mese. Ah ecco, forse sono questi i “profili” che non si trovano in Ticino. Visto che ancora non bastava, anche l’ “Anghela” Merkel ha dichiarato, papale papale, che più immigrazione uguale più disoccupazione. Ma come, non erano tutte balle della Lega populista e razzista? Ma come, immigrazione non era uguale a ricchezza?

La beffa
Gli ambienti universitari ticinesi, essendo anch’essi colonizzati da professori frontalieri che si portano da casa assistenti frontalieri, segretarie frontaliere, portaborse frontalieri, e via elencando, farebbero meglio a muoversi con maggior cautela prima di preparare, a tavolino e sigillati nel lussuoso ufficio, studi carta straccia che non rispecchiano affatto la realtà del territorio. Studi che – oltre al danno, la beffa – vengono pagati con soldi pubblici. La SECO, galoppina del Consiglio federale, ha almeno l’attenuante di stare a Berna, lontana dalla quotidianità del nostro Cantone devastato dall’invasione da sud. L’IRE no. Sicché con questa indagine farlocca l’illustre Istituto si è interamente bruciato la credibilità. Dopo una simile performance, chi potrà ancora prendere per buoni i risultati di uno studio dell’IRE?

Si spera almeno che il Gran Consiglio, che ha commissionato lo studio, abbia la decenza di farsi restituire i soldi. Che sono poi soldi dei contribuenti ticinesi – compresi quelli che sono in disoccupazione perché lasciati a casa e sostituiti da frontalieri – presi per il “lato b” da simili perle di scientificità.
Lorenzo Quadri