I “cento giorni” di KrankenCassis e le operazioni di marketing… sul nulla?
Il Consigliere federale binazionale Ignazio KrankenCassis ha tenuto nei giorni scorsi a Lugano il bilancio dei suoi primi cento giorni in governo. Non si è ben capito cosa abbia fatto di così importante in questi tre mesi da sentire l’esigenza di presentarne un resoconto pubblico. Evidentemente si tratta di una semplice operazione di marketing, come ben dimostra la scenografia con scatole, cubi e triangoli colorati di cartone (probabilmente requisiti da un asilo d’infanzia nelle vicinanze).
La conferenza si è tenuta a Lugano poiché il Ticino è “terra d’origine” del ministro degli esteri (a noi risulta invece che la terra d’origine sia più a sud…) e perché il nostro Cantone “sull’Italia (equiparata all’UE) è scettico come nessun’altra regione di confine”.
Chissà come mai?
Ohibò, chissà a cosa si deve questo “scetticismo” (chiamiamolo così) ticinese? Forse al fatto che la partitocrazia, in primis proprio il PLR di KrankenCassis, ha mandato il nostro Cantone allo sbaraglio con la devastante libera circolazione delle persone? Intanto il PLR non solo rifiuta categoricamente la preferenza indigena (perché gli imprenditori liblab devono essere liberi di assumere frontalieri a go-go lasciando a casa ticinesi), ma non ne vuole sapere nemmeno di misure di piccolo cabotaggio quali ad esempio i controlli preventivi sui permessi di lavoro. L’ex partitone ha votato contro i controlli in Gran Consiglio; il presidente del partito si è vantato di questo njet; i soldatini PLR piazzati nelle associazioni economiche hanno sbroccato contro la maggioranza parlamentare rea di averli approvati.
E non osiamo immaginare quante ne dirà ancora l’ex partitone contro “Prima i nostri” quando si tratterà di votare in Gran Consiglio… Noi, ovviamente, attendiamo al varco e pubblicheremo sul Mattino nome e cognome dei deputati che si esprimeranno contro quanto votato dalla maggioranza dei ticinesi.
Notizia sconvolgente?
Al di là di questo, Cassis nella sua conferenza ha dichiarato un paio di altre cosette, del tipo: “La Svizzera è intenzionata a trovare un accordo quadro sulle questioni istituzionali ma questa intesa non deve essere fine a se stessa e sottoscritta a qualsiasi costo”. Ah ecco, sarebbe questo il famoso tasto reset? Sarebbe questa la notizia sconvolgente? E ci sarebbe mancato altro che ci si venisse a dire che bisogna sottoscrivere a qualsiasi costo! Che una trattativa possa anche sfociare in nessun accordo, è semplicemente ovvio. Lo scandalo è semmai che qualcuno continui a tentare di farci bere la fregnaccia che la Svizzera deve sempre e comunque calare le braghe con l’UE, in caso contrario arriva l’Apocalisse.
La frottola dei “Paesi amici”
Inoltre, è ora di darci un taglio anche con la storiella dei “paesi amici”. Il presidente non astemio della Commissione europea, Jean-Claude “grappino” Juncker, ha avuto la faccia tosta di definire l’accordo quadro istituzionale con l’UE un “accordo di amicizia”. Amicizia un fico. Questo delirante trattato permetterebbe ai balivi di Bruxelles di comandare in casa nostra. Cosa che nessuna nazione indipendente e sovrana potrebbe tollerare. I cosiddetti “paesi amici” si fanno semplicemente gli affari propri approfittandosene degli svizzerotti. Lo si vede benissimo con la devastante libera circolazione delle persone e con l’assalto alla piazza finanziaria svizzera. Ed infatti, ma guarda un po’, i sedicenti “amici” italici e francesi non figurano tra gli 11 firmatari della lettera di critiche all’indirizzo della commissione UE per la decisione di riconoscere l’equivalenza alla borsa svizzera solo per un anno. Decisione che è smaccatamente discriminatoria.
Scendere dal mirtillo
Di “amicizia” non c’è l’ombra; per cui la prima cosa che potrebbero fare i camerieri dell’UE in Consiglio federale, è scendere dal mirtillo e piantarla di immaginare che tutti ci vogliano bene e che propongano accordi che sarebbero nel nostro interesse (tutti buoni samaritani?); perché sono balle di fra’ Luca. Grazie a questa mentalità – che non si può nemmeno definire “buonista-coglionista” dal momento che è coglionista e basta – gli svizzerotti si sono fatti infinocchiare in passato, si fanno infinocchiare nel presente e continueranno a farlo anche in futuro.
Certo che se pensiamo di andare a farci valere a Bruxelles mandando a fare il negoziatore capo l’ennesimo burocrate eurofilo ed euroturbo, ovvero il buon Roberto Balzaretti appena promosso da KrankenCassis…
Tutti nel piatto
Intanto, dopo il forum di Davos, il presidente di turno della Confederella kompagno Alain Berset ha richiamato all’ordine i consiglieri federali: ognuno ha fatto il proprio verso sulla questione dei rapporti con l’UE rilasciando dichiarazioni manifestamente contraddittorie. Se tutti giocano a fare i ministri degli esteri, vuol dire che il titolare del Dipartimento non gode di particolare considerazione all’interno del collegio governativo (uella); altrimenti i colleghi non si permetterebbero di “entrare nel suo piatto” in modo così smaccato.
Lorenzo Quadri