In Gran Bretagna ha vinto il premier uscente David Cameron, hanno trionfato i nazionalisti scozzesi e anche il partito anti immigrazione ed anti-UE UKIP di Nigel Farage ha aumentato nettamente i propri voti, pur conquistando un solo seggio a Westminster: situazione, questa, che è frutto di un’anomalia del sistema maggioritario britannico, particolarmente penalizzante per le formazioni minori.
Temi identitari
Il partito conservatore di Cameron sostiene le limitazioni alla devastante libera circolazione delle persone. Il premier ha promesso un referendum sulla permanenza inglese nell’UE entro il 2017. I cittadini, ha dichiarato, devono potersi esprimere su un tema di tale portata.
In generale, dunque, il fronte identitario ed euroscettico ha fatto balzi avanti anche in Gran Bretagna.
Conseguenze per la Svizzera?
Quali saranno le conseguenze per la Svizzera, e notoriamente per le relazioni con l’UE, del voto inglese è ovviamente presto per dirlo. Se nei paesi della disunione aumenta la consapevolezza che la libera circolazione delle persone senza limiti è un disastro, la stessa sensibilità dovrebbe farsi strada anche tra i loro rappresentanti a Bruxelles.
C’è anche chi sostiene la tesi inversa. Ossia che, davanti alle spinte centrifughe sempre più forti, gli eurofalliti adotteranno la linea dura. La adotteranno proprio a partire dalla Svizzera, per dare l’esempio.
Scelta rischiosa
Una scelta di questo tipo sarebbe decisamente rischiosa per Bruxelles. I funzionarietti non eletti da nessuno che dirigono (?) l’immondo carrozzone sembrano non rendersi conto dell’esistenza dei diritti popolari. Quei diritti che i poteri forti cercano di smontare, vedi gli squallidi tentativi di “Avenir Suisse” di rendere ancora più difficile il lancio di iniziative popolari. Ma i cittadini “non sono mica scemi”.
Peggio ancora, gli eurobalivi, nella loro sconfinata arroganza – non essendo eletti da nessuno, credono di poter fare i propri comodi a piacimento – non si rendono conto che i loro ricatti e le loro prepotenze ottengono un unico risultato: quello di giustamente esasperare i cittadini. In Svizzera come altrove: vedi Gran Bretagna, vedi Francia, vedi Austria, vedi Grecia…
Rivotare? Pericoloso!
Alle nostre latitudini, anche i nemici del “maledetto voto” del 9 febbraio cominciano a rendersene conto. Il loro sogno proibito rimane quello di “rifare la votazione”. Però qualcuno inizia a sospettare che il sogno di annullare il voto popolare per “farla vedere” a quei populisti e razzisti che osano mettersi per traverso alla politica delle frontiere spalancate potrebbe trasformarsi in un incubo. Lo ha detto anche la kompagna Simonetta Sommaruga dopo l’ultimo atto di arroganza UE: un nuovo voto è pericoloso.
Perché pericoloso? Perché rischia di far saltare tutti i bilaterali. Più l’UE ci minaccia e più ci difenderemo. A Bruxelles conviene quindi rispettare il voto dei cittadini svizzeri ed accettare le limitazioni – moderate e ragionevoli – alla libera circolazione delle persone votate il 9 febbraio. Perché se l’ostinazione degli eurobalivi fa saltare gli accordi bilaterali, all’interno dell’UE il rischio di effetto domino sarebbe altissimo. Soprattutto quando sarà confermato che si può benissimo stare anche senza questi accordi.
UE alla frutta
La prepotenza UE ne dimostra tutta la debolezza. Attenzione, perché sulla lista di partenza non ci sono solo la piccola Svizzera (che non è neppure Stato membro) e magari l’altrettanto piccola Austria. Se la Gran Bretagna, Paese fondatore, vota contro Bruxelles, l’Unione europea è finita. E’ quindi nell’interesse di tutti far prevalere la ragionevolezza ed applicare in fretta il voto del 9 febbraio.
Lorenzo Quadri