Un nuovo voto sulla libera circolazione asfalterebbe gli spalancatori di frontiere

L’iniziativa del vicolo cieco, quella che vuole cancellare il “maledetto voto” del 9 febbraio e quindi la volontà del 70% dei ticinesi, è dunque ufficialmente riuscita. Non è certo una sorpresa, e nemmeno è motivo di vanto per i promotori: è facile raccogliere le firme con i soldi del miliardario residente negli USA (dove paga le tasse costui, sempre che le paghi?). Da notare che i promotori di questa iniziativa sono gli stessi che, spinti da un incontenibile odio e da un’altrettanto incontenibile smania di apparire, vogliono sabotare la candidatura ticinese al Consiglio federale: la fazione dell’odio, ammantata di moralismo a senso unico, è sempre contro il Ticino ed i ticinesi. E’ quella fazione estremista che si riempie la bocca con concetti politikamente korretti come “il valore della diversità” ma poi fa sfoggio della più talebana intolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente.

Iniziativa contro il Ticino
L’iniziativa del vicolo cieco è quindi un’iniziativa contro il Ticino. Ma il suo obiettivo, come già scritto su queste colonne, non può essere tanto il ri-voto sul 9 febbraio, che si terrà, se del caso, in un indeterminato futuro. Si spera che i signori del vicolo cieco non siano accecati al punto da non rendersi conto che un secondo voto popolare sulla devastante libera circolazione senza limiti non farebbe che confermare il primo. Di conseguenza, lo strasussidiato pagliaccio Dimitri, il lic iur Bernasconi e compagnia brutta verranno asfaltati ancora una volta.
Su quanto poi sia etico e morale cominciare a raccogliere le firme contro un voto popolare sgradito praticamente il giorno dopo la chiusura delle urne si potrebbe disquisire a lungo, nevvero autocertificati paladini della morale, naturalmente a senso unico?

Frontiere spalancate
L’obiettivo dell’iniziativa del vicolo cieco non può dunque essere la chiamata alle urne. L’obiettivo può essere solo il sabotaggio. Ovvero, trasmettere agli eurobalivi l’immagine di un paese che non crede più al 9 febbraio. Di un paese che al primo njet di funzionarietti europei non eletti da nessuno (in genere trattasi di scartine o trombati dei governi degli Stati membri) si ritira con la coda tra le gambe. Purtroppo per gli aspiranti sabotatori, però, la volontà popolare è solo una: quella espressa un anno e nove mesi fa. E peccato anche che la Gran Bretagna, con il suo ultimatum agli eurofalliti, ci abbia dato un bel colpo di mano. Londra non vuole più la libera circolazione delle persone senza limiti e l’immigrazione fuori controllo. Bruxelles dovrà piegarsi. E, di conseguenza, dovrà riconoscere anche il voto elvetico. La libera circolazione delle persone è al capolinea. E l’agitazione isterica degli ideologi delle frontiere spalancate lo certifica.
Lorenzo Quadri