Raccolte 125mila firme in meno di sei mesi. Consiglio federale e partitocrazia in panico

 

Finalmente una bella notizia! L’iniziativa popolare contro la devastante libera circolazione delle persone, lanciata dall’UDC nazionale ed appoggiata dalla Lega e dal Mattino, è riuscita. Ed è riuscita alla grande. In meno di sei mesi sono state raccolte 125mila firme. Quando c’era tempo un anno e mezzo per raccoglierne 100mila. Se un simile exploit non è un unicum, poco ci manca.

Una nuova partita

Quindi sulla devastante libera circolazione delle persone, follemente voluta dalla casta (partitocrazia del triciclo, stampa di regime, padronato, $indakati, intellettualini e compagnia cantante) si addensano scure nubi. Certo: l’esito della votazione è tutt’altro che scontato. Ma la rapidità con cui sono state raccolte le firme di sicuro non rallegra i camerieri di Bruxelles acculati nelle varie sedi istituzionali elvetiche. Quelli che hanno rottamato il “maledetto voto” del 9 febbraio illudendosi così di aver definitivamente fregato ed umiliato il popolazzo becero che “vota sbagliato” ed osa mettere in discussione i sacri accordi con la fallita UE. Invece la partita è ancora tutta da giocare.

Casualità?

E’ senz’altro una curiosa coincidenza (casuale?) che la riuscita dell’iniziativa venga annunciata praticamente in contemporanea con l’entrata in vigore (primo luglio) della preferenza indigena light: ossia la ciofeca, del tutto inutile se non controproducente, in cui la partitocrazia federale ha trasformato la preferenza indigena ed i contingenti all’immigrazione previsti dalla Costituzione. La casta sperava che questo primo luglio avrebbe definitivamente messo la pietra tombale sul “maledetto voto” del 9 febbraio. Ed invece segna un nuovo inizio.

Più passa il tempo…

La votazione popolare sulla libera circolazione non sarà per domani. Ma più passa il tempo, più la situazione si deteriora a seguito dell’immigrazione scriteriata. Malgrado la macchina della propaganda di regime, a suon di statistiche farlocche, tenti far credere il contrario. L’attesa gioca quindi a favore dell’iniziativa. Tanto più che la libera circolazione sta saltando per aria nella stessa UE.

I camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, con le braghe sempre calate davanti ad ogni Diktat degli eurofunzionarietti; i tamberla della SECO con gli sconsiderati e vergognosi regali ai frontalieri, non fanno che rendere sempre più evidente, ogni giorno che passa, la necessità di sottrarci al colonialismo UE. Avanti con lo SWISSEXIT!

Propaganda di regime

Naturalmente, prima della votazione sulla libera circolazione, ai cittadini verrà fatto il lavaggio del cervello contro la “scellerata iniziativa”. La mobilitazione dei soldatini sarà generale ed isterica. In confronto, la campagna contro il No Billag sembrerà una passeggiata: del resto, la posta in gioco è infinitamente più alta.

Il primo disco che verrà suonato ad oltranza sarà la favoletta che l’eventuale decadenza della libera circolazione porterebbe alla fine di tutti gli altri accordi bilaterali.

Punto primo: se anche fosse? Meglio nessun accordo bilaterale che la vergognosa sudditanza attuale.

Punto secondo: la minaccia è un semplice spauracchio. L’UE non ha certo sottoscritto gli accordi bilaterali per “fare un favore” agli svizzerotti. Li ha sottoscritti perché sono nel suo interesse. Quindi, prima di buttare a mare degli accordi da cui ci GUADAGNA, solo perché uno di essi viene a cadere per volontà popolare, i balivi di Bruxelles ci penseranno non una, ma diecimila volte. Le famigerate “clausole ghigliottina” (uhhh, che pagüüüüraaa!) si possono anche dismettere. Niente è scolpito nel granito: men che meno in politica.

Referendum garantito

Intanto una cosa è chiara: con l’UE non si firma nessun accordo quadro istituzionale. A maggior ragione adesso che è certo che la devastante libera circolazione dovrà passare al vaglio del voto popolare. Ma anche in considerazione della precaria situazione UE.

Come ha scritto il prof. Barone Adesi (non un becero leghista populista e razzista) sul Corriere del Ticino di martedì: “Sarebbe prudente vedere i prossimi sviluppi del diritto europeo prima di firmare accordi quadro per la ripresa più o meno automatica delle future norme europee nell’ordinamento svizzero (…) questa fase sembra poco propizia alla conclusione di accordi duraturi”.

Più chiaro di così!

Comunque, se all’italosvizzero KrankenCassis venisse la malsana idea di sottoscrivere lo sconcio accordo quadro ed alla partitocrazia di approvarlo, il referendum è garantito!

Anche perché in caso contrario la Svizzera, che non è Stato UE, rischierebbe di rimanere la sola a farsi letteralmente dettare legge da Bruxelles, che ci imporrebbe anche i giudici stranieri: oltre al danno, la beffa.

Lorenzo Quadri