Come mai Berna ha così fretta di mettere in vigore l’iniziativa contro le case di vacanza mentre se la prende moooolto comoda con quella che prevede l’espulsione dei delinquenti stranieri?

 

Come volevasi dimostrare, c’è grande preoccupazione per le conseguenze dell’iniziativa contro le residenze secondarie – quindi contro i rustici e contro il turismo – approvata a livello federale con maggioranza risicata (50.6%) lo scorso 11 marzo. In Ticino l’iniziativa è stata respinta.

Nel caso di altre iniziative approvate dal popolo con margine ben più ampio e in tempi precedenti, la Confederazione ben si guarda dall’attivarsi come dovrebbe. Sicché la concretizzazione degli articoli votati è ancora in alto mare. Si pensi ad esempio a quel che accade, o piuttosto non accade, nel caso dell’iniziativa per l’espulsione degli stranieri che delinquono o che abusano del nostro Stato sociale.

L’iniziativa anti-rustici, invece, sembra godere di un canale preferenziale a dir poco sospetto. Lo zelo messo in campo dalla direttrice del DATEC Doris Leuthard – che i maligni paragonano ad un grosso uccello bianco che non è un cigno –  non ha precedenti.

Intanto gli iniziativisti, mentre da un lato dichiarano di auspicare “norme d’applicazione intelligenti e non troppo rigide”, dall’altro giocano al rialzo appena possibile.

Chiariamo subito una cosa: il Consiglio federale, prima di sognarsi di bloccare anche solo una licenza edilizia per una nuova casa di vacanza in Ticino, deve tradurre in realtà l’espulsione degli stranieri delinquenti, così come votata dal popolo.

 

Comuni sotto tutela

I Cantoni turistici, per lo meno, si sono attivati subito. Quale sia il rischio per il Ticino lo sappiamo. Nel nostro Cantone il tetto massimo del 20% di residenze secondarie è superato pressoché ovunque; nelle regioni discoste lo è ampiamente. L’iniziativa mette queste regioni sotto tutela. I Comuni non possono più decidere autonomamente quante case di vacanza vogliono sul proprio territorio. I primi a rischiare di cadere sotto la falce talebana sono i rustici. 7-8000 oggetti si trovano (si trovavano?) sulla rampa di lancio per l’ottenimento della sospirata licenza edilizia, in base al PUC-PEIP 2 che dovrebbe venire votato in Gran Consiglio nel giro di un mesetto. Un lavoro immane che, a meno di chiari correttivi nell’applicazione dell’iniziativa, si dimostrerà del tutto inutile perché di rustici, a seguito della quota massima del 20%, non se ne potrà ristrutturare nemmeno uno.

A ciò va aggiunto che l’iniziativa contro le residenze secondarie penalizzerà pesantemente anche l’industria alberghiera, privata della possibilità di finanziarsi tramite gli Aparthotel, come pure le aziende edili locali.

 

Iniziativa discriminatoria

L’iniziativa non esplica i propri effetti in modo uniforme sul territorio nazionale, ma penalizza in modo particolare pochi Cantoni: in prima linea il nostro (e ti pareva), il Vallese ed i Grigioni. Con questo  agire discriminatorio si tira pesantemente la corda del federalismo. Il Vallese ha già minacciato la disobbedienza civile, dicendo che, semplicemente, si rifiuterà di applicare l’eventuale blocco edilizio. Lo ha fatto forte di un risultato “bulgaro” all’interno del Cantone. In Ticino il popolo ha rifiutato l’iniziativa, ma con una maggioranza meno netta. Resta il fatto che l’unica risposta ad una Berna federale che si dimostrasse sorda alle esigenze dei Cantoni sarebbe lo strappo. Strappo tanto più giustificato nella misura in cui – come emerge dal caso dell’iniziativa per l’espulsione degli stranieri che delinquono –anche in materia di iniziative popolari approvate vige il sistema dei due pesi e delle due misure, in base al quale le proposte $inistrorse godono di sfacciati canali preferenziali. Chissà come mai?

Lorenzo Quadri