Ieri il portale Ticinonews annunciava che un  non meglio precisato gruppo avrebbe in preparazione un’iniziativa popolare per annullare il voto del 9 febbraio. Una notizia, ma guarda un po’, che il Mattino aveva già dato la scorsa domenica, riportando quanto scriveva il Blick. Il Mattinonline l’aveva data ancora prima. Forse a Melide la posta d’Oltregottardo arriva in ritardo…

Del gruppo promotore fa parte anche un rappresentante “ticinese” o meglio residente in Ticino:  il clown Dimitri, beneficiario di (troppo) generosi sussidi pubblici. Il quale ha pensato bene di dichiarare che vuole una Svizzera più aperta. Eh già: le frontiere sono spalancate, gli eurofalliti di Bruxelles dettano legge (nel senso letterale) al Consiglio federale più debole della storia. Ma lui, il buon Dimitri, vuole una Svizzera ancora più aperta. Cosa si possa ancora “aprire” non lo sa, ovviamente, nemmeno lui. Di certo non i farciti borselli dei suoi compagni di ventura “gauche caviar”: quelli restano sempre ermeticamente chiusi.

Il popolo bestia

Da parte di chi vive di sussidi pubblici, come è il caso dello strasussidiato pagliaccio di Verscio, ci si aspetterebbe un minimo di rispetto della volontà del popolo (che mantiene lui e la sua scuola di clown). Specie quando il popolo in questione ha plebiscitato l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” con ben il 70% dei suffragi (in Ticino). Ma evidentemente certuni autoproclamati intellettualini credono di essere al di sopra di simili quisquilie: a loro tutto è dovuto. E, se in votazione popolare vengono asfaltati – ciò che accade con bella regolarità – non sono loro ad aver toppato. Ma quando mai. E’ il popolo bestia che non sa votare. Quello lo stesso popolo bestia che va denigrato come populista e razzista. Però, quando si tratta di incassare i contributi pubblici, allora per pagare vanno bene anche i populisti ed i razzisti.

Tasche piene

Questa vicenda dimostra per l’ennesima volta il “livello” di certuni intellettualini, saldamente abbarbicati alla greppia pubblica, affetti da ingiustificati complessi di superiorità.

Se il pagliaccio Dimitri, tra l’altro sodale dell’avv Bernasconi nella redazione del finto dieci minuti (fulgido esempio di apertura, di tolleranza, e soprattutto di elevazione morale) rifiuta di accettare la volontà espressa dal 70% dei ticinesi, il problema è suo. Gli abbondanti sussidi pubblici che riceve, però, sono un problema nostro. Specie in tempo di magra. Quindi, se il clown vuole dimostrare coerenza – e soprattutto quella superiorità  di cui crede di poter far sfoggio nei confronti dei razzisti e degli xenofobi che hanno votato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa – rinunci almeno al 70% dei sussidi di cui beneficia.

Anzi: visto che lui è appunto superiore, rinunci pure alla totalità dei sussidi pubblici. Troppo facile calare disdegno e puzza sotto il naso nei confronti dei cittadini che votano “sbagliato” e poi però riempirsi le tasche con i loro soldi.

Nota personale

E concludo con una piccola nota personale. Quando, alcuni anni fa, in Gran Consiglio si dibatté sul riconoscimento della scuola Dimitri dalla SUPSI (altri sussidi pubblici per il pagliaccio di Verscio) fui l’unico ad esprimermi in senso contrario (allora ero deputato al parlamento cantonale). Ovviamente ne sentii, come si suol dire, da “benedire il Vescovo”. E ne sono particolarmente fiero. Allora come ora.

PS: della  pensata di alcuni consiglieri nazionali che volevano presentare un’iniziativa parlamentare contro la votazione del 9 febbraio non si è poi più sentito nulla. Evidentemente qualcuno ogni tanto ha degli sprazzi di lucidità. Solo qualcuno, però.

Lorenzo Quadri