Rapina in casa a Sementina: per ora pochi casi, ma in futuro, “grazie” al triciclo…

Venerdì, poco prima di mezzanotte, in quel di Sementina due malviventi a volto coperto hanno fatto irruzione nell’appartamento di un 56enne svizzero. L’uomo è stato minacciato e legato ad una sedia, nel mentre che i rapinatori svaligiavano l’appartamento. Dopo aver messo a segno il colpo, i delinquenti si sono dileguati. Mentre la vittima è riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Nessuno è rimasto ferito. Questo lo scarno comunicato del Ministero pubblico su una vicenda che a noi, notoriamente beceri populisti e razzisti, fa nascere spontanea qualche domandina.

Destinati ad “europeizzarci”

Tanto per cominciare: chi sono i due rapinatori? Chissà come mai, abbiamo il sospetto che non si tratti di “patrizi di Corticiasca” (e nemmeno di Monte Carasso). Ma come, immigrazione non era uguale a ricchezza? Ma come, le frontiere spalancate giorno e notte non avrebbero dovuto aumentare (!) la sicurezza? (Quest’ultima fregnaccia della casta non se la berrebbe nemmeno un bambino dell’asilo).

Ma soprattutto: quella messa a segno è una rapina in casa, in presenza dell’inquilino, che è stato aggredito dai malviventi. Si tratta di una “tipologia di reato” che dalle nostre parti, per fortuna, è ancora relativamente rara. Non così al di là della ramina (anche poco al di là). Non serve il Mago Otelma per prevedere quale sarà l’evoluzione in regime di devastante libera circolazione delle persone e di frontiere spalancate, ovvero di libera circolazione dei delinquenti. Anche in campo di rapine in casa, siamo destinati ad “europeizzarci”. Ringraziamo il triciclo PLR-PPD-P$$!

C’è un altro elemento da considerare. In futuro sempre più persone, soprattutto anziane (ma non solo), abiteranno da sole. Saranno quindi facile bersaglio di delinquenti senza scrupoli.

Eppure, davanti a questa situazione, in Consiglio nazionale la partitocrazia è riuscita ad affossare l’iniziativa di chi scrive che chiedeva ilpotenziamento del diritto alla legittima difesa di chi viene aggredito in casa propria.

Hai capito i soldatini della casta?

Prima spalancano le frontiere alla criminalità straniera violenta (perché “bisogna aprirsi”). Poi bloccano qualsiasi misura volta ad evitare l’arrivo di delinquenti stranieri, vedi la chiusura notturna dei valichi secondari – mozione Pantani, da mettere in vigore subito! – o la sospensione dei fallimentari accordi di Schengen (una decisione, questa, già presa e prolungata ad oltranza da svariati Paesi UE). Già, perché la priorità della casta internazionalista non è la sicurezza della Svizzera e dei suoi abitanti. Ma quando mai! La priorità è la sottomissione ad accordi internazionali del piffero!

Poi arriva il climax: non ancora contenta, la partitocrazia PLR-PPD-P$$ rifiuta scandalizzata di potenziare il diritto alla legittima difesa di chi viene aggredito in casa propria. Il che di fatto significa impedire alle vittime di difendersi, criminalizzando chi lo fa. E’ il colmo: chi si difende da delinquenti penetrati nella sua abitazione (un luogo dove chiunque ha il sacrosanto diritto di sentirsi al sicuro), e di cui ovviamente non è in grado di valutare la pericolosità, rischia di finire sul banco degli imputati. Questo è ciò che accade ora. Se poi la vittima di un’aggressione in casa si difende con un’arma da fuoco, apriti cielo! Ed infatti sempre la stessa partitocrazia ha calato le braghe davanti al Diktat dell’UE che vuole disarmare i cittadini onesti. Per fortuna contro questo ennesimo sconcio è stato lanciato il referendum, che è riuscito trionfalmente. Adesso speriamo nella volontà popolare.

Il bel regalo

Cittadini inermi, disarmati, a cui si impedisce di difendersi, alla mercé di una pericolosa delinquenza d’importazione a cui si sono spalancate le porte. Ecco l’ennesimo “bel regalo” della partitocrazia alla Svizzera; ed in particolare alle regioni di confine, che sono per ovvi motivi le più esposte. Prima o poi ci scapperà il morto, e allora si saprà chi ringraziare.

C’è da sperare che i cittadini, al momento di depositare la scheda elettorale nell’urna, ne terranno debito conto.

LORENZO QUADRI