Il 27 settembre dobbiamo ribadire quello che abbiamo già votato, affinché diventi realtà

Il prossimo 27 settembre voteremo sull’iniziativa « per la limitazione » (dell’immigrazione). Il nome dell’iniziativa è chiarissimo: limitazione. Non certo “azzeramento” dell’immigrazione, come tenta di far credere la partitocrazia cameriera dell’UE.

Che ci sia necessità di limitare l’immigrazione è incontestabile. Infatti:

  • in Ticino il 30% della popolazione è straniera (a Lugano quasi il 40%). E poi qualcuno ha ancora la faccia di tolla di accusare i ticinesi di xenofobia?
  • Dal 2007, data in cui è entrata in vigore la libera circolazione delle persone senza limiti, in Svizzera è immigrato un milione di persone. Il che equivale – tanto per fare un po’ di conti della serva all’indirizzo degli spalancatori di frontiere ro$$overdi – a circa mezzo milione di appartamenti (leggi: cementificazione), ad altrettante automobili (inquinamento), a 2 miliardi di KWh di consumo annuo di elettricità, eccetera.
  • Sempre a seguito della devastante libera circolazione delle persone, in Ticino i frontalieri sono raddoppiati passando a quota 70mila. Quelli impiegati nel terziario sono i due terzi; quindici anni fa erano un terzo del totale. In dieci anni, tra il 2009 ed il 2019, i frontalieri nel terziario sono aumentati di 20mila unità. La stragrande maggioranza dei nuovi frontalieri è dunque andata a lavorare negli uffici. Altro che cantieri, altro che ospedali! Nei settori dove i permessi G integrano i residenti, come può essere quello dell’edilizia, il loro numero è rimasto più o meno costante nel tempo. Nel terziario, dove li soppiantano, sono invece esplosi.
  • Ciliegina sulla torta: in Ticino quasi il 30% dei lavoratori è frontaliere. Se ad essi si sommano gli stranieri residenti, si arriva circa al 51%. Dunque, nel nostro Cantone, la maggioranza dei lavoratori è straniera.

Nessuna esigenza dell’economia

E che nessuno ci venga a raccontare che simili cifre e percentuali rispondono ad una qualsivoglia esigenza dell’economia, perché gli ridiamo in faccia. Una situazione del genere, che in nessun altro paese al mondo verrebbe tollerata (altrove la gente sarebbe già scesa in piazza coi forconi) non ha alcuna giustificazione. I ticinesi – i votanti: non i soldatini della partitocrazia, lontani anni luce dalle difficoltà dei cittadini – ne sono ben consapevoli. Ed infatti la limitazione (che, ripetiamo, NON E’ l’azzeramento) dell’immigrazione l’hanno già votata oltre 6 anni fa, il “famoso” 9 febbraio del 2014. Da allora, la limitazione dell’immigrazione è iscritta nella nostra Costituzione. Ma il triciclo PLR-PPD-P$$, Verdi-anguria ovviamente inclusi, ignora la volontà popolare e viola la Costituzione.

La ciofeca

Come sappiamo infatti nel dicembre 2016 a Berna la partitocrazia ha votato la ciofeca denominata preferenza indigena light, entrata in vigore nel luglio 2018, la cui utilità è pari a ZERO. Del resto, se così non fosse, non sarebbe stata entusiasticamente accettata dai balivi di Bruxelles. La preferenza indigena light è semplicemente un obbligo di annuncio agli URC (Uffici regionali di collocamento) dei posti di lavoro vacanti in determinati settori. Non c’è alcun obbligo di assunzione. Un simile modello non è solo inutile; è perfino un boomerang. Infatti, un numero crescente di disoccupati ticinesi non è più iscritto agli Uffici regionali di collocamento, avendo esaurito le indennità di disoccupazione. Per contro, agli URC si possono iscrivere anche i frontalieri. Per il momento sono pochi. Ma un domani non sarà più così. Infatti, l’Unione europea mira a far pagare la disoccupazione dei frontalieri non più principalmente allo stato di residenza, come accade ora, bensì a quello in cui lavoravano. Ciò implicherebbe, per la Svizzera, oltre ad una spesa ulteriore di centinaia di milioni di Fr all’anno, l’iscrizione in massa agli URC dei frontalieri disoccupati. I quali, di conseguenza, beneficerebbero anche loro della preferenza indigena light!

Preferenza indigena heavy

E’ evidente che questa  situazione non può continuare. Serve una preferenza indigena vera. Non light, ma heavy. Questo è quanto hanno votato la maggioranza dei cittadini svizzeri e quasi il 70% dei ticinesi (secondo l’ex presidente cantonale e nazionale del PLR Fulvio Pelli, sono tutti xenofobi).

A maggior ragione adesso che siamo alle soglie della più grave crisi occupazionale del dopoguerra, è vitale che i posti di lavoro in Ticino vengano riservati prioritariamente a chi in Ticino ci vive. L’immigrazione non va annullata: nessuno lo immagina e nessuno l’ha mai chiesto. Ma deve tornare ad essere controllata. Sentiamo ripetere ad oltranza che, a causa del virus cinese, “il mondo è cambiato”. E allora, anche noi dobbiamo cambiare.

Lorenzo Quadri