Grazie partitocrazia spalancatrice di frontiere! Apriamoci sempre di più!

Ennesima dimostrazione, nel caso ce ne fosse bisogno, che in questo sfigatissimo Cantone, grazie alla scellerata politica delle frontiere spalancate, arrivano tutti i furbetti dell’italico quartierino.

Dal deleterio trend non è immune la medicina. Questo significa che gli svizzerotti fessi, quelli che “si aprono” quando invece dovrebbero costruire muri sul confine e mandare a quel paese la libera circolazione delle persone, grazie a questi furbetti rischiano non solo di farsi “stuccare” dei bei soldoni, non solo di perdere il lavoro, ma anche danni alla salute.

Il chirurgo indagato

Risulta infatti che tale MC, chirurgo estetico 32enne  (sono in corso verifiche sulla sua laurea) indagato a Milano per omicidio colposo a seguito dalla morte, dopo mesi di agonia, di una paziente a cui aveva praticato una liposuzione, pubblicizzasse sul proprio sito, con la tipica magniloquenza d’Oltreconfine, la sua attività in pieno centro Lugano. Stranamente, da venerdì pomeriggio il sito del medico risulta bloccato con la pudibonda dicitura: “il sito è momentaneamente offline, ci scusiamo per il disagio”.

Per contro, risulta (o almeno, lo era fino a venerdì)  ancora aperto il profilo Instagram del chirurgo in questione: vi compare un suo primo piano “glamour” con espressione da schiaffi  e, sopra, in bella mostra, la dicitura “Lugano Switzerland”. Ohibò. Il capo dell’Ufficio della sanità del Beltradipartimento DSS ha dichiarato che 1) il dr MC non può lavorare in Ticino poiché non dispone del titolo di specialista FMH e 2) “a noi non risulta che lavorasse”. Se la prima affermazione certifica che la presenza del chirurgo indagato sul panorama sanitario ticinese è abusiva, la seconda solleva vari interrogativi. Infatti “a noi non risulta che lavorasse” è ben diverso che “non lavorava”. Significa infatti: magari lavorava (abusivamente), ma noi non lo sappiamo. Ah, siamo messi proprio bene! Ennesimo “caso isolato” o andazzo diffuso e sotto il naso del Beltradipartimento DSS?

“Dobbiamo aprirci”

Grazie alle frontiere spalancate in Ticino arriva di tutto e di più: “tanto gli elvetici (come ci chiamano oltreramina) sono fessi e non si accorgono di niente!”. Si capirà che quando questa migrazione di furbetti coinvolge il settore medico, la situazione si fa “spessa”. Per ironia della sorte, proprio lo stesso giorno in cui è stata divulgata la notizia del chirurgo, si è appreso che una pediatra italiana, attiva anche in Ticino, è stata radiata dall’albo dell’ordine dei medici di Milano.

Non è finita. Il Mattino è a conoscenza del caso di un dottore italico, che opera – od operava fino a poco tempo fa – nel Sopraceneri. Costui, pur avendo l’autorizzazione al libero esercizio in Ticino, non dispone di un numero di concordato e quindi non può fatturare le proprie prestazioni alla LAMal. Risulta però che lo facesse lo stesso grazie a qualche collega compiacente che “imprestava” il suo numero di concordato.

Qual è il problema?

La (desolante) conclusione è sempre la stessa. Le frontiere spalancate ci hanno portato in casa  il malandazzo italico, anche in campo medico, ed il nostro sistema non ha gli anticorpi per combatterlo. Ma naturalmente va tutto  bene. Il problema del Ticino non è che entra di tutto e di più. Il problema sono i ticinesotti “chiusi e gretti” che, come ebbe a dire l’ormai obliato ex ministro degli Esteri PLR Burkhaltèèèr in una sconcia allocuzione di Capodanno (era il primo gennaio 2014), “devono aprirsi all’UE”.

Lorenzo Quadri