La partitocrazia è schierata compatta e si prepara a fare il lavaggio del cervello

 

Nessuna sorpresa al Consiglio nazionale sul No Billag. A larga maggioranza, l’iniziativa è stata respinta con 122 voti a 42, con 16 astenuti. Nemmeno il controprogetto che prevede l’abbassamento del canone a 200 Fr l’ha spuntata. La partitocrazia si è dunque allineata. Consiglio federale, Consiglio degli Stati e Consiglio nazionale sono tutti d’accordo. La “spregevole” (secondo loro) iniziativa va respinta senza controprogetto.

La portata di queste decisioni va tuttavia relativizzata. Si tratta infatti unicamente di stabilire le indicazioni di voto della Confederazione, da indicare sul libretto trasmesso agli elettori. Trattandosi di un’iniziativa popolare, la parola finale l’avranno i cittadini nelle urne.

Democrazia in pericolo?

La casta si schiera dunque compatta dietro l’emittente di regime. I pochi Sì raggranellati dall’iniziativa (dopo il rifiuto di entrata in materia sul controprogetto) vengono tutti dalla Lega e dal campo Udc. Il mercanteggiamento emerge con evidenza. Al Nazionale, lo  si leggeva pure tra le righe di certi interventi. La SSR dà visibilità a noi politicanti; ci fa campagna elettorale: perché dunque dovremmo contrastarla in qualche modo? E se poi non veniamo più invitati alle trasmissioni?

Questo ragionamento, puramente opportunistico, viene poi infiocchettato con fetecchiate sui massimi sistemi. Come quella sulla democrazia in pericolo. Eh già: chiedere che si discuta sul ruolo e sulle risorse di cui deve disporre la TV di Stato significa mettere in pericolo la democrazia. Come no: la democrazia in Svizzera esiste grazie alla SSR che di fatto è un monopolio statale. Oltretutto intenzionato a gonfiarsi ad oltranza. E questo significa evidentemente levare spazio ad altri media (non solo elettronici). Il che è più o meno il contrario della democrazia. Idem con patate la storiella della coesione nazionale. Anch’essa esiste da ben prima della creazione della SSR!

Il ricatto

E che dire del continuo becero ricatto cui le minoranze linguistiche vengono sottoposte perché beneficiano di una quota parte di canone superiore a quella che pagano? La ridistribuzione viene brandita come una clava, per stroncare ogni critica all’emittente di regime. Visto che voi esponenti delle minoranze linguistiche “ricevete” (?) di più di quel che pagate, zitti e mosca. Ma stiamo scherzando?

E’ il caso di ricordare che le particolarità ticinesi vengono tenute in considerazione solo a geometria variabile. In questo ridente Cantone anche il mercato del lavoro, che è assai più importante della RSI, presenta delle particolarità (per usare un eufemismo). Leggasi invasione da sud. Il Ticino paga di gran lunga il prezzo più alto della devastante libera circolazione delle persone. Di  questo però alla partitocrazia federale assai poco importa.

Autolesionismo

Ciliegina sulla torta, a smentire la tesi della “SSR intoccabile perché tutto quello che fa è servizio pubblico” provvede l’emittente stessa. Di recente è riuscita a pubblicare sul canale youtube di una sua trasmissione un video in cui una coppia di presentatori illustra il modo migliore per masturbarsi. Più che al servizio pubblico, qui siamo al “servizietto”. Se la SSR ha le risorse per realizzare simili programmi, vuol dire che ha troppe risorse.

Un buon risultato…

L’iniziativa No Billag non ha chance di vittoria, certamente non a livello nazionale. Questo l’hanno capito anche i paracarri. Ma un buon risultato  in votazione popolare dovrà giocoforza portare ad una discussione seria sulle risorse a disposizione della SSR, sul suo mandato di servizio pubblico ed ovviamente sul canone più caro d’Europa, maldestramente trasformato in un’imposta pro-SSR. Discussione in cui, c’è da sperare, i critici della radioTV pubblica, che adesso la partitocrazia tenta di infangare come traditori, potranno contare sul sostegno di una fetta importante di elettorato favorevole al No Billag.

Lorenzo Quadri