Un alto funzionario federale si dice scioccato dalla scarsità dei controlli

Ma guarda un po’. Il direttore del Controllo federale delle finanze, tale Michel Huissoud, sarebbe scioccato dal numero di abusi commessi nell’ambito dell’elargizione delle indennità di lavoro ridotto in relazione alla crisi da stramaledetto virus cinese. Le segnalazioni sono state finora 777, gli abusi confermati 509. Huissoud si è detto scandalizzato dalla scarsità dei controlli, legata al fatto che gli ispettori dell’assicurazione contro la disoccupazione, che li dovevano effettuare, erano a casa in telelavoro e quindi non li hanno svolti.

Da notare che supervisionare l’erogazione delle indennità è compito della SECO (la Segreteria di Stato per l’Economia, quella delle statistiche taroccate su disoccupazione e frontalierato). Ohibò, due servizi dell’amministrazione federale che si impallinano a vicenda!

Non spuntano sugli alberi

Al di là di questo aspetto imbarazzante, stiamo parlando di soldi pubblici. E questi non spuntano sugli alberi. Sono soldi del solito sfigato contribuente. Il quale, per lo stramaledetto virus cinese, ha già dovuto scucire 40 miliardi fino ad ora (15 lo scorso anno e 25 questo). La maggior parte dei quali, comprensibilmente, per il sostegno alle aziende ed all’occupazione. A tal proposito, il prossimo 13 giugno voteremo sulla Legge Covid, che va appoggiata. Senza di essa infatti non ci sarebbe più la base legale per sostenere le imprese messe nella palta dalla pandemia e dagli interminabili lockdown decretati dal ministro dei flop kompagnoAlain Berset (P$$).

Vogliamo saperne di più

E’ evidente che, sulle presunte manchevolezze della SECO,vogliamo saperne di più! Questo gonfiatissimo servizio federale, che costa 100 milioni all’anno, serve solo a fare propaganda di regime per la devastante libera circolazione tramite statistiche farlocche? Mentre quando si tratta di controllare l’erogazione di soldi pubblici, e stiamo parlando di miliardi, sparisce dalla circolazione e manda gli ispettori in telelavoro?

Come con i crediti?

Altrettanto evidente è che truffare soldi pubblici in periodo di crisi nera è particolarmente grave, oltre che riprovevole. E dunquevogliamo saperne di più!  Tra le informazioni che ci interessano, quella sulla nazionalità degli autori delle truffe. Perché, grazie alla politica delle frontiere spalancate, la Svizzera è diventata il Paese del Bengodi per furbetti in arrivo da paesi esteri vicini e lontani!

Quanto accaduto con i crediti covid garantiti dalla Confederella è da manuale. Per quel che riguarda il Ticino, gli abusi di cui si è avuta notizia – chiaramente si tratta solo della punta dell’iceberg – sono stati commessi da sedicenti “imprenditori” italici! Chiaro: abbiamo fatto arrivare tutta la foffa d’Oltreramina!

Ed in più giornalai ro$$i, pur di imboscare lo sfacelo, arrivano al punto di definire ticinese un italiano residente in Ticino. Vedi il caso del fiduciario COMASCO, attivo sulla piazza di Lugano, ed arrestato in quanto coinvolto in una truffa da 20 milioni (non legata ai crediti coronavirus), che la stampa di regime ha chiamato “fiduciario ticinese”!

Alla carlona?

Vogliamo quindi sapere quante truffe sono state messe a segno nei vari aiuti anticrisi covid, il loro ammontare, la nazionalità dei truffatori, e come mai – stando a quanto dice il direttore del Controllo federale delle finanze – i burocrati della SECO, taroccatori di statistiche, permettono che i soldi pubblici vengano elargiti alla carlona! Per la serie: soldi di tutti, soldi di nessuno!

Lorenzo Quadri