Appalti pubblici: revisione legislativa di Zali per tenere i soldi in Ticino
La priorità alle ditte locali negli appalti pubblici. Più concretamente, riservare le commesse pubbliche solo alle aziende svizzere fino a un importo di 8,7 milioni di franchi per i lavori edili e 350 mila franchi per forniture e servizi.
Questo è l’obiettivo della revisione della Legge sulle commesse pubbliche presentata la scorsa settimana da Claudio Zali.
Ancora una volta dunque il ministro leghista in carica da un anno ha fatto centro. La precedenza agli svizzeri – sia nelle assunzioni che nell’assegnazione di lavori pubblici – è infatti uno dei principali obiettivi della Lega. Che Zali si sta dando da fare per realizzare.
Quel margine di manovra…
Oltretutto la proposta di revisione della Legge sulle commesse pubbliche è la risposta migliore a chi continua a nascondersi dietro la foglia di fico del “margine di manovra nullo”. Forse per mascherare il fatto che ad essere nulla è invece la volontà d’azione. Del resto agire significherebbe ammettere che l’odiata Lega aveva ragione, ciò che non deve accadere nemmeno sotto tortura.
Strano che però quando si tratta di mettere le mani nelle tasche della gente, allora il margine di manovra lo si trova…
Concretezza leghista
Il ministro leghista Zali concretizza dunque la linea della Lega – riassumibile nella frase “prima i ticinesi” – con i mezzi che ha disposizione come direttore del Dipartimento del Territorio. E lo sta facendo molto bene. Senza tanti fronzoli, senza gigioneggiare, e senza passare la metà del tempo lavorativo a farsi campagna elettorale su facebook e twitter – diversamente da altri suoi colleghi.
Quello degli appalti pubblici è un tema che sta ovviamente a cuore al nostro Movimento. Visto che si tratta di soldi del contribuente, è chiaro che bisogna fare tutto il possibile affinché vadano ad aziende che creano lavoro in Svizzera e pagano le tasse in Svizzera. L’aberrazione del LAC, il maxicantiere pubblico da 240 milioni pagati integralmente dal contribuente luganese, andato in mano alla spagnola COMSA che subappalta a go-go a Sagl in arrivo dalla vicina Penisola, è un chiaro monito. Del resto questo cantiere ha regalato al Ticino anche il caporalato, finora sconosciuto alle nostre latitudini. Un LAC non sarebbe toccato dalla “lex Zali” che non si applica ad importi di quella portata. Ma l’obiettivo cui si vuole tendere, di una linearità disarmante – dei soldi pubblici ticinesi deve beneficiare l’economica ticinese – è chiaro.
A Berna…
Anche a Berna la Lega, tramite mozione Quadri, ha sollevato in altra forma il problema degli appalti pubblici. La richiesta è quella di introdurre tra i criteri di assegnazione dei lavori pubblici anche il numero dei frontalieri, inteso ovviamente come un “malus”. Traduzione: hai tanti frontalieri? Vieni penalizzato nel punteggio. Naturalmente da Berna è arrivato il njet, all’insegna del “sa pò mia”. Non sia mai che gli amici UE ci trovino qualcosa da ridire. La priorità è fare gli zerbini di Bruxelles, e poco importa il prezzo da pagare.
La modifica legislativa proposta da Zali non solo è importante, vantaggiosa per il Ticino, “leghista al 100%” ma è la dimostrazione che il ritornello dei “sa po’ mia” è solo un comodo paravento. Che ora si sfalda miseramente. La realtà è diversa. Si può, ma non si vuole.
Lorenzo Quadri