Dismissione di carri armati Leopard: nuova cappellata dei camerieri bernesi di Bruxelles

Il triste copione si ripete. Anche sul divieto di riesportazione del materiale bellico il governicchio federale sta calando le braghe davanti alle pressioni in arrivo dall’estero. Ed infatti ecco che dal cilindro saltano fuori 25 Leopard del nostro esercito in presunto esubero che i camerieri bernesi di Bruxelles – in primis  la ministra della difesa uregiatta Viola Amherd (Viola chi?) – sono d’accordo di mettere fuori servizio per rivendere al produttore germanico Rheinmetall. 

L’ennesima cappellata è appoggiata/auspicata dall’inutilissima Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale. La stessa, ma tu guarda i casi della vita, che è favorevole all’abolizione del divieto di riesportare armi. Tale abolizione sarebbe contraria alla nostra legge oltre che – ovviamente – alla neutralità.

Arrampicate sui vetri

La dismissione “leopardata” viene poi giustificata con un’arrampicata sui vetri degna di Spiderman.  Il  governicchio federale tenta di far credere che i carri in questione non andranno in Ucraina, ma quando mai; saranno invece destinati alla Germania o ad altri Paesi NATO. Sempre secondo la Viola & Co, l’esercito svizzero non avrebbe più bisogno di quei carri: erano lì a fare la muffa. 

E noi ci dovremmo bere simili favolette?

Dritti in Ucraina

E’ evidente che i carri armati svizzeri, una volta raggiunta la Germania, finiranno dritti in Ucraina. Si tratta infatti di modelli (A4 WE) che Berlino non utilizza più da decenni. Il che vale anche per gli altri paesi NATO. Nessuno di loro sarebbe interessato a tenerli per sé.

La concupiscenza estera nei confronti dei blindati rossocrociati, per quanto datati, ben dimostra l’importanza dei carri armati per la difesa di un paese. Ma la Svizzera ha smantellato la propria industria di armamenti pesanti; anche in Germania la costruzione va a rilento. Ovviamente ciò è accaduto perché i politicanti della casta sono andati avanti ad oltranza con il mantra della “guerra tradizionale impossibile in Europa”. Per poi venire clamorosamente smentiti dai fatti.

Inutili?

Anche l’affermazione secondo cui i 25 carri armati sarebbero inutili per il nostro esercito è contestabile (eufemismo). Essi costituivano infatti una scorta strategica, essendo utilizzabili come pezzi di ricambio per modelli più recenti, che da noi sono ancora in funzione. Pezzi di ricambio che non si trovano più, o con molta fatica.

La loro prospettata vendita ai tedeschi (a scopo manifesto di trasferimento a Kiev) indebolisce ulteriormente la sicurezza della Svizzera. Senza dimenticare che il nostro esercito non dispone di un armamento pesante moderno.

A caccia di scuse

Anche in questo caso, la politichetta cerca espedienti per imboscare agli occhi degli elettori il fatto che si sta svendendo il Paese nell’ennesimo, servile tentativo di accontentare i balivi di UE, USA e NATO. E’ risaputo che la  partitocrazia parlamentare, a manina con l’uregiatta Viola Amherd ed il capo delle forze armate Thomas Süssli (quello che voleva aprire l’esercito agli stranieri ed introdurre gli imam militari), sogna di strusciarsi all’Alleanza atlantica. 

Ciliegina sulla torta: non è ben chiaro in che misura i Leopard che verrebbero venduti alla Germania siano stati fabbricati in quel paese o piuttosto in Svizzera, su licenza. In quest’ultimo caso non si tratterebbe neppure di rivendita al costruttore: a sparare sui russi verrebbero mandati degli armamenti di produzione elvetica. E qualcuno ha ancora il coraggio di negare che la neutralità svizzera sia ormai un ricordo? 

Ci piacerebbe proprio sapere con quale maggioranza il governicchio federale ha deciso la dismissione autolesionista dei 25 carri armati per far contenti i balivi stranieri. Osiamo sperare non all’unanimità. Sulla posizione del rappresentante “ticinese” (ex) doppiopassaporto del PLR non ci sono, ahinoi, molti dubbi. 

La vendita alla Germania dovrà comunque ancora passare per il parlatoio federale. Attendiamo il Triciclo al varco!

Ruag: via la direttora!

Già che siamo in tema di riesportazione di materiale bellico. E’ noto il caso, scandaloso, della direttora della Ruag Brigitte Beck (Brigitte chi?) che ha pubblicamente esortato i paesi stranieri ad inviare all’Ucraina armamenti acquistati dalla Svizzera, impipandosene del divieto di riesportazione e senza chiedere il permesso a Berna: tanto, ha affermato la signora, messi davanti al fatto compiuto, gli svizzerotti non potrebbero comunque fare nulla. Ah, ecco!

E’ il colmo: qui c’è la direttora di un’azienda di proprietà della Confederella, strapagata con i nostri soldi (quanto guadagna la Brigitte?), che senza pudore invita ad infrangere le nostre leggi. E che sabota la nostra neutralità. Il danno è enorme. La violazione dei doveri di servizio monumentale. Non è esagerato parlare di tradimento; non già nei confronti del governicchio federale (come ha scritto qualcuno) ma proprio della Svizzera. 

E’ quindi palese che Beck va licenziata in tronco. Le va pure impedito di lavorare in qualsiasi altro posto statale o parastatale. A trovarle un nuovo impiego ci penserà Zelensky. Atto parlamentare leghista in arrivo. Farsi prendere ad oltranza per il lato B da simili personaggi … anche no!

Lorenzo Quadri