Passaporti svizzeri dati via come noccioline: la classifica del portale Watson.ch
Si torna a parlare di concessione dei passaporti svizzeri, che la $inistra spalancatrice di frontiere vorrebbe dare via come noccioline. Questo perché, secondo la gauche-caviar multikulti, il passaporto rosso va svalutato e ridotto al livello di carta straccia. Gli immigrati devono avere gli stessi diritti – compresi quelli politici! – degli svizzeri. Anzi, secondo i moralisti a senso unico, ne devono avere anche di più. E di fatto ne hanno di più. Questo perché se si naturalizzano possono mantenere il passaporto originario dopo aver acquisito quello rossocrociato. E poi tirar fuori ora l’uno ora l’altro documento a seconda della convenienza contingente.
Quali siano le intenzioni della $inistra lo abbiamo sentito dalle recenti sbroccate di un suo consigliere nazionale: ius soli (ossia, chi nasce qui deve diventare automaticamente cittadino elvetico) e serbo-croato ed albanese quali nuove lingue nazionali.
La classifica
A proposito di naturalizzazioni, il portale svizzero-tedesco Watson.ch ha di recente pubblicato un interessante confronto tra la generosità dei vari Cantoni nella concessione della cittadinanza elvetica. Il portale ha considerato tre criteri: il tempo richiesto di residenza nel Cantone, il quantitativo di naturalizzazioni effettuate in base alla popolazione e le spese prelevate.
Primo criterio
Per quel che riguarda il tempo di residenza. Attualmente – da legge federale – bisogna aver vissuto almeno 12 anni in Svizzera per ambire al passaporto elvetico. 12 anni, contrariamente a quanto affermano i naturalizzatori seriali vogliosi di aumentarsi l’elettorato con i neosvizzeri, non sono affatto garanzia di integrazione. Il padre 48enne di origine turca residente a Basilea campagna condannato per aver imposto matrimoni forzati alle figlie vive in Svizzera da trent’anni, e ne ha pure acquisito la nazionalità. Grazie al fallimentare multikulti è infatti possibile trascorrere nel nostro paese anche la maggior parte della propria esistenza senza comunque essere nemmeno lontanamente integrati. E ciononostante diventare svizzeri tramite naturalizzazione facile. Siamo proprio messi bene!
Tuttavia anche i Cantoni (ed i Comuni) per naturalizzare stabiliscono un tempo minimo di residenza sul proprio territorio. Che non è uguale per tutti. Ad esempio, il Canton San Gallo prevede(va) almeno 8 anni di residenza cantonale, il Grigioni 6, Friborgo 3, Berna e Ginevra 2. Il Ticino ne stabilisce 5. Da inizio dell’anno prossimo però, a seguito dell’entrata in vigore della nuova legge sulla cittadinanza, i Cantoni non potranno più richiedere un tempo di residenza superiore ai 5 anni. Chi dunque attualmente ne stabilisce di più, dovrà adeguarsi. Inutile dire che chi invece “si accontenta” di meno, manterrà lo statu quo. Avanti con le naturalizzazioni sempre più facili!
Secondo criterio
Secondo indicatore è quello della quota di naturalizzazioni. Esso ci dice quali Cantoni naturalizzano di più, per rapporto al numero di abitanti. La maglia nera dei naturalizzatori compulsivi se la aggiudicano Zurigo e (ma che strano) Ginevra, con un tasso di 2.5. Seguono a ruota, con 2.4, Vaud (Cantone che manda l’Addolorata Marra di Botrugno a fare la Consigliera nazionale…) e Vallese; poi Neuchâtel con 2.3. In Ticino siamo a 2. Quindi nella parte alta (o bassa, a dipendenza da come la si guarda) della classifica. Potremmo dunque fare meglio; ossia naturalizzare meno. Infatti il primo della classe è il Canton Glarona con 0.8. E’ vero che probabilmente in questo Cantone ci sono meno naturalizzazioni che in Ticino perché anche la percentuale di stranieri è inferiore. Ma il fatto che, ad esempio, Glarona lo scorso 12 febbraio abbia respinto (grande!) la naturalizzazione (quasi) automatica degli stranieri di cosiddetta “terza generazione”, indica che probabilmente lì l’approccio in materia di concessione della cittadinanza è più rigoroso e meno multikulti / politikamente korretto che altrove. Alle nostre latitudini – almeno quando si tratta di votare nei consigli comunali – troppo spesso vige l’obbligo morale del “bisogna naturalizzare tutti”. E quando invece un legislativo prende una decisione negativa, vedi quanto successo di recente a Locarno, i kompagnuzzi partono in quarta con le loro campagne d’odio, all’insegna del “dagli al razzista e fascista”.
Terzo criterio
Il terzo indicatore è di tipo finanziario: ossia le spese fatturate agli aspiranti svizzeri. In base alla legge, Confederazione, Cantone e Comuni possono chiedere al “naturalizzando” al massimo l’equivalente delle spese effettivamente sostenute per la procedura. Ciononostante, le differenze tra un Cantone e l’altro sono importanti. Ad esempio, in Vallese si prelevano al massimo 300 Fr. Nel Canton Glarona, invece, la fattura può arrivare fino a 2500 Fr, e a Zugo a 2400. Il Ticino è tra quelli che svende il passaporto: il tetto è di appena 640 Fr! Perfino il Cantone più internazionalista e multikulti di tutti, Ginevra, si fa pagare di più: fino 920 franchetti. I nostri vicini urani raggiungono i 1000 Fr, i grigionesi i 1100.
Tre conclusioni
Sulla scorta di questi indicatori, si possono trarre tre conclusioni:
- In Ticino vigono le naturalizzazioni facili. Naturalizziamo troppo, dopo troppo poco tempo, e facendo pagare troppo poco. E’ vero che c’è chi è messo peggio. Ma è altrettanto vero che c’è chi è messo meglio. Abbiamo dunque un margine di miglioramento piuttosto ampio, che va sfruttato.
- In Svizzera il Cantone dove è più difficile ottenere il passaporto rosso, stando agli indicatori considerati da Watson.ch, è Glarona: prendere esempio!
- Anche in questo caso, vige il principio che “una catena è forte come il suo anello più debole”. Infatti il passaporto rosso ottenuto in un Cantone è poi valido, ovviamente, in tutta la Svizzera. Ciò significa che i naturalizzatori seriali, specialmente romandi, danneggiano tutto il paese.
Lorenzo Quadri