«Indispensabile riacquistare concorrenzialità fiscale»
Il deputato in Gran Consiglio e Consigliere comunale leghista Paolo Sanvido, professionalmente attivo anche nell’ambito finanziario, si esprime sulla proposta in votazione il prossimo 3 marzo.
Paolo Sanvido, perché questo è il momento per dire sì a sgravi fiscali?
Perché siamo tra i Cantoni più cari della Svizzera sia per le persone fisiche sia per le persone giuridiche.
Il tema più pesante che grava sulla fiscalità ticinese è quello della mancanza di capacità concorrenziale con gli altri cantoni.
Per noi è necessario tenere in considerazione che persone fisiche molto facoltose, così come società dalla notevole mobilità, possono essere indotte a lasciare il Cantone o a non farne il proprio domicilio o sede per cercare situazioni fiscali più favorevoli in altri Cantoni della Svizzera.
Con il fenomeno della concorrenzialità fiscale intercantonale dovremmo convivere almeno per i prossimi venti anni, poiché popolo e cantoni a grande maggioranza l’hanno confermata negli scorsi anni. Nonostante le difficoltà attuali è necessario far uscire il Ticino dagli ultimi posti della classifica intercantonale.
L’iniziativa ha in particolare considerato che:
1. in qualsiasi economia è importante garantire il consumo interno e se possibile una certa crescita (dunque banalmente vuol dire lasciare più soldi nelle tasche delle persone); Una riduzione della pressione fiscale è alla base per la crescita dell’economia.
1. in momenti di bassa congiuntura si deve procedere ad investimenti e ristrutturazioni che permettano in seguito l’aumento di produttività o margini, l’attuazione di risparmi o il miglioramento della qualità di vita;
1. in momenti di alta congiuntura si rimborsano i prestiti, si procede a degli accantonamenti per appunto tempi difficili;
1. l’unico strumento a disposizione della politica è la fiscalità e quindi bisogna andar al di là del minor gettito di uno o due anni, si deve avere il coraggio di agire con un orizzonte temporale più a lungo termine.
Minori entrate, minori possibilità di intervento dello Stato in settori anche sensibili come quello della socialità. Viste le difficoltà di far quadrare i bilanci (si pensi solo alle infinite discussioni sui preventivi 2012) quali sono secondo lei gli spazi di manovra e le sacche in cui intervenire per contenere le uscite della spesa pubblica?
Il Cantone ha dimostrato di non saper gestire le risorse pubbliche in maniera oculata. Le spese cantonali continuano a salire in maniera incontrollata. Nuove assunzioni pubbliche a cinque zeri, mandati diretti senza controllo sono solo la punta dell’iceberg di un’amministrazione pubblica che spende ogni anno 3’400 milioni di franchi di soldi pubblici. Anzi, soldi dei contribuenti.
Questi soldi vengono amministrati spesso senza applicare il minimo buon senso. L’unica soluzione, dunque, è quella di “affamare la bestia”, prima che lo Stato diventi gigantesco ed ingestibile. Le spese del Cantone aumentano ogni anno del 3%. Questo non per qualche adeguamento all’inflazione, che come sappiamo non è un fenomeno presente nella nostra economia in questi anni. Si aumentano le spese, così, per inerzia.
Le politiche del “tassa e spendi” hanno dato risultati fallimentari in tutta europa, perché è proprio in un momento di crisi che bisogna avere il coraggio di rilanciare l’economia grazie a degli sgravi fiscali che possano incentivare i consumi e gli investimenti.
Tra i motivi di chi si oppone agli sgravi così come proposti dalla Lega vi è pure quello legato al fatto che i frontalieri pagherebbero circa 20 milioni di franchi in meno di imposte. Come la mettiamo? Non è forse la Lega che vuole tassare ancora di più i frontalieri?
Proprio per ovviare a questo problema il consigliere nazionale Lorenzo Quadri ha depositato un postulalo al Consiglio Federale che chiede di spingere affinché il sistema d’imposizione fiscale dei frontalieri rientri con le aliquote del regime fiscale italiano. Questo aggiusterebbe questa leggera distorsione.
Questa proposta ha raccolto immediatamente e pubblicamente l’apprezzamento del Prof ed esperto fiscale Marco Bernasconi che vede di buon occhio l’applicazione ai frontalieri delle aliquote fiscali italiane come da noi proposto. In pratica verrebbero applicate ai frontalieri le aliquote fiscali italiane, trattenendo in Svizzera l’intera quota dell’attuale imposta alla fonte per poi versare a Roma la differenza.
Lo scopo per il nostro Cantone, e spero che su questo tutti concordiamo, è quello che il Ticino paghi meno di quello che sta facendo adesso: il 38,8% non è più proponibile. La proposta dell’On. Quadri potrebbe essere una buona soluzione che andrebbe bene sia al Ticino che all’Italia. I lavoratori frontalieri delle fasce di confine sarebbero penalizzati, ma d’altronde si andrebbe a eliminare una disparità di trattamento fiscale con quei frontalieri che sono al di fuori delle fasce di confine e che in certi casi hanno un prelievo fiscale doppio di quello dei loro “colleghi” a ridosso del confine.
MDD