La partitocrazia devasta i nostri stipendi con la libera circolazione, ed in più…
A questo sfigatissimo Cantone non ne va davvero bene una!
Di recente abbiamo appreso le indecorose previsioni sui premi di cassa malati. Per il Ticino si annuncia, nell’anno di disgrazia 2023, un aumento medio che potrebbe essere addirittura del 10%. Aumento medio significa che ci saranno cittadini, tanti,confrontati con un salasso assai maggiore. Qui qualcuno è fuori come un balcone!
Di pari passo con i premi di cassa malati crescono pure i sussidiRipam per chi da solo i premi non è in grado in pagarli.
Il contribuente del ceto medio deve fare fronte ai premi di cassa malati senza alcun sostegno pubblico. Oltre a pagare i propri aumenti di premio deve pure finanziare, tramite le imposte, l’incremento dei sussidi Ripam. Quindi viene munto due volte!
Per fortuna a breve verrà lanciata l’iniziativa popolare della Legadei Ticinesi, che permetterà di dedurre integralmente dalleimposte i premi di cassa malati, dando così un po’ di sollievo al tartassato ceto medio.
Dal canto loro le riserve dei cassamalatari, cumulate tramite premi gonfiati, ammontano a 12 miliardi di franchi. Ma la politichetta federale, in balia dei lobbysti degli assicuratori malattia, non ha finora avuto gli attributi per rendere obbligatoria la restituzione delle riserve in esubero, come da mozione della Lega.
E i profughi?
Intanto, ma tu guarda i casi della vita, i sussidi Ripam per i permessi B versati in Ticino sono saliti a 25 milioni di franchi all’anno. Qui i conti non tornano proprio!
I dimoranti devono essere in grado di provvedere a sé stessi con le proprie risorse; se così non è, il permesso B va ritirato. Di soldi per mantenere migranti economici non ce ne sono più.
Ci piacerebbe pure sapere (eufemismo) l’impatto dei profughi ucraini sui premi di cassa malati. Gli uccellini cinguettano di abusi a go-go. I rifugiati chiedono cure di ogni genere, pagate dagli svizzerotti (per dirne una: all’improvviso tutti scoprono di aver bisogno di un oculista?) ed i medici prescrivono in scioltezza.
I più colpiti
L’impennata dei premi di cassa malati si inserisce in un contesto di drammatico aumento del costo della vita trascinato dal prezzo del carburante. A tal proposito, ecco arrivare l’ennesima mazzata: secondo Comparis, il Ticino è il Cantone più colpito dall’inflazione percepita. Mentre a livello nazionale il rincaro medio su base annua dei beni di consumo è stato del 5.4%, in Ticino i prezzi sono saliti del 6.1%. Questo a fronte di stipendi che, come ben sappiamo, sono i più bassi della Svizzera a causa dell’invasione da sud voluta dalla casta. E la “forchetta” continua ad allargarsi.
Riserve di cadreghe
Nei mesi scorsi, la partitocrazia a Berna ha detto njet agli sgravi fiscali sulla benzina.
Silenzio tombale, ovviamente, anche da parte delle Associazioni dei consumatori. Niente di strano: queste ultime, nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito, non difendono affatto i consumatori. Sono delle semplici riserve di cadreghe per soldatini (soprattutto soldatine) della gauche-caviar. Quindi promuovono le posizioni della $inistra tassaiola contro gli interessi dei consumatori. Ed infatti sappiamo che i Verdi-anguria sognano la benzina a 5 franchi al litro. Ma avanti, votateli…
Tutti i Paesi a noi confinanti applicano degli sconti fiscali al carburante. Quelli italiani dureranno come minimo fino a fine anno. Solo la Svizzera non fa nulla. Questo perché, secondo il governicchio federale allo sbando, “i ricchi svizzeri si possono permettere i rincari”. Ma si possono sparare simili bestialità?
Commercianti disperati
L’esplosione del prezzo della benzina non è un problema solo dei consumatori. E’ un dramma anche per le stazioni di servizio. I piccoli negozi della nostra fascia di confine si trovano in una situazione disperata. Adesso cominceranno i licenziamenti. Daquando, in marzo, sono entrati in vigore gli sconti decisi dal Belpaese, non solo la clientela italiana non arriva più, ma gli stessi ticinesi fanno il pieno oltreramina.
“Con una vendita media giornaliera che nel mese di agosto si è ridotta di un ulteriore 50% e la soppressione dell’indennità per lavoro ridotto, siamo ora obbligati ad iniziare a licenziare – ci spiega un commerciante -. Il nostro settore è composto sì da stazioni di benzina di proprietà di grandi gruppi, ma anche da piccoli imprenditori che non hanno alle spalle delle multinazionali. E le persone licenziate che fine fanno? Vanno in disoccupazione e quindi a carico dell’ente pubblico”.
“È inaccettabile questo menefreghismo da parte dello Stato – prosegue il nostro interlocutore – il settore delle stazioni diservizio è colpito direttamente, ma a fare le spese della mancanza di sconti sulla benzina sono anche tutti i cittadini che devono affrontare uno smisurato aumento del caro vita, visto che tutte le merci viaggiano su strada o su mezzi che necessitano di carburante per muoversi”.
Ma cosa dire delle importanti differenze del prezzo del carburantea livello regionale?
“Condivido che soprattutto in Ticino ci sono troppe disparità e che occorre una regolamentazione. Ma anche qui, nulla di concreto è stato fatto. E, ci scommetto, non si farà nulla nemmeno in futuro”.
Lorenzo Quadri