E’ evidente che la Regione Lombardia sta prendendo iniziative “in grande stile” onde evitare che il Ticino possa beneficiare anche solo della minima ricaduta positiva derivante dalla vicinanza con la vicina Penisola.
Nei giorni scorsi è stato deciso l’aumento degli sconti sulla benzina nei distributori della fascia di confine italiana. Obiettivo: annullare la differenza di prezzo del carburante al di qua e al di là della frontiera, e, di conseguenza, il pendolarismo del pieno dall’Italia. Trattasi quindi di intervento protezionista della Lombardia: l’avesse fatto la Svizzera, ma purtroppo non si sogna nemmeno, i nostri vicini sarebbero stati i primi a mettersi a starnazzare invocando interventi da parte degli eurobalivi di Bruxelles.
Venerdì la nuova iniziativa: provvedimenti speciali per evitare la delocalizzazione in Ticino di aziende lombarde. A parte il fatto che, se queste aziende arrivano nel nostro Cantone per assumere solo frontalieri, e magari non pagare nemmeno le tasse in Ticino, possono restare dove sono.
Naturalmente la Lombardia, che giustamente (dal suo punto di vista) vuole sgravare del lavoro amministrativo le sue aziende in funzione anti-delocalizzazione, ben si guarda, ad esempio, dal rendere meno macchinose le procedure per eventuali ditte o artigiani ticinesi che, in base ai devastanti accordi bilaterali, intendessero lavorare in Italia. Da noi invece i padroncini si possono notificare on-line, e la SECO è contraria ad abolire le notifiche elettroniche sostituendole con uno sportello perché sarebbe troppo scomodo (sic!) per padroncini e distaccati.
Agli attacchi manifesti all’economia ticinese fa, come scritto su queste colonne in svariate occasioni, da stridente contraltare l’invasione di frontalieri e padroncini, attivamente sostenuta dall’Italia: la quale, incapace di mettere i propri concittadini nella condizione di guadagnarsi da vivere in casa propria, fomenta l’emigrazione. Naturalmente senza che da parte svizzera arrivi una qualche reazione o contromisura: non sia mai, mica vorremmo rischiare di non essere considerati sufficientemente “aperti”!
Non è tutto. L’invasione di frontalieri e padroncini, per cui possiamo ringraziare la devastante libera circolazione delle persone e chi l’ha sostenute, sta rapidamente portando allo sfacelo il mercato del lavoro ticinese. L’esplosione del numero delle persone in assistenza – basti pensare che a Lugano la spesa per l’assistenza era di 3.3 milioni nel 2012 mentre si annunciano 4.7 milioni per fine 2013 – ne è un chiaro segnale.
Ma l’invasione di padroncini e frontalieri manda in tilt anche la nostra viabilità, , visto che tutti questi lavoratori arrivano in Ticino uno per macchina. Non per questo l’Italia si sogna di fare la propria parte nell’incentivare l’utilizzo dei treni.
Alla famigerata stazione di Albate Camerlata, e non solo lì, non hanno neppure realizzato il Park&Ride. Ma nemmeno la biglietteria. Forse pretendono che il Ticino faccia viaggiare i frontalieri gratis. Quanto alla Stabio-Arcisate, la Regione Lombardia, malgrado abbia sottoscritto una convenzione, tenta di scaricarsi dalle proprie responsabilità per il disastro annunciato, vale a dire l’ennesima fregatura ai danni degli svizzerotti fessi che si fidano delle promesse italiane: sulla tratta elvetica trenino con tanto di doppio binario a costo di 200 milioni, di cui 100 stanziati dal contribuente ticinese. Dopo il confine, erba e sterpaglie e nessun binario.
A ciò si aggiunge la brillante proposta della sindaca di Induno Olona di regalare a noi la terra contaminata con l’arsenico.
Insomma, sorrisi e pacche sulle spalle e poi non solo ci fanno su davanti e didietro, ma ci boicottano pure. Ma noi continuiamo imperterriti ad applicare la libera circolazione delle persone a nostro danno e a versare i ristorni dei frontalieri.
Lorenzo Quadri