Ma guarda un po’, si avvicina il secondo compleanno del “maledetto voto” del 9 febbraio e a qualcuno comincia a “diventare fredda la camicia”. Sicché il buon Johann Schneider Ammann, dopo l’ennesimo incontro con il presidente della commissione UE eurobalivo Jean-Claude Juncker (speriamo che almeno non l’abbia sbaciucchiato come fatto con la Simonetta) lancia il suo appello numero 145’764’987 a sostegno della via bilaterale.
Questo mantra del “bilaterali è bello ed indispensabile” comincia decisamente a scocciare. Soprattutto per la sua ipocrisia. E già: prima si lascia degenerare la situazione in Ticino, abbandonandolo in balia dell’invasione di frontalieri e padroncini. Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, anche nel 2015 il numero delle notifiche di padroncini e distaccati ha conosciuto l’ennesima impennata, ed è ormai vicino a quota 44mila (oltre 3500 in più rispetto al 2014). Non solo, ma per meglio giustificare l’ingiustificabile – ossia che la Confederazione ha scientemente considerato il Ticino ed i ticinesi sacrificabili sull’altare dei bilaterali – ci si inventa una lunga serie di studi farlocchi e di statistiche taroccate con l’obiettivo di far credere che “tout va bien, madame la marquise”.
L’errore di fondo
E’ però stato commesso un errore capitale: non si è considerato – malgrado un gigantesco precedente nel 1992 quando si trattò di decidere l’adesione della Svizzera allo SEE – che in una votazione popolare “ogni scheda conta” e può fare la differenza. Quindi il Ticino avrebbe potuto essere decisivo. Come è puntualmente avvenuto il 9 febbraio 2014.
Ma le incoerenze proseguono. Sempre il buon Schneider Ammann, PLR, viene a suonare la manfrina dei Bilaterali da mantenere ad ogni costo, però poi affossa il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie, lungamente studiato con il governo ticinese, con una giustificazione del piffero: il franco forte. Quando semmai il franco forte, aggravando il dumping salariale, avrebbe dovuto essere un motivo per accelerare il potenziamento.
Magari sarebbe anche ora di rendersi conto che il notorio autolesionismo degli svizzerotti in nome del “dobbiamo aprirci” conosce comunque dei limiti. Se almeno Schneider Ammann, ministro dell’Economia, si stesse adoperando per mitigare le devastanti conseguenze della libera circolazione delle persone, potrebbe (dal suo punto di vista) perorare la causa dei bilaterali. Ma pretendere di perorarla facendo tutt’altro, è davvero un po’ troppo.
Clausole fumogene
Da notare poi che il Consiglio federale immagina (o finge?) di giocare con i funzionarietti UE la carta della famosa clausola di salvaguardia, che verrebbe introdotta unilateralmente dal governo svizzero in caso di mancato accordo con l’unione europea sul voto del 9 febbraio. Peccato che il funzionamento concreto e le conseguenze di detta clausola non li abbia capiti nessuno. Quello che si sa ora indica astrusi meccanismi che si attiverebbero a scoppio ritardato: quindi quando i valori soglia fissati per l’immigrazione sarebbero già stati superati. Oltretutto nemmeno si capisce come sarebbe calibrata la clausola, perché anche quello che mena il gesso è in grado di capire che se i valori soglia vengono fissati troppo in alto, non hanno alcun effetto e non servono ad un tubo. Senza dimenticare che in Ticino il problema principale è legato allo svaccamento del mercato del lavoro in regime di libera circolazione delle persone e non all’immigrazione (per quanto stratosferica) di residenti.
La tattica è manifesta: si cerca di prendere per sfinimento i sostenitori del “maledetto voto”. Non ci caschiamo.
Lorenzo Quadri