E cosa si sta  facendo al di qual dal confine? Prepariamoci all’ “assalto alla diligenza”!

In Italia gli sbarchi di clandestini da inizio anno sono stati ben 11mila. Ovvero una cifra di ben sette volte superiore a quella del primo trimestre del 2013. E le autorità del Belpaese si aspettano che verso l’estate, con il miglioramento delle condizioni del mare, gli sbarchi proseguano ad alto ritmo, vista anche l’instabilità dei paesi del mediterraneo.

Non solo: dato che grazie a scriteriate decisioni italiche la clandestinità non è più reato, è ovvio che frotte di ulteriori migranti  si riversanno sul Belpaese. Il ministro Alfano ha lanciato l’allarme parlando di addirittura 600 mila persone in arrivo.

 E’ chiaro che i richiedenti l’asilo non resteranno su suolo italiano. La vicina Penisola provvederà, come di consueto, ad indirizzarli verso Nord, e quindi principalmente verso il nostro Paese.

Naturalmente alle nostre latitudini la notizia è stata data con la minor enfasi consentita, non sia mai che qualcuno rischiasse di accorgersene.

 

Inattivi?

E’ quindi evidente che ci troviamo confrontati con una situazione di emergenza, poiché quando un fenomeno preoccupante si moltiplica per sette, non si possono usare definizioni diverse. Bisognerebbe allora sapere come la Svizzera si prapara a questa emergenza. Ma c’è il vago sospetto che non si stia facendo nulla.

I politikamente korretti, quelli del “bisogna aprirsi” dovranno assumersi le loro responsabilità. Pure nelle tragedie – non c’è bisogno della sfera di cristallo per prevederle – che anche quest’anno i barconi provocheranno. Sono infatti loro ad ostinarsi a far credere agli asilanti che in Europa in generale ed in Svizzera in particolari ci siano casa e lavoro per tutti. Ma al realtà è ben diversa.

 

Losone

I dati degli sbarchi in Italia del primo semestre sono sicuramente allarmanti. Ma è evidente che la preoccupazione della Confederazione è quella  non già di impedire ai finti rifugiati di arrivare bensì quella di splamarli sul territorio, imponendo nuovi centri. Il caso di Losone è emblematico. Si trasforma un ex caserma in un centro per asilanti, raccontando che sarà solo per tre anni (campa cavallo) e che vi verranno mandate le famiglie. C’è però un problema. Le famiglie sono una minoranza e, in quanto meno problematiche, tutti i centri le vorrebbero. I giovani uomini soli, non di rado avanzi di galera, sono invece assai più numerosi. Che questi non verranno mandati a Losone in caso di necessità, è una panzana di prima grandezza.

Non solo: si insediano nuovi centri asilanti ma si vuole impedire agli abitanti dei comuni toccati, come Losone, di difendersi  tramite le vie legali. Una vera presa in giro: contro un pollaio si può fare ricorso fino al tribunale federale ed oltre; contro un centro asilanti – e tutto quel che ne consegue – no. Gli asilanti, ricordiamocelo, sono lo 0.26% della popolazione, ma commettono l’8,3% dei reati!

Lorenzo Quadri