Lavoro: anche dal barometro Manpower arrivano previsioni negative. Ma il Triciclo…
Mentre le prospettive d’impiego restano buone in Svizzera, ilTicino è l’unico Cantone in cui esse sono negative. Lo dice l’ultimo barometro di Manpower.
Di recente abbiamo inoltre appreso che il divario tra il salario mediano ticinese e quello nazionale si allarga sempre più. In Ticino infatti la remunerazione mediana è di 5546 franchi al mese. Tutte le altre regioni sono ben oltre i 6000 Fr, con un picco di 7113 a Zurigo. La mediana svizzera è di 6665 franchi mensili. I dati sono dell’Ufficio federale di statistica e si riferiscono al 2020.
La causa di questa situazione è evidente: trattasi dell’invasione da sud, voluta dalla partitocrazia. Tra l’altro, i laureati all’Università o al Politecnico nel 2018 guadagnavano il 13% in meno del 2008: da un salario mediano di 7738 franchi mensili sono passati a 6784. Ad abbassare gli stipendi degli accademici è, evidentemente, l’effetto sostituzione con laureati frontalieri. Com’era già la storiella dei frontalieri che svolgono quei lavori che i ticinesi non vogliono più fare?
Da una crisi all’altra
Le crisi che si susseguono (stramaledetto virus cinese, guerra in Ucraina) avranno pesanti ripercussioni economiche ed occupazionali. Quindi, meno impieghi. Ancora una volta, stando al citato barometro di Manpower, la situazione sarà peggiore in Ticino che nel resto della Svizzera. Meno posti di lavoro ed una sterminata disponibilità di manodopera italica a basso costo metteranno ulteriormente sotto pressione le paghe. I costi della vita, invece, non scenderanno di certo. Al contrario, saliranno a seguito del rincaro delle materie prime. Il prezzo della benzina e dell’olio combustibile schizzerà alle stelle per colpa della guerrain Ucraina (e della speculazione). Mentre i governi di Italia e Francia sono intervenuti per abbassare i costi del carburante tramite la rinuncia ad entrate fiscali, il governicchio federale non si sogna di fare lo stesso.
Fango ro$$o
Visto che non eravamo già sufficientemente nella palta, sullo scenario inquietante di cui sopra si inserisce l’afflusso epocale di profughi dall’Ucraina. La loro presenza dovrebbe essere temporanea. Così prevede il permesso S e lo stesso statuto di profugo perché – questo non ci stancheremo di ripeterlo – asilo significa protezione e non immigrazione.
Ma naturalmente c’è un ma: la partitocrazia, $inistrati in primis, vuole che il maggior numero possibile di rifugiati ucraini NON rientri in patria a guerra finita.
A tale scopo, i kompagnuzzi e le associazioni contigue al P$ che lucrano sull’industria ro$$a dell’asilo criminalizzano e denigrano chi osa sottolineare la necessità di un rimpatrio tempestivo dei profughi ucraini. “Vergogna, non è il momento di parlare di rimpatri!” sbraitano i ro$$overdi. Per costoro, non è mai il momento di parlare di certi argomenti!
Qualificati solo gli altri?
Il permesso S consente di lavorare. E dunque nel giro di breve tempo è stato creato un gruppo facebook di cittadini ucraini che cercano lavoro in Svizzera. Il gruppo ha già migliaia di iscritti. Economiesuisse, il club dei manager stranieri delle multinazionali bramosi di manodopera estera a basso costo da assumere al posto dei residenti, ha mostrato fin da subito un entusiasmo sospetto nei confronti dei profughi ucraini. Come se solo loro fossero altamente qualificati. I conti non tornano: in Svizzera abbiamo le migliori scuole del mondo, però gli unici “qualificati” sarebbero gli stranieri?
Moratoria sui permessi G!
Oltretutto il Ticino già ospita molti più profughi ucraini di quelli che gli toccherebbero in base alla chiave di riparto nazionale. Questo perché la Confederella ha rinunciato totalmente al controllo dell’immigrazione, venendo clamorosamente meno ad uno dei compiti fondamentali dello Stato. Risultato: a gestire l’immigrazione sono privati ed associazioni, magari di cittadini ucraini che, senza alcuna limitazione, attirano qui i loro connazionali. Certamente non tutti hanno fretta di tornare nelpaese d’origine a guerra finita. Tanto più che la Svizzera continua a prospettar loro benessere e sostegni. Ma è chiaro che il mercato del lavoro ticinese, già devastato dall’invasione da sud, non può permettersi di far fronte ad un massiccio afflusso di rifugiati. Ne conseguirebbe un vero tsunami sociale.
Intanto la partitocrazia neppure si sogna di limitare l’invasione di frontalieri: perché libera circolazione über Alles.
Ma i politicanti triciclati si rendono conto del disastro che stanno preparando? O proprio non ci arrivano?
Lorenzo Quadri