Dal lupastro alle iniziative farlocche, il settore primario rischia l’estinzione
Tempi duri per i contadini. La cui importanza viene, evidentemente, sottovalutata. Si dà per scontato che nei grandi magazzini i generi alimentari si trovino sempre e senza problemi. Ma questi non nascono per generazione spontanea sugli scaffali.
Il 25 settembre voteremo sull’iniziativa “Contro l’allevamento intensivo”, parto della solita $inistra ro$$overde e degli animalisti da salotto lontani anni luce dalla realtà.
L’iniziativa imporrebbe all’agricoltura svizzera delle nuove limitazioni che non esistono da nessun’altra parte al mondo. E che, tanto per cambiare, farebbero aumentare in modo drastico il prezzo dei generi alimentari. E’ incredibile: quando già il costo della vita s’impenna per i ben noti motivi geopolitici, noi dovremmo martellarci ulteriormente sugli zebedei facendo esplodere di proposito, in modo del tutto artificiale, il prezzo del cibo. E questo per correre dietro a paturnie ro$$overdi. Roba che Tafazzi è un dilettante!
Solo i ricchi…
Approvando l’iniziativa, mangiare carne diventerebbe un lusso per ricchi. Proprio come andare in macchina. Perché queste sono le politichette antisociali dei kompagni ro$$overdi. Solo le persone abbienti potranno disporre di benzina, gas, energia, e di prodotti di origine animale in tavola. Gli altri dovranno arrangiarsi.
Per i contadini, l’iniziativa sarebbe l’ennesima legnata. La produzione locale diminuirebbe, con conseguente aggravamento della dipendenza dall’estero. Tanto più che, a seguito dell’immigrazione incontrollata, la popolazione della Svizzera è aumentata di qualcosa come il 21% in due decenni. Quindi ci sono sempre più bocche da sfamare. Se la produzione indigena cala, è chiaro che la dipendenza dall’estero aumenta. E, con essa, la ricattabilità.
La votazione sull’iniziativa contro gli allevatori (perché di questo si tratta) va di pari passo con i disastri commessi dal lupastro, il quale è difeso ad oltranza proprio dagli stessi ambienti che promuovono l’iniziativa.
Risveglio svedese
La tutela pressoché assoluta di cui oggi beneficia il lupo a seguito di leggi obsolete non è più sostenibile. Di recente si è appreso che il governo svedese ha deciso di ridurre massicciamente la popolazione di lupi presente nel Paese, poiché l’ingordo predatore rappresenta un pericolo per gli allevamenti di renne. La Svezia, su un territorio enorme, si ritrova circa 460 lupi che vorrebbe ora far scendere ad un numero compreso tra 170 e 270. La Svezia, come la Svizzera, ha sottoscritto la famigerata Convenzione di Berna sulla protezione del lupo (Convenzione firmata nel 1979, quando di lupi non ce n’erano: pertanto era facile inventarsi ogni di tipo di tutela senza che ciò avesse conseguenze pratiche).
Se la Svezia, con un territorio molto più grande del nostro ed una densità della popolazione molto inferiore, ritiene di non poter convivere con il lupo, figuriamoci noi! Adottando il criterio svedese, in tutta la Svizzera ci dovrebbero essere una ventina di lupi.
Però secondo il governicchio federale, a partire dalla kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga direttora del DATEC, in Svizzera non serve un decreto federale urgente per autorizzare ad impallinare il lupastro. Non c’è alcuna emergenza, l’è tüt a posct! Peccato che la realtà, ed in particolare quella del Ticino, sia diversa.
Inoltre il predatore si avvicina sempre più agli abitati (vedi i recenti avvistamenti in alta Capriasca). Prima o poi verrà aggredito un animale domestico, o magari un umano; ad esempio un bambino.
Basta sperperare i nostri soldi!
E non veniteci per cortesia a blaterare di indennità agli allevatori (indennità che comunque coprono solo gli animali direttamente predati, non quelli dispersi o precipitati in crepacci durante la fuga). E neppure di finanziamenti pubblici di misure di protezione.
Ma stiamo scherzando? Finiamola di buttare nel water soldi pubblici! La convivenza tra l’uomo, le sue attività, ed il lupo, in Ticino è semplicemente impossibile. I nostri antenati lo sapevano bene. A meno che l’intenzione sia quella di abbandonare le regioni discoste, trasformandole in riserve protette. Niente agricoltura, niente turismo, niente di niente.
Se caprioli, cervi, eccetera sono cacciabili, lo stesso deve valere per il lupastro! Con o senza il benestare della kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga e dei suoi burocrati ro$$overdi.
Ribadiamo il concetto: o il lupo viene “regolato” anche alle nostre latitudini sul modello svedese, oppure sempre più agricoltori getteranno la spugna, con tutte le conseguenze del caso per quanto attiene alla gestione del territorio ed all’approvvigionamento. O, in alternativa, qualche contadino esasperato sceglierà di farsi giustizia da sé.
Il disegno
Certo che i $inistrati ro$$overdi devono volere proprio male all’agricoltura. Non contenti dei disastri del lupastro, da loro sostenuto ad oltranza, vogliono devastarla ulteriormente con iniziative popolari perniciose come quella sull’allevamento intensivo.
Il disegno è chiaro: i kompagni vogliono renderci sempre più dipendenti dalla fallita UE non solo per l’energia, ma anche per l’approvvigionamento alimentare. Con in testa la scellerata prospettiva di far aderire la Svizzera alla DisUnione europea, dopo averla resa ricattabile da Bruxelles su ogni fronte.
Lorenzo Quadri
Sostituzione apparecchi energivori
https://www.tio.ch/svizzera/attualita/1602262/svizzera-m-ller-cognome-silva-romandia-diffuso