Ai kompagni gli rode, eccome che gli rode…

Meno di due settimane fa sono state consegnate le firme, ben 10’200, a favore dell’iniziativa per l’insegnamento della civica  nelle scuole medie e medie superiori.
L’iniziativa ha riscosso un notevole successo, tant’è che le firme necessarie alla sua riuscita sono state raccolte in una decina di giorni. Un successo che ha sorpreso (naturalmente in positivo) gli stessi membri del comitato promotore (di sicuro ha sorpreso chi scrive, che pure di iniziative e referendum qualcuno ne ha visto). Il tema quindi scalda gli animi più di quel che si sarebbe potuto pensare. Lo confermano pure le critiche, pretestuose (alcune semplicemente deliranti, come quelle del prof Cavalli) piovute sulla proposta.
La civica non è né di destra né di sinistra. Si tratta di trasmettere, tra le varie nozioni che vengono insegnate a scuola, anche la conoscenza dei meccanismi che stanno alla base del nostro Stato federale. Non si tratta di conoscenze di poco conto perché gli scolari di oggi tra qualche anno saranno chiamati a fare il proprio dovere di cittadini. E il minimo, dunque, è che lo facciano con delle basi sufficienti. Inoltre, magari qualche giovane in più comincerebbe ad interessarsi all’attività politica, il che non sarebbe un male.
Queste basi  attualmente non ci sono. Le nozioni di civica tra i neodiciottenni sono nella stragrande maggioranza dei casi inesistenti.  Non c’è bisogno di grandi indagini per accorgersene, basta una mini-inchiesta sul territorio.
Non si capisce – o piuttosto lo si capisce fin troppo bene – perché in una scuola pubblica che pretende di insegnare di tutto e di più, e c’è chi vorrebbe addirittura che insegnasse la religione islamica, l’educazione civica dovrebbe rimanere relegata nel ruolo di figlia della serva. Ossia, dovrebbe rimanere confinata nei ritagli di tempo (inesistenti) lasciati da altre materie e senza una valutazione propria. Niente valutazione uguale niente studio e niente apprendimento, e anche in questo caso non ci vogliono delle grandi inchieste per accorgersene.
Che la $inistra sia contraria all’insegnamento della civica non sorprende. Chi vuole smantellare la Svizzera per portarci nell’Unione europea, che è fallita, non ha alcun interesse nel portare a conoscenza dei giovani le peculiarità elvetiche.
Anzi, queste devono sparire dalle scuole per poi sparire dalla testa dei cittadini. Così la via dell’europeismo, delle frontiere spalancate, della distruzione della nostra identità e della disastrosa multikulturalità diventa più facile da percorrere. La marginalizzazione della civica, sentita come troppo Svizzera e quindi da eliminare, è una conseguenza della colonizzazione della scuola da parte della $inistra. La $inistra considera la scuola pubblica come “cosa sua”. Ciò che però assolutamente non è.  Da qui lo scomposto agitarsi contro l’introduzione della civica, che – come detto – non è di destra, ma nemmeno di $inistra; e questo è già fin troppo per i kompagnuzzi. Del resto quella sulla civica è una delle pochissime iniziative sulla scuola a non arrivare da $inistra, ben si comprende dunque la stizza di chi vede invaso da altri quello che – impropriamente, sia chiaro – ritiene il proprio territorio esclusivo.
E, per inciso, c’è scommettere che i kompagni, che sono contrari all’insegnamento della religione cristiana a scuola, che sono contrari ai crocifissi nelle aule, che sono contrari alla civica, sarebbero però favorevoli , in nome della multikulturalità (che è completamente fallita) e del politikamente korretto all’insegnamento dell’Islam.
Bisognerebbe semmai  sottolineare che gli iniziativisti, conoscendo l’orientamento politico di una grossa fetta degli insegnanti, si prendono un bel rischio a proporre l’insegnamento della civica, ben sapendo che il rischio di travisamenti e strumentalizzazioni è alquanto elevato. E’ chiaro che su questo aspetto occorrerà vigilare. Ma, come dice il proverbio, chi non risica non rosica.
Lorenzo Quadri