Da Berna arriva il nuovo lockdown. Mentre sui vaccini e sui tamponi rapidi si ronfa
Erano nell’aria da tempo, e puntualmente sono arrivate da Berna le misure da simil-lockdown. Del resto, sono settimane che la stampa di regime, a cominciare da quella di sedicente servizio pubblico, si produce in un martellante terrorismo mediatico finalizzato a rendere isterica la popolazione ed a convincerla che bisogna chiudere un’altra volta. L’epilogo era quindi scontato. A maggior ragione pensando che i paesi a noi vicini stanno decretando lockdown più o meno severi. Ed i camerieri dell’UE in Consiglio federale non sono minimamente in grado di resistere alle pressioni in arrivo dall’estero.
Se l’epilogo era scontato, molto meno scontato è che arriveranno i risultati sperati.
Quali risultati?
Il Ticino, come sappiamo, ha adottato misure più restrittive della media svizzera. Sia nella prima ondata che nella seconda. Con il conseguente danno economico-occupazionale. Che va ad aggiungersi all’invasione da sud voluta dal triciclo PLR-PPD-P$, la quale continua imperterrita. Il conto lo paga il solito sfigato contribuente. Sia in termini finanziari che in termini di perdita di impieghi. E se qualcuno si immagina che una popolazione ridotta in rovina a suon di chiusure sia “sana”, forse ha sbagliato i conti.
Le misure ticinesi sono più restrittive. Con quali risultati? Come mai Cantoni con misure meno restrittive hanno meno contagi, meno ospedalizzazioni e meno morti? Forse perché le frontiere sul Belpaese rimangono SPALANCATE e SENZA ALCUN CONTROLLO? Tutti – non solo frontalieri e padroncini – entrano in Ticino a piacimento! Al punto che, dopo averne mangiate cinquanta fette, perfino il governicchio cantonale sembra essersi accorto che era polenta, ed ha scritto ai bernesi che ci vogliono controlli sul confine e che bisogna sorvegliare i valichi secondari! Ma buongiorno!
Aspetta e spera
Nella denegata ipotesi che venisse introdotto qualche filtro in dogana, poco ma sicuro che, in tempo di record, si leverebbero alti nell’aere gli ululati dei sindaci della fascia di confine italica ed in generale dei politicanti d’oltreramina in costante fregola di visibilità mediatica (oggi, ahiloro, oscurati da virologi affetti da gravi forme di mitomania): quelli che strillavano contro gli svizzerotti untori perché le misure antivirus cinese non erano abbastanza rigide, ma se le misure più rigide toccano anche i frontalieri… allora è razzismo!
Naturalmente tutto questo è solo fantapolitica. I camerieri dell’UE in Consiglio federale continueranno a lasciar entrare tutti.
I soldi degli altri
I $inistrati – quelli con il posto di lavoro garantito a vita nello Stato e nel parastato, virus o non virus – vogliono chiudere tutto e poi indennizzare con i soldi degli altri interi settori economici che rischiano il “grounding”. Intanto che i soldatini della partitocrazia sanno solo pensare al “chiudi e spendi”, la Svizzera, come pure il Ticino, senza dimostrare uno straccio di lungimiranza, dorme sui vaccini. Mentre comincia solo ora ad uscire dal letargo sui test rapidi. Sveglia, sono settimane che la Lega ed il Mattino predicano i tamponi a tappeto!
Vaccini: i Cantoni dormono
Le campagne di vaccinazione sono partite da tempo in paesi indubbiamente seri come Gran Bretagna, USA, Canada, Israele… Nel Regno Unito sono già state effettuate centinaia di migliaia di vaccinazioni. Da noi, il preparato della Pfizer/BioNTech è stato approvato solo ieri. E la Conferenza dei governi cantonali ha avuto la tolla di esprimere sorpresa, per non dire disappunto, per l’omologazione. Perché i tempi inizialmente annunciati erano altri. Cantoni scandalosamente impreparati!
Su questo tema concordiamo al 100% con l’editoriale pubblicato giovedì da Fabio Pontiggia sul CdT.
Per tanto così…
Eppure i soldatini della partitocrazia al proposito non fanno un cip. Troppo impegnati a cavalcare l’onda chiusurista, alimentata dalla propaganda di regime, strillando in coro che bisogna chiudere, chiudere, chiudere; e poi pagare, pagare, pagare. Naturalmente con i soldi degli altri.
Per tanto così, c’è da chiedersi a cosa serva avere una “classe politica” (tra molte virgolette) se questa sa solo adeguarsi alla legge del mercato del bestiame: “chi vüsa püsée, la vaca l’è sua”. Tanto vale farsi governare direttamente dai social, magari sviluppando un apposito algoritmo.
Lorenzo Quadri