Si torna a parlare di iniziativa per l’espulsione degli stranieri che delinquono. L’interminabile iter di questa iniziativa, accettata in votazione popolare nel 2010, è peraltro una plateale dimostrazione del sistema dei due pesi e delle due misure vigente in quest’ambito.
Le iniziative popolari di stampo ro$$o-verde, in nome del politikamente korretto, vengono applicate per direttissima. Quando si tratta invece di iniziative mirate all’espulsione di stranieri che commettono abusi e reati, ecco che si comincia subito a cincischiare. Si cincischia, va da sé, per paura di contrariare il padrone europeo. E’ inutile girarci attorno. La volontà della Berna federale, e lo si vede quotidianamente, è quella di rendere la Svizzera sempre più eurocompatibile. In ogni campo. Si va dalla piazza finanziaria, che infatti viene sfasciata sempre più ogni giorno che passa, all’esercito di milizia e alle sue tradizioni. E, ovviamente, l’espulsione dei delinquenti stranieri. Con la libera circolazione delle persone la Svizzera ha sciaguratamente rinunciato, per la gioia dell’unione europea, a controllare la propria immigrazione. Con risultati prevedibilmente catastrofici. Tornare ad esercitare il controllo su questo aspetto estremamente importante nella vita di una nazione significa mettersi in urto con l’Unione europea. In altre parole, il subdolo lavoro di eurocompatibilità, portato avanti con una tattica del salame (una fetta alla volta) in tutti i campi – basti pensare che, ad esempio, anche il nuovo programma energetico appena mandato in consultazione dal Consiglio federale comporta l’adozione di una sfilza di norme europee – rischia di venire compromesso. Compromesso da un voto del popolo bestia che proprio non ne vuole sapere di smantellare le frontiere nazionali ed aderire all’UE, obiettivo ultimo del Consiglio federale.
Così, mentre il giorno stesso della votazione sull’iniziativa contro le residenze secondarie è toccato sentire da parte della ministra Leuthard affermazioni del tenore seguente “da domani cambia tutto”, il Consiglio federale si arrampica sui vetri per eludere il voto popolare in materia di espulsione di cittadini stranieri. Così manda in consultazione varianti annacquate e gattopardesche, all’insegna del cambiare tutto affinché nulla cambi.
Al punto da rendere necessario – novità assoluta – il lancio di un’iniziativa d’attuazione. Ossia un’iniziativa popolare che chieda che l’iniziativa già approvata venga attuata. Di per sé un pericoloso precedente. Si rischia infatti di spingere l’autorità federale a non trasporre in realtà iniziative scomode, sebbene approvate dal popolo, finché i promotori non procedono ad una seconda raccolta di firme. Di fatto dunque un raddoppio della difficoltà nell’esercizio dei diritti popolari.
Un primo passo
Una cosa è certa. La libera circolazione delle persone non è sostenibile. Inutile continuare ad applicare cerotti sulla gamba di legno. La Svizzera, che sta meglio rispetto al resto dell’UE e questo solo perché, grazie a ripetuti voti popolari, ne è rimasta fuori, deve tornare ad esercitare il controllo sull’immigrazione, compresa ovviamente quella di frontalieri e padroncini. L’espulsione dei cittadini stranieri che delinquono od abusano del nostro Stato sociale è dunque un primo passo. Altri dovranno seguire.
Lorenzo Quadri